[Disarmo] Fwd: [ReteDisarmo] Su Repubblica intervista a Beatrice Fihn > Armi nucleari, la direttrice dell'Ican a Papa Francesco: "Liberiamo il mondo"




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Date: gio 7 nov 2019, 11:05
Subject: [ReteDisarmo] Su Repubblica intervista a Beatrice Fihn > Armi nucleari, la direttrice dell'Ican a Papa Francesco: "Liberiamo il mondo"
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Armi nucleari, la direttrice dell'Ican a Papa Francesco: "Liberiamo il mondo"

"L'Italia può avere un ruolo significativo per fermare la nuova pericolosa escalation", dice Beatrice Fihn, responsabile dell'organizzazione per la messa al bando degli armamenti atomici

di GIAMPAOLO CADALANU
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07 novembre 2019
Armi nucleari, la direttrice dell'Ican a Papa Francesco: "Liberiamo il mondo"
ROMA - Chi più di Papa Francesco è in grado di portare nel mondo un messaggio di pace? Nessuno, pensano i militanti dell’Ican, l’organizzazione premio Nobel che si batte per la messa al bando delle armi nucleari. Il Pontefice ha già definito “immorale” il solo possesso di questi armamenti, e in vista del viaggio papale a Hiroshima e Nagasaki, la direttrice dell’Ican Beatrice Fihn è arrivata a Roma per chiedere al Pontefice di prendere una posizione forte, e fare del bando alle armi atomiche un punto fermo di tutta la Chiesa cattolica.

Direttrice, molti pensano che il tema sia in parte superato, con la fine della Guerra fredda. E’ un bene, che l’idea di un Armageddon sia lontana da ogni considerazione, o è un pericolo?
“Alla fine della Guerra fredda la gente ha pensato che il pericolo fosse finito, ma negli ultimi 5-6 anni abbiamo assistito a una nuova corsa verso gli armamenti nucleari. Trump, Putin, Kim, hanno minacciato di usarli. C’è stata una escalation che si è ben accompagnata con il risorgere dei nazionalismi e degli estremismi antidemocratici. La gente è preoccupata per quello che succede: il ritiro dal trattato Inf, quello dall’accordo con l’Iran, le incertezze sull’estensione del trattato Start, le tensioni fra Usa e Russia, fra India e Pakistan, la Nord Corea, la Cina… Ma è anche ripartito il movimento antinucleare. Credevamo che il problema fosse risolto, ora invece tanti sono convinti che le minacce siano due: il cambiamento climatico e le armi nucleari. Entrambi ci possono sterminare. Non basta combatterne uno, bisogna affrontarli entrambi, anche perché non sono disastri naturali, ma sono creati dall’uomo e possiamo fermarli”.

In Italia c’è attenzione?
“Il consenso sul trattato di abolizione è molto forte, 70 italiani su cento vogliono che il governo lo sostenga, ma abbiamo bisogno che i politici seguano questa richiesta. Nel vecchio parlamento 240 deputati hanno votato l’impegno a sostenere il trattato, compresi i M5S Di Maio, Fico, Di Stefano eccetera. Ora che sono al potere, devono mantenere le promesse. E io credo che lo faranno, se la gente lo vuole”.

La firma del trattato che auspica l’abolizione non basta?
“Un elemento molto positivo è che 79 stati hanno firmato. E’ un passo molto avanzato, capire che queste armi sono una minaccia per la sicurezza del mondo. Ma ci sono anche paesi che restano indietro, come l’Italia, in attesa che capiti un incidente o che qualcuno usi queste armi intenzionalmente”.

In che senso l’Italia è rimasta indietro?
“O le armi nucleari restano lì, e dobbiamo accettare che prima o poi vengano usate, oppure bisogna liberarsene. La loro presenza è parte del problema. L’Italia dovrebbe alzarsi e dire: non le vogliamo, perché sono una minaccia per i nostri civili. La metà delle armi nucleari d’Europa sono schierate in Italia. C’è qualcosa che non tutti capiscono: che ci sono più testate nucleari in Italia che in Corea del nord”.

Il pensiero che siano in sicurezza è un’illusione?
“Oltre tutto, sono un obiettivo. Tutti sanno dove sono le basi nucleari in Italia”.

Non è uno scenario lontano, quello di una guerra totale con attacchi alle basi?
“Non credo che lo sia. Fra l’altro, siamo sicuri che un presidente come Trump prenda sempre le decisioni giuste per la sicurezza dell’Italia? Ci consoliamo nell’idea che i militari lo fermino prima di una decisione eccessiva, ma il ragionamento democratico un tempo era: serve un civile a fermare i militari. Perché i soldati sono abituati a usare le armi che hanno. E ora devono essere loro i garanti?”

In passato però ci sono stati militari che hanno moderato gli eccessi dei politici: è il caso di Colin Powell, per esempio.
“Ma questo non è un campo in cui si possano fare errori, per poi correggerli. Ci sono sempre più ambiti in cui le decisioni sono prese in maniera poco trasparente, a partire dalla ciberguerra, oppure occasioni in cui le informazioni sono incerte”.

Il pubblico normale sembra convinto che sia ingenuo immaginare un pianeta senza armi. Ma lo è davvero? In fondo ci sono stati accordi per abolire le mine antiuomo, per bandire le armi chimiche… è questo il senso della campagna contro le armi nucleari?
“Vogliamo fare riferimento alle norme internazionali che regolano i conflitti: i civili non devono essere obiettivo. Ma anche senza armi chimiche i civili sarebbero avvelenati dalle radiazioni delle armi atomiche. Dobbiamo mettere al bando le armi che colpiscono indiscriminatamente. Le armi nucleari sono in grado di spazzar via il mondo che conosciamo, case, scuole, ospedali”.

L’Italia però non ha armi nucleari, ma fa parte dell’alleanza atlantica. Sono gli alleati che le posseggono.
“I militari italiani fanno esercitazioni con scenari che prevedono l’uso di queste armi, la responsabilità resta italiana. Il governo italiano può dire agli alleati: non vogliamo che voi usiate armi nucleari per conto nostro. L’Italia non ha armi nucleari proprie, ma dice agli alleati: abbiamo bisogno delle vostre. Come può l’Italia essere credibile, per esempio, a mediare con l’Iran sul suo programma nucleare, se adotta un doppio standard?”

Che cosa può fare l’Italia?
“Ha rinunciato alle mine antiuomo, alle cluster bombs, alle armi chimiche. L’Italia può fare la differenza, in un momento come questo, dove si registra una forte escalation nella corsa al riarmo. Se prende una posizione forte per liberare il suo territorio di queste armi, magari in accordo con altri alleati Nato, può cambiare tutto. Può essere parte di un cambiamento importante”

Non sembra facile, con questa amministrazione americana.
“Prima o poi il pendolo anche negli Usa si spingerà dall’altra parte, che sia fra un anno, o fra cinque. E per allora, una scelta forte dell’Italia sarebbe significativa”.

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