Re: [Disarmo] il nuovo ministro della difesa proviene dal mondo delle guerre mercenarie?



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Il giorno 02 giu 2018, alle ore 18:46, alfonsonavarra (via disarmo Mailing List) <disarmo at peacelink.it> ha scritto:

Queste le preoccupanti caratteristiche da approfondire di Elisabetta Trenta, 51 anni, il nuovo ministro della Difesa, del governo Conte, in quota M5S. Una distinta signora, che proviene dal mondo militare, in cui è senza alcun dubbio organicamente inserita. 

Per cominciare, è Capitano della riserva selezionata del corpo di amministrazione e commissario dell’Esercito. Ha collaborato con il Centro militare di studi strategici (CEMISS) per il quale ha curato la ricerca “Le guerre per procura”.

Il marito, Claudio Passarelli, è  un capitano che si occupa di acquisti per la Difesa: e qui, a detta di diversi organi di stampa, si potrebbe innestare un possibile conflitto di interessi.

La nostra "donna di ferro" (il soprannome nasce da come si atteggia, vedi giuramento) insegna alla Università Link Campus dell'ex ministro DC Vincenzo Scotti (dirige il master di intelligence e sicurezza).

Quello che però dovrebbe fare più pensare è che ha collaborato attivamente con la missione militare in Iraq, quella che i pacifisti di tutte le tendenze hanno sempre contestato come un'avventura bellica da condannare senza se e senza ma (si pensi solo alla  notizia falsa che la giustificò: le armi chimiche di Saddam).

Dall'ADN Kronos apprendiamo che per nove mesi, su incarico del Ministero degli Affari Esteri, "è stata Political Advisor dei Comandanti della Itjtf in Iraq. Ha rivestito anche il ruolo di esperta in governance nell'Unità di assistenza alla Ricostruzione di Thi Qar".

I progetti di sviluppo di cui si è occupata per lo Stato italiano sono legati alla "ricostruzione in Iraq", laboratorio per il nuovo modello di guerre "privatizzate", elaborato originariamente ed attuato da Bush, Rumsfeld, e Cheney.

Ma c'è anche un impegno nella beneficenza privata: è  vicepresidente: ‘I bambini di Nassiriya Onlus’, che realizza progetti in Iraq

Può infine vantare altre esperienze in "teatri di missioni militari": in Libano (UNIFIL) ed in Libia (nel 2012).

Ad un primo sguardo, le premesse (che vanno verificate) vanno nel senso di delineare un esperta in interventi neocoloniali dell'Occidente, secondo il nuovo modello delle guerre che sono direttamente business privato e vedono come protagonisti mercenari di ogni risma. 

Un articolo di Repubblica la mette in relazione diretta addirittura con il reclutamento di mercenari: " Nel suo curriculum c'è anche la presidenza del consorzio Criss (Consortium for research on intelligence and security services), creato da Gianpiero Spinelli,  che arruolò i quattro italiani rapiti in Iraq, vicenda segnata dall'uccisione di Fabrizio Quattrocchi. Parte di una serie di contratti con la Farnesina di cui, come ricostruito da Repubblica, il più singolare è quello del 2012. Spinelli racconta di essere stato ingaggiato da Sudgest per recuperare i micidiali missili terra-aria sottratti dagli arsenali di Gheddafi e segnalati dai nostri servizi segreti: una questione di sicurezza nazionale in appalto ai privati. Ma, vista la pericolosità della situazione libica,sempre Spinelli, questa volta in Libia, si dedica ad addestrare 134 ex miliziani a cui affidare la protezione delle zone archeologiche. Poi la guerra civile cancella questa seconda operazione, condotta dai mercenari insieme con il consorzio parauniversitario di Elisabetta Trenta. Nella sintesi del quotidiano belga Le Point: "La società SudgestAid recluta mercenari per il vicino Oriente". 

(vai su:http://www.repubblica.it/politica/2018/05/31/news/elisabetta_trenta_difesa_governo_conte-197374627/)

Gli italiani, a quanto pare, sperano nel "cambiamento" per cui hanno votato.

Resta da vedere se questa agognata "inversione di rotta" possa essere realizzata da "facce nuove" che provengono dal sottobosco bellico, anziché - sarebbe poi così assurdo? - dal mondo pacifista.

Mi permetto di insistere, a scanso di fraintendimenti, con una serie di sottolineature.

La mia perplessità non è quella dell’antimilitarista allergico alle divise in quanto tali: ad esempio, una figura come il generale Fabio Mini la avrei interpretata come coerente con una logica di discontinuità nelle politiche militari.

Il problema da verifificare è se la Elisabetta Trenta, al di là dei comportamenti esteriori militaristici, che potrebbero pure fare parte di simpatiche manie, ed esserle quindi perdonati, non appartenga invece – si faccia bene attenzione - ad un sottobosco affaristico: proponendo una analogia, potrebbe nel secondo caso essere paragonata all'ex assessora Muraro della Giunta Raggi, indagata perché avrebbe dovuto controllare impianti per ditte di cui era stata e - se non ricordo male - era consulente "milionaria". 


Qui, per capire bene come pongo la questione sulla signora ministro della Difesa, occorrerebbe essere dotati di un background analitico: comprendere come, dall'Iraq in poi, si facciano delle guerre subappaltate ai privati e le occasioni di profitto riguardano anche e forse soprattutto le "ricostruzioni" collegate alle medesime guerre.

Per risultare più chiaro sono allora costretto a ripetere la domanda chiave: la dott.ssa Trenta faceva e fa parte consapevolmente di questo disgustoso giro, come attesterebbe la notizia - ovviamente da verificare -  riportata da "Repubblica”?
Parlo di disgusto che nasce spontaneamente se si legge, ad esempio, il resoconto che Naomi Klein nel suo "Shock economy" (Rizzoli editore, 2007) fa delle tragiche vicende iraqene anche nel loro risvolto economico. 
(Il libro, che consiglio di rileggere, perché potrebbe avere spunti utili anche per l'attualità italiana, se ne occupa diffusamente nella sezione sesta).


La privatizzazione senza regole e la mercificazione senza limiti sono del resto una tendenza generale della nostra epoca.
Il "nuovo" si presenta spesso, nei momenti di crisi e di confusione, come la ricetta della depubblicizzazione totale, in nome di un aziendalismo efficientistico che pone in vendita i servizi pubblici.

Anche nel mondo della cittadinanza attiva organizzata possono agire influenze del genere, all’insegna di una sedicente professionalità (il "metodo organizzativo") che si fa marketing "sociale" e "vende" a chiunque sia interessato a pagarli servizi informativi (e servizi in genere). E non mancano gli esempi in tal senso nelle stesse file del pacifismo, se si hanno occhi per vedere...


Alfonso Navarra - segretario Lega per il disarmo unilaterale


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