[Disarmo] IN TRAPPOLA TRA ERDOGAN E TRUMP - ALGANEWS



consentitemi un'amara osservazione: mentre si parla di uscire dalle energie fossili, le guerre si fanno ancora per il loro controllo.

https://www.alganews.it/2020/01/18/in-trappola-tra-erdogan-e-trump/

IN TRAPPOLA TRA ERDOGAN E TRUMP


DI ALBERTO NEGRI

 

Come previsto siamo finiti stritolati tra Erdogan e Trump. Il primo invia truppe in Libia mettendo in pericolo la tregua e annuncia trivellazioni “proibite” nel Mediterraneo orientale. Il secondo vuole imporre nuovi dazi sulle auto europee se non sarà appoggiato da Francia, Gran Bretagna e Germania nella campagna contro l’Iran.Siamo in mano a due delinquenti che non rispettano né le leggi né il diritto internazionale.

Come previsto siamo finiti stritolati tra Erdogan e Trump. Il primo invia truppe in Libia mettendo in pericolo la tregua e annuncia trivellazioni “proibite” nel Mediterraneo orientale. Il secondo vuole imporre nuovi dazi sulle auto europee se non sarà appoggiato da Francia, Gran Bretagna e Germania nella campagna contro l’Iran.
Siamo in mano a due delinquenti che non rispettano né le leggi né il diritto internazionale. Gli europei erano stati avvisati molte volte che Trump ormai non aveva più rispetto dei suoi stessi alleati. Mentre su Erdogan, che da anni ricatta l’Europa sui profughi siriani, non c’erano dubbi ma abbiamo fatto ben poco, anzi siamo stati suoi complici: del resto da un capo di stato che manovra i jihadisti in Siria e in Libia non c’era da aspettarsi altro. Inviando soldati a Tripli per appoggiare il governo Sarraj vìola l’embargo internazionale sulle armi ma soprattutto mette in pericolo la tregua con il generale Khalifa Haftar che più volte aveva ribadito di volere un ritiro dei turchi. Non è certo questo un buon viatico per la conferenza di Berlino sulla Libia di domenica che rischia di fallire ancora prima di cominciare.
Ma non basta. Erdogan aveva costretto Sarraj, ormai una sua marionetta, a firmare un accordo per le esplorazioni energetiche nel Mediterraneo orientale che comprende anche la zona esclusiva di sfruttamento di Cipro. In poche parole la Turchia minaccia direttamente i giacimenti di gas di Total ed Eni, tanto è vero che qualche tempo fa Parigi e Roma avevano inviato due fregate nella zona mentre Israele, legato ad Atene e Nicosia da accordi sul gas, ha schierato dei droni per monitorare l’area.
L’annuncio di Erdogan è il fallimento dei negoziati avviati dall’Italia con Ankara. Proprio al Cairo il ministro degli Esteri Di Maio la settimana scorsa aveva evitato di di firmare una dichiarazione con Egitto e Grecia proprio per non irritare la Turchia sulla questione del gas, in quanto questi Paesi hanno in progetto anche il gasdotto East-Med concorrente del Turkish Stream turco-russo appena inaugurato. Quindi non solo Eddogan punta alle risorse energetiche della Libia ma anche a bloccare le nostre esplorazioni di gas nella zona di Cipro. Un bel risultato, non c’è che dire.
Quanto all’invio di truppe a Tripoli, governo riconosciuto dall’Onu e appoggiato anche dall’Italia e dal Qatar, Erdogan si mette in rotta di collisione con la Russia, l’Egitto, Emirati e Arabia Saudita che sostengono Haftar insieme alla Francia, sempre con il piede in due scarpe: fa finita di seguire la legalità internazionale ma punta sul generale della Cirenaica. Un intreccio gli interessi politici ed economici hanno reso la situazione un groviglio quasi inestricabile.
Quanto a Trump solo gli europei potevano illudersi che si potesse contare su di lui. In ottobre aveva dato via libera in Siria a Erdogan per massacrare i curdi senza avvisare nessuno dei suoi alleati. E lo steso ha fatto quando si è trattato di colpire il generale Qassem Soleimani. Adesso minaccia di imporre tariffe del 25% delle auto di Francia, Germania e Italia se non romperanno l’accordo sul nucleare con Teheran che per altro lui stesso ha stracciato e che gli iraniani hanno cominciato a vìolare dopo l’ultimo attacco americano.
A Trump degli europei nom interessa nulla. In Medio Oriente ha a cuore solo le sorti di Israele e dell’Arabia Saudita, il suo maggiore clienti di armi. In pratica ha liquidato la vecchia Nato che gli può servire eventualmente per sostituire i suoi soldati in Iraq con quelli europei che diventeranno un’utile carne da cannone lasciandogli mano libera per i suoi raid contro l’Iran e le milizie sciite.
Ecco dove siamo arrivati cedendo a Erdogan e Trump: uno ci vuole portare via la Libia e il gas, l’altro ci minaccia se non facciamo la guerra con lui. O si agisce oppure dopo le sberle verremo presi a calci.