Re: [Disarmo] [News] Nave Aquarius torna nel Mediterraneo: assistenza umanitaria in mare disperatamente necessaria




Ecco qua la Storia di MSF e del suo co-fondatore Bernard Kouchner, poi non a caso, vista l'esperienza sui campi di battaglia, ministro degli esteri di Francia, la cui politica internazionale dovrebbe essere ben nota ai dotti: abbracciare e promuovere “l’interventismo umanitario”, cioè gli interventi militari occidentali nei paesi da ri-colonizzare, dall'Algeria della Preistoria, all'Afghanistan dell'altroieri, alla Jugoslavia e alla Libia di ieri, all'Africa occidentale (mezza Africa) al M.O. di oggi, chez Macron.

Seguono documenti.

Jure Ellero

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Il 02/08/2018 18:20, Alessandro Marescotti ha scritto:
From: Ufficio Stampa Medici Senza Frontiere <ufficio.stampa at rome.msf.org>
Date: gio 2 ago 2018 alle ore 12:53

Cari tutti,

si è appena conclusa la conferenza stampa di SOS e Medici Senza Frontiere sul ritorno in mare della nave Aquarius, salpata ieri dal porto di Marsiglia dopo una sosta di oltre un mese.

Inoltriamo di nuovo il comunicato stampa per quanti di voi non sono riusciti a partecipare stamattina e vi segnaliamo che al link www.onboard-aquarius.org sarà possibile seguire il diario di bordo on line che verrà aggiornato in tempo reale per documentare l’attività dell’Aquarius nel Mediterraneo centrale.

Claudia Lodesani, presidente di MSF in Italia, presente anche alla conferenza stampa, è disponibile per interviste e approfondimenti.


Dagli amici mi guardi chi so io. 

http://www.cnj.it/home/it/informazione/jugoinfo/7732-7769-i-crimini-di-guerra-dei-medici-senza-frontiere.html

(altro ancora su http://www.cnj.it/home/it/component/search/?searchword=msf&ordering=newest&searchphrase=all )


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I crimini di guerra dei Medici senza Frontiere

1) Médecins sans Frontières e Médecins du Monde: le due ambigue creazioni di Bernard Kouchner
2) Siria 2013: Signori di MSF, stiamo ancora aspettando (F. Santoianni)


=== 1 ===

Médecins sans Frontières e Médecins du Monde: le due ambigue creazioni di Bernard Kouchner

(rassegna a cura di Italo Slavo)

Nel dicembre del 1971, tredici dottori che avevano lavorato in Biafra si staccarono dalla Croce Rossa per costituire Médecins sans Frontières (MSF, Medici senza Frontiere). Bernard Kouchner ne fu tra i fondatori.
Dove volessero andare a parare con la nuova organizzazione fu presto chiaro. Nel dicembre 1979, dopo l'intervento dell'esercito sovietico in Afghanistan, MSF organizzò subito missioni finalizzate all'assistenza medica per i mujaheddin anticomunisti.

Nel decennio successivo lo stesso Kouchner lasciò MSF per creare un gruppo che fosse possibilmente ancora più "politicizzato": Médecins du Monde (MDM, Medici del Mondo), che seguì per anni la linea di Kouchner di abbracciare “l’interventismo umanitario”, cioè gli interventi militari occidentali nei paesi da ri-colonizzare.

Nel gennaio-febbraio 1993, un mese prima della Conferenza sulla Jugoslavia organizzata a Ginevra da Lord David Owen e dallo statunitense Cyrus Vance, a Parigi comparvero grandi cartelloni che mostravano Slobodan Milosević accanto a Hitler, sullo sfondo la torre di controllo di un campo di concentramento. Erano parte di una campagna, articolata anche con interventi televisivi, organizzata da Médecins du Monde con la modica spesa di circa due milioni di dollari: essa richiese qualcosa come 300.000 manifesti e spot televisivi con le stelle del cinema Jane Birkin e Michel Piccoli, allo scopo di identificare il presidente serbo Slobodan Milosevic con Hitler e i campi di prigionia serbo-bosniaci con i campi di sterminio nazisti.

