[Disarmo] Elisabetta Trenta ministro della Difesa: un'esperta di sicurezza con un'ombra di conflitto d'interessi



Docente universitaria, è stata in servizio in Iraq e in Libano. Ricercatrice in materia di sicurezza e difesa presso il Centro Militare di Studi Strategici, da anni si occupa di progetti di cooperazione in aree difficili con l'organizzazione non profit 'SudgestAid'. Docente universitaria ed esperta di sicurezza e intelligence, Elisabetta Trenta, 51 anni il prossimo 4 giugno, grado di capitano della riserva selezionata dell'Esercito, è il nome scelto dal premier Conte per il ministero della Difesa. Già indicata da Luigi Di Maio nella rosa dei possibili ministri a marzo, Trenta milita nel Movimento 5 stelle dal 2013. Attualmente insegna all'Università Link Campus dove è responsabile dei progetti speciali, coordina il master in Intelligence e sicurezza di cui è vice direttore, ed è consigliere scientifico del master sui fondi strutturali. Tra le altre attività, è stata anche ricercatrice in materia di sicurezza e difesa presso il Centro Militare di Studi Strategici. Nel suo curriculum c'è anche la presidenza del consorzio Criss (Consortium for research on intelligence and security services), creato da Gianpiero Spinelli, quello che arruolò i quattro italiani rapiti in Iraq, vicenda segnata dall'uccisione di Fabrizio Quattrocchi. Candidata al Senato nel collegio plurinominale Lazio 2, ha dichiarato di sperare di portare nella scena politica "i valori della competenza, il senso del dovere, l'attenzione ai temi della sicurezza e del territorio, e della valorizzazione del ruolo internazionale dell'Italia". Ha anche dichiarato che, qualora diventasse ministra, punterebbe a "investire nel personale e nella tecnologia per assicurare al paese forze armate più moderne e più capaci di fronteggiare le nuove minacce". Un progetto che fa nascere in qualcuno il sospetto di un potenziale conflitto di interessi, dato che è sposata con un colonnello dell'Arma ai vertici di Segredifesa, ufficio che, accorpato alla direzione nazionale armamenti, si occupa di tutti i contratti delle forze armate. Nata a Velletri nel 1967, risiede a Roma ed è laureata in Scienze politiche. Vanta due master: in cooperazione internazionale e in intelligence e sicurezza. Si occupa da molti anni di progetti e interventi di cooperazione in aree difficili in Paesi post-conflict insieme all'organizzazione non profit 'SudgestAid'. Ha partecipato ad attività militari e civili in Italia e all'estero su incarico del ministero della Difesa. Tra il 2005 e 2006 è stata in servizio in Iraq come political advisor del ministero degli Esteri, poi in Libano nel 2009 come country advisor per il ministero della Difesa nella missione Unifil, ed è stata responsabile di un progetto in Libia per il reintegro degli ex-combattenti. Curiosità: suo fratello Paolo è candidato alla poltrona di sindaco nelle elezioni del 10 giugno 2018 al Comune di Velletri. http://www.repubblica.it/politica/2018/05/31/news/elisabetta_trenta_difesa_governo_conte-197374627/?ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P1-S1.8-T2

 I contatti con Mosca e con gli 007 negli affari dell'università a 5 Stelle
La Link Campus University, fucina di tre dei ministri designati da Luigi Di Maio, è un ateneo a due teste. C'è l'università, guidata da Vincenzo Scotti, uomo di governo prima democristiano e poi berlusconiano. E c'è l'attività imprenditoriale in mano a una catena di società che fanno capo a Vanna Fadini e, secondariamente, all'ingegnere napoletano Pasquale Russo. La signora Fadini esordisce come esperta di promozione, attiva con enti pubblici del Nord e del Sud. Le cronache registrano un'interrogazione parlamentare su un contratto assegnatole a Ragusa e ratificato nel 1996 dal ministro Franco Frattini, poi capo degli Esteri quando Scotti era sottosegretario: oggi Frattini è membro del cda e professore straordinario della Link. Fadini guida la Gem, che gestisce tutti i servizi e paga gli stipendi ai dipendenti dell'università. A dire il vero, nel 2013 l'avvocato Marco Scialdone ha fatto causa, promuovendo con una campagna online la sua situazione: «Sono stato docente alla Link per cinque anni, negli ultimi tre anni non sono mai stato pagato. E ho scoperto che molti sono nella mia condizione». Il suo appello venne raccolto da sei parlamentari M5S con un'interrogazione che evidenziava la struttura bifronte della Link – "ateneo che incassa fondi pubblici per progetti di ricerca e società privata per la gestione" – chiedendo di fare luce sulle autorizzazioni. Nove giorni dopo l'iniziativa pentastellata, l'avvocato ha ottenuto i suoi soldi. Ma il desiderio di decifrare gli arcani della Link è stato dimenticato dal movimento grillino. Peccato. Perché molto ci sarebbe da capire sulle imprese di Stephan Roh, che con la Drake Ltd ha comprato il 5 per cento delle quote della società che manda avanti l'ateneo romano. Roh è un uomo di mondo: avvocato svizzero, residenza a Montecarlo, base a Londra e citazione nei Panama Papers. Si è dato molto da fare nel discusso business delle