Scalia intervistato



"La vera emergenza sono i rifiuti tossici"
ECOMAFIE Intervista al presidente della commissione parlamentare d'inchiesta
sul ciclo dei rifiuti
MA. GI. - ROMA www.ilmanifesto.it


Quattro anni di indagini racchiusi in decine di faldoni. Una relazione
finale approvata all'unanimità. La commissione parlamentare di inchiesta sul
ciclo dei rifiuti e le attività illecita ad esso connesse, ieri ha
ufficialmente chiuso i battenti. Li ha chiusi proprio nel momento in cui in
Campania è esplosa l'emergenza rifiuti. Di questo e altro parliamo con
Massimo Scalia, che della commissione è presidente. "Sulla realtà campana -
premette - quello che potevavo fare l'abbiamo fatto molto prima che
l'emergenza scoppiasse. Ma a mio avviso non sono quelle poche migliaia di
tonnellate di immondizie la cosa più importante della questione dei rifiuti
in Italia".E qual è la cosa più importante?

La cosa più importante sono gli ottanta milioni di tonnellate di rifiuti
industriali prodotti, trentacinquemila tonnellate dei quali fuori controllo,
sono sotto la diretta gestione, nel senso di raccolta, stoccaggio e
riciclaggio, della cominalità organizzata. Il che rappresenta un affare di
15 mila miliardi l'anno, ai quali vanno sommati altri duemila miliardi di
danni all'erario dello Stato.

Ma anche questo business avviene in parte in Campania

Non c'è dubbio. La Campania è stata una regione, soprattutto a causa della
presenza criminale, vessata da notevoli sversamenti illegali di rifiuti
tossico-novici.

Il ministro dell'interno Bianco nei giorni scorsi ha sostenuto che dietro le
protesta dei cittadini c'è lo zampino della camorra. E' d'accordo?

Noi non abbiamo nessuna risultanza di questo. C'è, ripeto, molto più
banalmente un pregresso grave e pesantissimo che per oltre un decennio ha
caratterizzato la Campania dal traffico di rifiuti industriali provenienti
dal nord.

Ma come si esce dall'emergenza nei paesi vesuviani?

Attuando il piano che il commissario di governo ci aveva illustrato già a
dicembre, prima che scoppiasse il disastro. Un piano che non ha funzionato
perché la sfasatura tra la chiusura delle discariche, prevista ma anticipata
dall'intervento della magistratura, ha incrociato l'ipersensibilità dei
cittadini e degli amministratori locali.

Adesso cosa dovrebbere essere fatto?

Innanzitutto una campagna di informazione. Quello che viene fuori dalle
proteste dei cittadini è la paura che se si accetta oggi un impianto
provvisorio di vagliatura a questo seguirà un inceneritore domani. Ma non è
così. Ricordo che il piano Enea del '95 prevedeva, per la Campania, dodici
inceneritori. Il successivo piano Rastrelli ne prevedeva cinque. Poi sono
diventati due, quelli previsti attualmente. Alla gente va detto che gli
impianti di vagliatura, modesti nastri trasportatori che vibrabo per
separare i rifiuti, non sono dei god-zilla, come è stato detto dalla stampa
locale. L'informazione è fondamentale. Non c'è un comune del napoletano
interessato all'emergenza rifiuti che non parli di percentuali di tumori più
alti d'Italia. Il che ovviamente non è vero.

E dopo aver informato la popolazione, cosa andrebbe fatto?

Intanto vanno fatti i siti per la vagliatura dei rifiuti. Poi, tra luglio e
ottobre, devono entrare in funzione gli impianti di fabbricazione di Cdr e
compostaggio. Non cinquanta, come ho letto sui giornali, ma quattro. Questi,
come dice la parola stessa, sono il combustibile derivato dai rifiuti che
serve ad alimentare i due inceneritori previsti dal piano regionale. Nel
frattempo va avviata la raccolta differenziata, cosa che attualmente viene
ignorata dai più.

Il ministro verde Pecoraro Scanio, suo compagno di partito, ha però detto
che gli inceneritori non vanno fatti, perché producono diossina

Ognuno fa il suo mestiere. Con il decreto Ronchi noi abbiamo recepito la
direttiva europee, che per l'Italia vuol dire avere finalmente un quadro
normativo. Nella passata legislatura abbiamo fatto una durissima battaglia
per recepirla e non ci siamo riusciti. Questo è accaduto con il governo
dell'Ulivo. Le direttive Ue vanno prese in toto. Noi siamo stati
contrarissimi al tutto in discarica e siamo stati contrari al tutto dentro
gli inceneritori. Ma nell'ambito di un equilibrio che preveda una raccolta
differenziata molto spinta, almeno del 50%, l'inceneritore è accettabile,
per recuperare e riutilizzare parte dei rifiuti in energia. Questo, ripeto,
è possibile attuando però un sistema integrato.

Cambiamo argomento. E' finita la legislatura è il parlamento non ha
approvato neanche stavolta la legge che introduce il reato d'ambiente nel
codice penale. E' stata anche una battaglia della commissione da lei
presieduta

Il disegno di legge è stato presentato nell'aprile '99. In due anni poteva
essere approvato. Evidentemente è mancata la volontà politica. Su questo io
sono stato molto critico nei confronti del parlamento. Ho criticato anche il
governo perché avrebbe potuto stabilire che questa legge era una priorità.
Una legge caratterizzante anche dal punto di vista programmatico dell'azione
del centro sinistra. Nel settembre scorso come commissione siamo andati
anche dal presidente della repubblica a denunciare questa situazione
inaccettabile. Abbiamo perso. Ma la sconfitta non è stata totale, perché
proprio l'8 marzo scorso, in extremis, il parlamento ha approvato almeno una
norma penale contro il traffico illecito dei rifiuti.