Medecins sans Frontieres venne insignita nel 1999 del Premio Nobel per la Pace. Però lo stesso anno la sua dirigenza internazionale si coprì di vergogna quando espulse la sezione greca perché questa si era... azzardata ad operare in aiuto delle vittime serbe dei bombardamenti della NATO.

Dopo la fine dei bombardamenti il ruolo di MSF non divenne più limpido, al contrario: il 28 gennaio 2000 il quotidiano libico Al Jamahiriya denunciò con parole roventi la complicità di MSF e di Kouchner in prima persona nella "copertura" dei crimini commessi dai terroristi pan-albanesi in Kosovo, tra cui "il massacro di 14 tra donne e bambini nel villaggio di Staro Gacko, vicino alla città di Lipljan."
Le polemiche raggiunsero un livello tale che il 7 agosto dello stesso anno MSF annunciò che avrebbe abbandonato ogni attività nelle enclaves del Kosovo - i veri e propri bantustan creati dalla NATO contestualmente alla instaurazione del regime di apartheid con l'UCK al governo. "The humanitarian organisation refuses to continue its operations on behalf of the ethnic minorities in a context where basic protection for these populations is not being guaranteed by the military and civilian administration of Kosovo": viva l'onestà!

Dopo la sua nomina a Ministro degli Esteri francese, Bernard Kouchner non smise di strumentalizzare le sue due creazioni - MSF e MDM - a fini politici. Al punto che MSF lo invitò pubblicamente a smetterla di usare il suo marchio come mezzo per stabilire le sue credenziali umanitarie.

L'ex presidente di MSF, Rony Brauman, ha riletto criticamente tutta l'esperienza «umanitaria» e «neutralista», con le ONG sempre più subordinate alla realpolitik, in una intervista rilasciata al Manifesto nel 2006.
Negli anni Duemila anche MDM ha apparentemente preso le distanze dal collateralismo neocoloniale e imperialista di cui era stato propugnatore Kouchner. A parere di Pierre Micheletti, direttore di MDM, la dipendenza dai mezzi finanziari dell’UE spinge molte ONG a “partecipare a programmi che le trasformano in autentici prestatori di servizi per così dire strategicamente complementari all’esercito”. Di conseguenza, le ONG vengono identificate con le truppe di intervento dei loro paesi di origine e dichiarate obiettivo militare legittimo da parte degli oppositori dell’occupazione. Nel 2006 ciò è costato la vita a 83 umanitari e, secondo Micheletti, tale cifra corrisponde “al triplo del numero dei soldati uccisi nel corso di missioni di pace dell’ONU”. Il direttore di MDM mette in guardia contro la “costante apparizione insieme di soldati e umanitari” che trasforma in modo definitivo e irreversibile l’immagine delle ONG. “Se l’accostamento [...] tra interessi e apparenze si radicasse nel senso comune, tutta la logica dell’aiuto “senza frontiere” sarebbe messa in discussione”: gli umanitari diverrebbero dei collaborazionisti.


(FONTI:

Come il partito della guerra arruola le organizzazioni non governative - German Foreign Policy
http://www.voltairenet.org/article150356.html
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/5757

Negligenza mortale - Paul Polansky
http://www.sivola.net/dblog/articolo.asp?articolo=3919
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/6798

Il bombardamento mediatico all’origine delle bombe - Jean Toschi Marazzani Visconti
http://www.cnj.it/24marzo99/2009/beogradskiforum.htm#jtmv

Bernard Kouchner. Uno slavofobo amerikano al Quai d'Orsay
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/5739

Bernard Kouchner: Il dottore mediatico dell’”Intervento Umanitario” - Diana Johnstone
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/5556

Médecins sans frontières allo specchio. Aiuto umanitario e politiche imperiali
Intervista a Rony Brauman, ex presidente di MSF
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/4975

Lettera Aperta a "Medici senza frontiere" - Raymond K. Kent
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/1276

Bernard Kouchner's Legacy of Failure - T.V. & A. Weber
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/656

