Re: [Disarmo] L'imperialista Bernard-Henri Lévy, il bostik del PD




Vi inoltro una replica alla mia e-mail di ieri, che ne amplia gli argomenti con invidiabile rigore logico (perlomeno a mio avviso, perdonatemi la supponenza che sia di interesse generale).

Jure

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Re: L'imperialista Bernard-Henri Lévy, il bostik del PD

Piero  <pieri@mail> scrive:

Bernard-Henri Lévy, le cui opere di filosofia sono note solo a lui e alla sua claque francese (anche se non le ha lette semplicemente perché non c'è niente da leggere), era il rincalzo costante del compianto (non da me) senatore McCain. In Libia, in Siria e in Ucraina si sono mossi in tandem. E' un alfiere delle politiche Usa-Nato-Israele e, in subordine, delle élite europee più dannose. Ora scende in campo in Italia per ricucire i pezzi del centrosinistra e dar coraggio al Deep State casalingo.
Se si muove lui, vuol dire che la situazione è considerata intollerabile dalle vecchie élite finanz-globaliste.
Non ho capito se ha già messo le mani avanti affermando che chi è contrario alle sue idee (fra le peggiori oggi in giro per l'Occidente) è antisemita tout-court. Mi sa di sì, e comunque fa parte del copione. Ovviamente questo agitatore della Maidan di Kiev, si guarda bene dal dire che l'Ucraina da lui voluta è la sentina mondiale dell'antisemitismo più duro e puro, proprio quello di diretta derivazione nazista, un antisemitismo esplicito, razziale, ideologico, religioso e totalmente consapevole di sé.
Ma questo non va detto. Tra non molto sapremo invece da lui che il populismo è per definizione antisemita. Lo dimostrerà da très ancienne nouveau philosophe quale lui è, cioè con ragionamenti truffa che farebbero inorridire anche il più spregiudicato dei sofisti. Il filosofo dei mei stivali avrà comunque poca soddisfazione da Salvini che gli potrà ricordare lo sbracato omaggio di devozione sionista che ha recentemente reso a Netanyhau. Un ostacolo logico. Ma tant'è, mentre la logica del Potere si sa qual è (e non fa una grinza) quella dei suoi scagnozzi intellettual-ideolgici è varia ed eventuale. Tutto fa brodo per difendere l'indifendibile.
Molto più pulita la logica della sua controparte "pupulista", il globe trotter sovranista Steve Bannon, anche perché è più intelligente del viveur philosophe mal conservé.
Ma questo per noi è forse un problema di più ampia portata.
Perché essendo Bannon un punto di riferimento di Salvini e di molteplici sovranisti europei ed essendo egli il mentore di Bolsonaro ed essendo l'elezione di Bolsonaro stata propedeutica al tentativo di golpe in Venezuela che è attualmente in corso, è evidente che non è possibile far quadrare i conti, nemmeno se ci arrampichiamo sugli specchi, nemmeno a dire che in America è una cosa e in Europa un'altra.
La crisi sistemica mette in moto una lotta di tutti contro tutti. Non solo, questa lotta è dominata dal conflitto intrecciato tra entità statali e in questa lotta non rientrano mai termini come "giustizia", "uguaglianza", "democrazia", "diritti", "umanità". Vengono usati ipocritamente come foglie di fico mentre la realtà sogghignante sa benissimo che l'unico concetto che conta è quello di "interesse" (e i documenti ufficiali che illustrano le strategie in conflitto lo confermano).
Le decisioni politiche sono parimenti caotiche. Noi, per fare un esempio, dovremmo essere contemporaneamente con gli USA contro la Germania e la Francia,  contro gli USA e a fianco della Siria, con la Francia per dividerla dalla Germania e con la Germania per dividerla dalla Francia e stare con lei con la Russia contro gli USA.
Dove sono i principi in questo caos? Dove sono i valori, gli ideali?
Possiamo rimanere umani in tutto questo? Lo dobbiamo. E' difficile, ma è indispensabile. Ma nessuno si illuda di salvare la propria coscienza dalla graticola, perché sulla graticola dovrà per forza passare e ripassare, pena altrimenti finire nel girone degli ignavi, dei "né né", dei "ma anche" dei "non vedo, non sento, non parlo".
Un esempio evidente della difficoltà di rimanere umani è il cosiddetto "problema immigrazione".
E' una tratta di esseri umani, un traffico criminale come quello della droga (lo dice l'ONU). Ma la differenza è che gli esseri umani non sono panetti di oppio (tipo quelli che a tonnellate contrabbandano i militari statunitensi dall'Afghanistan).
Il Deep State liberal-conservatore li usa come scudi umani, come lavoratori a poco prezzo e come popolazione sostitutiva delle esauste genti occidentali (piangendoci dietro ma in realtà ridendo sotto i baffi). Ma per colpire il Deep State dobbiamo sparare attraverso i loro scudi umani?
Questo traffico di cui gli immigrati sono le prime vittime, sia quando non arrivano sia quando arrivano ai nostri porti, è indecente, inumano e va contrastato. Ma come? Chiudendo i porti? Ne siamo sicuri?
E siamo poi sicuri che oggi in Italia sia veramente un problema? Oppure, Soros o non Soros, in realtà per adesso non è un problema reale (e ribadisco: per adesso), ma reso un problema perché dai sinistroidi e dai securitaristi è stato eletto a emblema delle loro identità contrapposte?
Oggi ci dobbiamo confrontare con un Salvini che senza una ragione evidente e senza fornire ragioni manda l'esercito a Castelnuovo di Porto, con un preavviso di 48 ore (cosa già di per se riprova che i problemi non li vuole risolvere ma creare) creando dal giorno alla notte, grazie al pessimo Decreto Sicurezza, un piccolo esercito di sbandati che vagolerà per l'Italia, senza un'analisi di ciò che lì avveniva, senza preoccuparsi delle conseguenze umane, affettive e sociali e nemmeno di quelle che peseranno su un qualcosa che il ministro leghista dovrebbe avere a cuore, cioè la famosa integrazione.
Queste mosse sono non solo azioni di una campagna elettorale permanente (e, mi dispiace dovermi autocitare, fin dalla formazione del governo scrissi che Salvini lo avrebbe rovinato con una campagna elettorale permanente basata sul securitarismo) ma anche azioni divisorie, tendenti a spingere i 5 Stelle a dare forfait.
Per ora basta. Queste cose mi esauriscono. Parleremo un'altra volta dell'affaire politico-geostrategico del Franco Africano.

