legambiente:trasporti per un futuro sostenibile



da legambiente.it

  
 


I Trasporti per un Futuro Sostenibile


Gli scenari in Italia dopo l'approvazione
della "Legge Obiettivo"
Le proposte di Legambiente per una nuova politica
delle infrastrutture e dei trasporti

Roma, Martedì 30 Ottobre 2001

Intorno al tema dei trasporti si gioca una delle partite più importanti che
riguardano la capacità dell'Italia di stare al passo con l'Europa e con la
sfida della competitività. La domanda di trasporto nei prossimi anni, in
particolare di trasporto merci, continuerà a crescere con ritmi che
superano la crescita economica, determinando conseguenze rilevanti sul
sistema infrastrutturale, sulle città, sull'ambiente.

A questa sfida il Governo Berlusconi risponde con la cosiddetta Legge
Obiettivo approvata pochi giorni fa dal Parlamento, che rilancia la
"filosofia" delle grandi opere e introduce una "deregulation" molto spinta
che col pretesto di accelerare le decisioni rischia di svuotare ogni
criterio di controllo e di salvaguardia ambientale.

Legambiente ritiene invece che vadano affrontati i problemi strutturali del
nostro sistema dei trasporti, a partire dallo squilibrio a vantaggio del
trasporto su gomma, e che ci sia bisogno di una politica dei trasporti che
guidi la scelta degli interventi e selezioni le priorità.

Da questo punto di vista la Legge Obiettivo è una occasione sprecata,
soprattutto perché non entra nel merito delle scelte da compiere e incentra
l'attenzione esclusivamente sulle procedure e sulla "trovata" di affidare
al Governo centrale il compito di individuare, anno per anno, la lista
delle opere che usufruiranno della norma straordinaria.

La verità è che il nostro ritardo rispetto agli altri Paesi europei
sviluppati non è solo nella arretratezza, nel degrado e nello squilibrio
della rete infrastrutturale, ma anche nella cultura che sta dietro le
soluzioni proposte per i problemi. Del resto, proprio i trasporti hanno
rappresentato uno dei grandi fallimenti del Centrosinistra, per totale
mancanza di una politica chiara e di coraggio nell'innovare. Di positivo,
in 5 anni di governi di centro sinistra, si ricordano l'avvio della
liberalizzazione nel trasporto merci ferroviario, l'approvazione della
Legge Merloni, gli stanziamenti per la Legge 211/92, mentre il Piano
Generale dei Trasporti varato a fine legislatura si è rivelato un ennesimo
"atto mancato": un documento privo di "spina dorsale", di parole chiare
sugli obiettivi da raggiungere, poco più di un elenco di opere.


L'obiettivo di Legambiente è di avviare un confronto sui contenuti della
Legge Obiettivo, sugli scenari che determinerà, sulle nostre contro-proposte.

Il primo punto da sottolineare è che la Legge Obiettivo prepara un
ulteriore rafforzamento dell'attuale squilibrio modale. Lo scenario che si
apre è quello di un rilancio in grande della costruzione di nuove
autostrade, con investimenti che si stanno mettendo in moto per oltre
100mila miliardi che potrebbero arrivare a realizzare 2.000 km di nuovi
tratti autostradali. Investimenti concentrati per oltre due terzi nell'area
settentrionale del Paese, proposti in larga parte da società concessionarie
e investitori privati.

Nessun paragone in fatto di investimenti con quanto sarà realizzato sulla
rete ferroviaria, dove la rete dell'Alta Velocità sconta ritardi rilevanti,
il tracciato Torino-Milano-Napoli sarà completato solo nel 2007, per un
progetto il cui costo è lievitato fino a 47mila miliardi, mentre il
potenziamento e l'adeguamento della rete nazionale merci e passeggeri
viaggia a ritmi lentissimi.

Lo scenario prevedibile è quindi un ulteriore aumento dello squilibrio nei
confronti della gomma, in grado di rispondere alla crescita della domanda
di trasporto, un aumento dei consumi energetici con un innalzamento del
fabbisogno di petrolio e un inevitabile contributo alla crescita delle
emissioni di CO2 in controtendenza rispetto agli obiettivi di Kyoto.

In conseguenza della Legge Obiettivo verranno realizzate opere fuori da
vere valutazioni strategiche di utilità. Ogni anno il governo stilerà una
lista delle opere "di serie A", inevitabilmente viziata dalle pressioni di
Ministri e Regioni e dall'influenza di interessi economici e localistici.
Del resto lo si vede già oggi: autostrade come la Brescia-Milano, la
Pedemontana Lombarda e Veneta, la Valtrompia e la Valdastico, che in queste
settimane si deciderà se inserire nell'elenco, hanno come obiettivo di
rispondere a una domanda concentrata su una parte ridotta del territorio e
della rete stradale. Non modificano, anzi contribuiscono ad aggravare lo
squilibrio modale e territoriale.


La nostra contrarietà all'impianto della Legge Obiettivo è dunque radicale.
Condividiamo l'esigenza di snellire i temi delle procedure decisionali, ma
la "fretta" non può diventare l'unico criterio di azione. Inoltre, la Legge
Obiettivo ha un impianto fortemente centralista, fortemente contraddittorio
con la riforma federalista in atto, e guarda alla compatibilità ambientale
come ad un vincolo fastidioso da rendere il più inoffensivo possibile.
Insomma, è una legge nata vecchia, che rischia di complicare ancora di più
la situazione dei trasporti italiani.

A questa impostazione, Legambiente oppone le sue proposte per una politica
dei trasporti veramente efficace e innovativa. Noi crediamo che il sistema
dei trasporti italiano necessiti nel prossimo decennio di investimenti per
almeno 150mila miliardi, e che però gli interventi da mettere in campo
debbano ispirarsi ad obiettivi precisi: ridurre lo squilibrio modale
potenziando in particolare il trasporto ferroviario e il cabotaggio. Questa
direzione di marcia conviene in termini ambientali, in termini di consumi
energetici, in termini di efficienza del sistema. Ed è obbligata se si
vogliono accorciare le distanze, oggi abissali, tra l'Italia e il resto
dell'Europa.