relazione di minoranza su piano cave



Atti consiliari		Regione Liguria

VI LEGISLATURA - DOCUMENTI - PROPOSTE DI LEGGE - RELAZIONI

CONSIGLIO REGIONALE DELLA LIGURIA Gruppo consiliare Partito della
Rifondazione Comunista

RELAZIONE DI MINORANZA        P.D.D.  n°266

"Approvazione del Piano regionale territoriale delle attività di cava
 – legge regionale   30 dicembre 1993, n. 63"

Genova, 28 febbraio 2000

Atti consiliari		Regione Liguria

VI LEGISLATURA - DOCUMENTI - PROPOSTE DI LEGGE - RELAZIONI

R E L A Z I O N E   D I   M I N O R A N Z A

La relazione generale sul Piano inizia con le risultanze di uno studio
preliminare sulle tipologie di materiali presenti in Liguria, realizzato
dal Dipartimento di Scienze della terra dell’Università di Genova. Non si
hanno evidentemente riserve sulla validità di tipo scientifico di quanto
rilevato e scritto dall’Università.
Peraltro, lo studio realizzato dall’Università, se da un lato viene
inserito nella relazione generale, dall’altro viene poi di fatto ignorato
per la sua limitata utilizzabilità per il Piano, sia in quanto la
relazione, dopo generiche affermazioni di principio, s'occupa di fatto di
giustificare l’esistente in termini di presenze di cave sul territorio
ligure, d'ampliarlo, se possibile, ma non ritorna nel dettaglio sulle
caratteristiche e sulla reale utilizzabilità dei diversi materiali.
Va detto preliminarmente: stante la complessiva condizione del territorio
ligure, il Piano Cave si sarebbe potuto articolare anch’esso, in funzione
di un riequilibrio del territorio e non diventare, come di fatto emerge, un
ulteriore elemento di squilibrio.
Tutta una serie di grandi opere, in particolare d'infrastrutture viarie e
ferroviarie di lungo percorso sono indicate come foriere di una forte
richiesta di materiali lapidei: ci si dimentica che, ad esempio, i raddoppi
autostradali e ferroviari, in un territorio come il nostro, comportano
un’enormità di scavi sia per le gallerie sia per i tratti in trincea o a
mezza costa; di conseguenza s'avranno produzioni abnormi di materiali di
risulta, molto spesso di buona utilizzabilità a vario titolo, per i quali
sorgeranno notevoli problemi di stoccaggio e d'utilizzo. Il criterio
dovrebbe quindi essere quello di ricavare i materiali necessari a riporti,
rilevati ed opere d’arte direttamente da quelli (se validi tecnicamente) di
risulta degli scavi, soprattutto delle gallerie, senza ipotizzare
incrementi delle attività di cava.
Il Piano è inoltre "datato" e a "senso unico".

Alcuni esempi:
· si parla di "potenziamento" della Centrale Enel di Vado Quiliano; a parte
l’equivocità del termine "potenziamento" (riferito ad ipotesi ormai
tramontate) si tratta in realtà di ristrutturazione ambientale e quindi
d'interventi prevalentemente di tipo impiantistico;
· il raddoppio ferroviario Finale-Andora si svilupperà in gran parte in
galleria ed in massicci calcarei che saranno in grado di fornire in
abbondanza materiali più che idonei alle varie esigenze, senza ricorrere
alle cave;
· analogo discorso vale per il raddoppio autostradale Savona Torino nel
tratto ancora da realizzare;
· si potrebbe continuare.
 Per quello che riguarda le discariche il Piano si preoccupa solamente
d'identificare e normare le discariche legate agli sfridi delle produzioni
di pietra da rivestimento (ardesia) e dimentica completamente tutto il
problema connesso con le discariche con le discariche di materiali di cava
in genere a vario titolo non utilizzabili e, soprattutto, quello dello
stoccaggio finale dei FINI DI LAVAGGIO che risultano dai frantoi.
 Per quanto riguarda le norme d'attuazione:
 si hanno grossissime perplessità sul contenuto delle norme d'attuazione in
quanto:
· la diagnosi sulle forme di coltivazione di quelle di Tipo A o di Tipo B,
definite "correttamente inserite nel contesto paesistico ambientale" è
scorretta, non tiene conto delle reali condizioni della cava e della
necessità che le forme di coltivazione siano invece radicalmente mutate per
rendere meno pericolosa l’attività e meno violento l’impatto sull’ambiente.
Di conseguenza è da rigettare la norma che prevede il mantenimento delle
forme di coltivazione per i Tipi A e B;
· sono tutte da verificare, per le motivazioni esposte in precedenza, le
possibilità d'ampliamenti;
· è un premio all’incuria ed alla speculazione che, alle cave di Tipo D
siano concessi ampliamenti che non saranno certamente solo in funzione di
un riassetto morfologico, ma porteranno ad estendere il disordine in zone
più ampie di quelle attualmente interessate da quelle cave;

· stesse considerazioni valgono per quelle di tipo E.
Per le cave non più in attività occorre la presentazione di un piano di
recupero ipotizzando anche la possibilità di risagomare le escavazioni con
discariche d'inerti con la realizzazione immediata del piano di recupero
ambientale non appena terminata la colmatura con inerti.
Ho già avuto modo di presentare le mie critiche e le mie osservazioni nella
Commissione Consilare Competente. M'auguro che possano essere accolte,
almeno in parte. In caso contrario confermerò il voto dato in Commissione
che è stato negativo.

Franco ZUNINO

P.S.: il consigliere Zunino ha confermato il voto negativo in aula
Antonio Bruno
Vice Presidente del Consiglio Comunale di Genova
Altro Polo - Sinistra Verde
0339 3442011