Jamahiriya newspaper - Kouchner violates every day UN Charter
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/29 )


=== 2 ===

http://www.francescosantoianni.it/wordpress/?p=1006

Signori di MSF, stiamo ancora aspettando

4 settembre 2013

Signori di Médecins Sans Frontières, stiamo (io, come tanti altri) ancora aspettando da voi uno straccio di documentazione che convalidi il vostro comunicato del 24 agosto: 355 persone morte e 3.600 ricoverate con sintomi neurotossici in tre ospedali nel governatorato di Damasco supportati dalla vostra organizzazione. Un comunicato talmente pieno di incongruenze che non è stato difficile confutare e che ci si aspettava voi smentiste o rettificaste. Così non è stato. E così, anche grazie a voi, la montagna di spazzatura, che sta invadendo il web, ci sta preparando alla guerra.
Guardate, ad esempio, questo video, divulgato in Italia da L’Espresso; ci mostra un cane, verosimilmente randellato a sangue, che sta agonizzando per strada. È la “prova” della immane strage da voi segnalata. Si potrebbero spendere molte parole sull’assurdità di questo video (a cominciare dall’agonia della povera bestia che sta durando da talmente tanto tempo da permettere al gas nervino di disattivarsi e, quindi alle persone di accostarvisi). Ma la questione più importante è un’altra: dove sono i corpi delle 355 persone morte (e delle tante altre, tra i 3.600 ricoverati, verosimilmente decedute in seguito)? Dove sono le testimonianze non anonime dei sopravvissuti, dei parenti delle vittime? Se le avete – signori di Médecins Sans Frontières – tiratele fuori e, così, anche questo video troverà definitivamente la sua “autorevolezza”.
 E guardate pure questo documento. È il rapporto dei servizi segreti francesi pubblicato ieri sul sito dell’Eliseo. Sugli attacchi con gas nervino non riporta nessuna prova; solo, a pagina 7, è citata “come fonte indipendente” – e, quindi, credibile – la vostra organizzazione. Come per il cane, inutile anche qui dimostrare l’avvenuta strage: ci ha già pensato Médecins Sans Frontières.
E di fronte a queste e innumerevoli altre iniziative finalizzate alla guerra alimentate dal vostro comunicato del 24 agosto, voi – il 28 agosto – avete fatto la cosa peggiore: un altrocomunicato, che conferma integralmente il primo, e invita il governo degli Stati Uniti e altri governi a non “strumentalizzare”.
Ma strumentalizzare cosa? L’unico giornalista italiano che, finora, si è recato nell’area del presunto attacco chimico non ha trovato nulla, neanche una testimonianza che potesse confermare la strage. Analogo risultato ottenuto – telefonicamente e via mail – da una serie di blogger e siti internet, tra cui il cattolico Tempi (“Bombardamenti col gas nervino? Abito a 500 metri dal luogo degli attacchi e non ho sentito niente.”) Anche io, nel mio piccolo, ho contattato amici, conoscenti, giornalisti, medici che ancora vivono in Siria: nulla. Nessuna notizia della immane strage denunziata da Médecins Sans Frontières.
E allora, signori di Médecins Sans Frontières, cosa intendete fare?
Prima di suggerirvelo, una ipotesi su quello che può essere successo – su quello che può esservi successo – ad agosto. Si tratta di una ipotesi non mia, ma di uno dei pochi giornalisti degni di questo nome: Dale Gavlak (che dalla Giordania collabora da anni con Associated Press) e Yahya Ababneh, uno dei più attenti studiosi di armi chimiche nel conflitto siriano. Un incidente. Un gravissimo incidente in un tunnel usato dai “ribelli” per stoccare le armi, tra cui uno stock di gas velenosi (non nervini) inviati dall’Arabia Saudita. Armi, per intenderci, che i ribelli usano in questo modo e che questa volta hanno maldestramente maneggiato facendosi colpire. Morti, feriti, intossicati, E, con l’uscita di una parte di gas dal tunnel, anche qualche inerme civile coinvolto. C’era l’esigenza di nascondere questo incidente. Quale cosa migliore che coprirlo diffondendo la notizia di un attacco chimico condotto da Assad? Verosimilmente, qualcuno dei vostri tanti collaboratori invischiati con i “ribelli” vi ha telefonato rifilandovi la polpetta avvelenata. Che, come degli ingenui, avete inghiottito e subito divulgato. E ora avete scelto di non di dire alcunché, se non pigolare “al governo degli Stati Uniti e altri governi” le vostre inconcludenti “precisazioni”, verosimilmente nella speranza che la cosa passi nel dimenticatoio.
 Dottoressa Chiara Palombella – Addetta Stampa di “Medici Senza Frontiere” – non metta “pezze peggiori del buco” precisando (dopo aver ribadito che “….purtroppo per motivi di sicurezza – del personale medico e dei pazienti – non possiamo fornire informazioni più dettagliate riguardo le strutture sanitarie dove sono stati ricoverati i pazienti affetti da sintomi neurotossici.), che “Si tratta di strutture nei sobborghi est e ovest di Damasco. (…)”. Complimenti per la sua abilità nel trasformare gli originari “tre ospedali nel governatorato di Damasco supportati dall’organizzazione medico umanitaria Medici Senza Frontiere” citati nel comunicato di Bernard Kouchner e che nessuno, (mappa di Damasco alla mano) riusciva ad identificare, in evanescenti “strutture”. “Strutture”? Che strutture? Appartamenti? Cantine? Capanni? Dove sarebbero arrivate “3000 persone nell’arco di sole tre ore” e dove sarebbero stati (seppelliti? cremati? ibernati in qualche cella frigorifera…) 355 morti? Sarebbe meglio se lei desse ai tanti sostenitori di MSF che le stanno chiedendo informazioni notizie più convincenti.
Dottor Loris De Filippi – Presidente di Medici Senza Frontiere – so che lei è una persona determinata e impegnata fino allo spasimo nelle, finora, meritorie attività della sua associazione. Non le faccia fare la fine di Amnesty o di Human Rights Watch. Non esiti ad andare a Ginevra, a battere i pugni sulla scrivania di Bart Janssens, direttore delle operazioni di MSF, per chiedere un nuovo risolutivo comunicato.
E lo faccia subito, prima che scoppi la guerra alla Siria.
Dopo sarebbe troppo tardi per chiedere a Obama e a Médecins Sans Frontières di restituire il Premio Nobel per la Pace.