Piotr


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Il giorno gio 24 gen 2019 alle ore 17:25 jure LT <glry at ngi.it> ha scritto:

Già a servizio NATO-Gladio in Italia nel '77, già bombardatore di Belgrado e Tripoli, ora è chiamato in Italia per incollare i cocci della 'sinistra PD', già anch'essa bombardatrice NATO, ancorchè diritto-umanitaria. Contro il pericolosissimo governo fascista M5S-Lega, ovviamente.

Ricevo e giro, da Coordinamento nazionale Jugoslavia http://www.cnj.it
( vedi anche https://www.lantidiplomatico.it/ )

Jure

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(Eravamo rimasti alla torta in faccia a Belgrado: http://www.cnj.it/POLITICA/nkpj_skoj.htm#bhl2017 )

Bernard-Henri Lévy, l'alfiere dell’imperialismo francese in "tournée'" in Italia "contro il populismo"

Nella verosimile speranza che qualche imbecille gli “rinfacci” il suo “essere ebreo” - per potere così attestare l’”antisemitismo” che permeerebbe il “populismo” e ravvivare così la sua imminente tournée italiana - scalda i motori con ben tre articoli (vedi quiqui e qui) e un video pubblicati in tre giorni su La Stampa. Stiamo parlando di Bernard-Henri Lévy, salito agli onori delle cronache in Italia  quando, nell’ormai lontano 1977, spacciandosi per “rivoluzionario”, insieme ad altri tre “filosofi”, riuscì a dirottare sulle secche dell’antioperaio “Movimento degli indiani metropolitani” quello che restava del “68. Forse il primo tentativo di creare uno pseudo movimento “rivoluzionario” che, dopo il crollo del Muro di Berlino, sarà poi perfezionato e applicato, dai Think tank del Dipartimento di Stato, in tutto il mondo, fino ad arrivare al trionfo del “movimento dei diritti umani” e, quindi delle Primavere colorate.

Primavere colorate - e, quindi, guerre - delle quali Bernard-Henri Lévy si direbbe essere il principale promotore. Ma su questo già molto si è scritto. Meglio accennare, invece, sul progetto politico che sta dietro la sua scesa in campo per le elezioni europee e, soprattutto, sulla titubanza dei media italiani (ad eccezione del Gruppo editoriale de Benedetti) ad appoggiarlo. A spiegarlo è, sostanzialmente, il disfacimento della base del Partito Democratico dilaniata dalla tentazione di appoggiare, in funzione anti-Salvini, o  quella che si ritiene “l’anima di sinistra del Movimento Cinque Stelle” o gli euroinomani, capitanati da Carlo Calenda  (in questi giorni galvanizzati e dall’endorsement di Bernard-Henri Lévy).

In tal senso la scesa in campo dell’alfiere dell’imperialismo francese (forte del Trattato di Aquisgrana tra la Merkel e Macron) attiva una dinamica da seguire con attenzione.
 
Francesco Santoianni, 22/01/2019

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