 
Francesco Santoianni
——–
P.S.
Dopo, dopo la pubblicazione del mio articolo (messo on line il 4 settembre 2013 alle ore 16.13), sul sito di Medici Senza Frontiere è apparso un comunicato (sotto integralmente riportato) nel quale  ci si lamenta di presunte informazioni  “false o male interpretate sulle attività di MSF” circolate sul web e sui social media, che voglio sperare non si riferiscano a quanto da me scritto.
 Segue una singolare dichiarazione sui sintomi provocati da agenti  neurotossici che qui MSF dichiara non sapere da quali agenti possano essere stati provocati; concetto che ritengo ben diverso da quanto lasciato intendere nel comunicato del 24 agosto di Medici Senza Frontiere (che riprende pedissequamente quello di Medicins Sans Frontieres:   “(….) indicano chiaramente l’esposizione di massa ad un agente neurotossico. Ciò costituirebbe una violazione del diritto internazionale umanitario, che vieta assolutamente l’uso di armi chimiche e biologiche”).
Segue una, per me significativa, trasformazione del termine “tre ospedali nel governatorato di Damasco” (della versione del 24) e di “strutture” (riportate nella mail dell’Ufficio Stampa di MSF) che nel comunicato di settembre diventano  “tre cliniche supportate da MSF nel governatorato di Damasco”. Ovviamente su queste “cliniche” MSF non  fornisce, ancora una volta,  alcuna informazione.
Francesco Santoianni
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Comunicato apparso sul sito di Medici Senza Frontiere dopo il 4 settembre

 
“Nei giorni scorsi sul web e sui social media sono circolate informazioni false o male interpretate sulle attività di MSF, dopo quanto dichiarato nel comunicato stampa del 24 agosto in merito ai sintomi provocati da agenti neurotossici.
MSF non è in grado di identificare la causa di tali sintomi riscontrati nei pazienti in tre cliniche supportate da MSF nel governatorato di Damasco, dove l’organizzazione non era e non è direttamente presente e non ha la possibilità né la capacità di determinare o di attribuire responsabilità per l’evento.
Sui siti ufficiali di MSF si trovano le informazioni corrette sulle comunicazioni e le attività di MSF in Siria.”


 

Grazie per la vostra attenzione,

L’Ufficio stampa di Medici Senza Frontiere

 

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- COMUNICATO STAMPA MEDICI SENZA FRONTIERE –

 

Nave Aquarius torna nel Mediterraneo: assistenza umanitaria in mare disperatamente necessaria

 

1 agosto 2018 – La nave di soccorso Aquarius, gestita in collaborazione da SOS MEDITERRANEE e Medici Senza Frontiere (MSF), salpa oggi da Marsiglia dopo uno scalo prolungato in porto. Tornerà nel Mediterraneo centrale per continuare a offrire assistenza alle persone che rischiano la vita nella traversata del mare.

 

“La rotta del Mediterraneo centrale è la più letale al mondo” dichiara Aloys Vimard, coordinatore di MSF a bordo della Aquarius. “Oggi, con pochissime navi umanitarie rimaste in mare e nessun meccanismo dedicato di ricerca e soccorso messo in atto dagli Stati europei, l’assistenza umanitaria è necessaria più che mai. Il soccorso in mare di persone in difficoltà resta un obbligo legale e morale. Questo disprezzo per la vita umana è spaventoso.”

 

È la prima volta, in più di due anni di ininterrotta attività di soccorso, che la Aquarius resta in porto per oltre un mese. Questa sosta prolungata è il risultato dei netti cambiamenti avvenuti nel contesto del Mediterraneo centrale, che hanno avuto serie ripercussioni sulle attività di soccorso.

 

Alla fine di giugno l’Organizzazione Marittima Internazionale (IMO) ha riconosciuto il nuovo Centro di Coordinamento Congiunto di Soccorso (JRCC) libico. Sempre di più le responsabilità di coordinamento dei soccorsi sono state trasferite alla Guardia Costiera libica supportata dall’Unione Europea, nonostante gli Stati Europei siano ben consapevoli dell’allarmante livello di violenza e sfruttamento che rifugiati, migranti e richiedenti asilo devono subire in Libia. Le contese politiche sui porti di sbarco hanno bloccato in mare per intere settimane navi che avevano effettuato dei soccorsi. Le organizzazioni umanitarie impegnate in attività di ricerca e soccorso sono state criminalizzate e bandite dai porti in Italia e Malta.

 

“Nonostante la situazione sempre più complessa nel Mediterraneo centrale, il nostro obiettivo resta lo stesso che ci ha spinto a scendere in mare: salvare vite, impedire – nel modo più rapido ed efficace possibile – che uomini, donne e bambini anneghino, e portarli in un porto sicuro, dove i loro bisogni primari siano assicurati e i loro diritti tutelati e garantiti” ha detto la dott.ssa Claudia Lodesani, presidente di MSF in Italia.

 

 

Le équipe di MSF e SOS MEDITERRANEE a bordo della Aquarius ribadiscono che:

- Aquarius continuerà a soccorrere persone in difficoltà in mare nel pieno rispetto del diritto marittimo.

- Aquarius continuerà a coordinare la propria attività con tutte le autorità marittime competenti nel rispetto delle convenzioni internazionali marittime.

- Aquarius rispetterà ordini di non-intervento solo se saranno dispiegate altre navi per assistere le persone in difficoltà e portarle in un porto sicuro. La Aquarius rispetterà un ordine di non-intervento solo se sarà chiaro che tutte le altre risorse e assetti disponibili saranno dispiegati per salvare le persone in pericolo e portarle in un porto sicuro. Soccorrere un’imbarcazione in difficoltà è un obbligo legale.

- Aquarius non sbarcherà in Libia persone soccorse in mare. La Libia non è un posto sicuro per rifugiati, richiedenti asilo e migranti. Un posto sicuro è un luogo dove vengono assicurati i loro bisogni primari, ma anche dove possono chiedere la protezione a cui potrebbero avere diritto e dove non rischiano di subire ulteriori abusi e violazioni. Oggi la Libia non è riconosciuta come un porto sicuro.

- Rifugiati, richiedenti asilo e migranti intercettati in mare non devono essere riportati in Libia. Per questo la Aquarius sarà costretta a rifiutare qualunque ordine da parte delle autorità marittime di sbarcare in Libia le persone soccorse in mare o di trasferirle su qualunque altra nave che le porterebbe in Libia.

 

Dall’inizio dell’anno, oltre 1.100 persone sono morte nel Mediterraneo centrale secondo dati ufficiali dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), quasi due terzi da inizio giugno, quando l’attività delle organizzazioni umanitarie è stata progressivamente ostacolata. Oltre 10.000 persone sono state intercettate e riportate in Libia dalla Guardia Costiera libica quest’anno.

 

“Dopo le intercettazioni sempre più frequenti della Guardia Costiera libica, ora anche la nave italiana Asso 28 ha riportato in Libia 108 persone soccorse in mare, un precedente inaccettabile che potrebbe rappresentare una grave violazione della legislazione internazionale sul diritto d’asilo” conclude Lodesani, presidente di MSF. “La Libia non è un posto sicuro, nessuno deve essere riportato nel paese.”

 

 

Note tecniche sulla nave Aquarius

In oltre due anni di attività nel Mediterraneo centrale la nave Aquarius ha assistito più di 29.000 persone in oltre 200 operazioni di soccorso, tutte coordinate dalle autorità marittime competenti. In molte occasioni la Aquarius è stata mobilitata dalle autorità marittime per accogliere persone soccorse da altre navi nel Mediterraneo centrale, sia commerciali, militari o della Guardia Costiera italiana.

 

La nave dispone di 3 imbarcazioni veloci di soccorso, dotate di strumenti galleggianti di emergenza per le operazioni di soccorso di massa. Ha a bordo un team di 35 operatori appositamente selezionati, con un equipaggio marittimo professionista, soccorritori e un team medico di MSF, tutti formati per fornire assistenza alle persone in difficoltà in mare. La Aquarius è allestita per poter fornire cure di emergenza a oltre 500 persone contemporaneamente, per diversi giorni in alto mare.

 

Mentre era a Marsiglia la Aquarius è stata dotata di una nuova imbarcazione veloce di soccorso per garantire soccorsi più efficienti. Con l’aumentata probabilità che le persone soccorse in mare dovranno trascorrere più giorni a bordo prima di poter sbarcare in un porto sicuro, sono state imbarcate scorte supplementari di cibo e forniture mediche. Per la maggiore probabilità di morti in mare, è stato installato un container refrigerato sul ponte della nave per conservare i cadaveri. 

 

 

MSF in mare e in Libia

MSF è scesa in mare nel maggio del 2015 per supplire al vuoto lasciato dalla chiusura dell’operazione di ricerca e soccorso Mare nostrum e rispondere a un inaccettabile numero di morti in mare. Dall’inizio delle proprie attività in mare MSF ha contribuito a salvare oltre 75.000 vite nel Mediterraneo centrale, nel rispetto del diritto marittimo e sotto il coordinamento della Guardia Costiera italiana. In Libia, MSF fornisce assistenza medico-umanitaria in centri di detenzione che sono in capo all’autorità del Ministero dell’Interno e del suo Dipartimento contro l’Immigrazione Illegale (DCIM), nelle regioni di Tripoli, Khoms e Misurata.

 

L’Ufficio stampa di Medici Senza Frontiere

Francesca Mapelli, 349 8132110, francesca.mapelli at rome.msf.org   

Sara Maresca, 346 619 6480, sara.maresca at rome.msf.org

 



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