università private tra Inghilterra, Stati Uniti e Slovenia ma negli ultimi anni ha concentrato l'attenzione verso le relazioni petrolifere con la Russia. E' il fondatore del London Center for International Law and Diplomacy, diventato uno snodo del Russiagate, l'inchiesta sui rapporti tra Donald Trump e la cerchia di Vladimir Putin. Lì infatti hanno lavorato il professore maltese Joseph Mifsud, docente della Campus Link con molte entrature a Mosca, e George Papadopulos, giovane membro dello staff elettorale di Trump che da alcuni mesi collabora con l'Fbi. E, stando agli inquirenti statunitensi, è stato proprio Mifsud dopo un incontro romano a informare Papadopulos delle mail rubate a Hillary Clinton. Insomma, citando Gadda, la Link sembra ubiqua ai casi e onnipresente su gli affari tenebrosi. Roh e Mifsud infatti sono stati gli alfieri della collaborazione tra l'ateneo privato italiano e l'università statale Lomosov di Mosca, dove ogni tanto Putin si intrattiene a cantare con gli studenti. Ma dalla Link ridimensionano il rapporto russo: "E' una collaborazione come tante, la Lomosov ne ha una pure con la Bocconi". Mentre l'ingresso nel capitale dell'avvocato Roh viene spiegato alla luce dei progetti di master nel lusso e nella moda. La signora Roh, un'ex modella russa, ha una catena di boutique e si vanta di avere disegnato abiti pure per la premier Theresa May. Il master in lusso e moda è un'invenzione di Vanna Fadini, dominus della rete Link, la cui carriera imprenditoriale comincia con una pellicceria nel centro di Roma e si è sviluppata in una ragnatela di società italiane, inglesi e persino albanesi in cui è difficile capire i confini dell'accademia e quelli degli affari. Quando Scotti era sottosegretario agli Esteri, Fadini lo ha accompagnato in viaggi ufficiali, come quello in Argentina, che sono stati seguiti da lucrosi incarichi per l'universo Link. Perché dall'ateneo è gemmata la Sudgest Aid Scarl, che gestisce progetti di cooperazione internazionale. Una società presieduta da Elisabetta Trenta, che Giuseppe Di Maio ha indicato come ministro della Difesa pentastellato. Ed è singolare notare come le iniziative della Sudgest Aid siano esplose negli anni in cui Scotti sedeva alla Farnesina: tra commesse del Ministero degli Esteri e di altri organismi internazionali, il sito cita venti contratti per oltre otto milioni di euro. Quando il fondatore di Link lascia il dicastero, scompaiono le missioni. "Ma si tratta di un consorzio autonomo" – precisano dall'ateneo – "l'università non ha un ruolo nei progetti e l'attività è no profit". Tra le attività finanziate a Sudgest ci sono corsi per il settore petrolifero riservati agli italiani d'Argentina; un milione e 800 mila euro per formare la pubblica amministrazione a Nassiriya; un milione e 350 mila per "uno strategic planning sul Distretto culturale Mediterraneo", 257 mila euro per migliorare i servizi delle comunità libanesi; un progetto da 1.249.000 euro per la tracciabilità dei richiedenti asilo nello Yemen; uno da 2 milioni e 675 mila euro in Perù per aumentare la redditività nel settore della carne; uno da un milione e mezzo in Tunisia per promuovere le piccole imprese del Sahara. Infine un programma per rendere più indipendente la magistratura egiziana, che alla luce del caso Regeni, sembra avere avuto scarsa incidenza. Il contratto più singolare è quello assegnato dalla Farnesina nel 2012, nel tramonto della stagione scottiana: mezzo milione per "incoraggiare il disarmo dei combattenti libici". E qui entrano in scena i contractor, nome moderno dei mercenari: parliamo di Gianpiero Spinelli, che arruolò i quattro italiani rapiti in Iraq, vicenda segnata dall'uccisione di Fabrizio Quattrocchi. Spinelli racconta di essere stato ingaggiato da Sudgest per recuperare i micidiali missili terra-aria sottratti dagli arsenali di Gheddafi e segnalati dai nostri servizi segreti: una questione di sicurezza nazionale in appalto ai privati. Ma, vista la pericolosità della situazione libica, Spinelli concorda una modifica al piano: invece che dare la caccia ai missili, si dedica ad addestrare 134 ex miliziani a cui affidare la protezione delle zone archeologiche. Poi la guerra civile cancella pure questa seconda operazione, condotta dai mercenari insieme con il consorzio parauniversitario di Elisabetta Trenta. Il contractor Spinelli alla Link è di casa: dichiara di essere stato lui a inventare il consorzio Criss con una decina di aziende del settore intelligence e sicurezza. Anche in questo caso, l'ateneo sottolinea il carattere no-profit e l'autonomia del Criss dall'università. Dove però Spinelli porta a fare lezione gli ufficiali del Bope, la polizia militare brasiliana che ha "pacificato" le favelas di Rio, e gli operatori della Dyncorp, il più oscuro degli eserciti a pagamento. Tutto sotto la direzione della donna che Di Maio vuole alla guida della Difesa. Il sito del consorzio Criss indica come finanziatore la Fondazione Icsa, il più dinamico think tank italiano sulle tematiche strategiche, di cui è segretario generale Paolo Naccarato, altro grande navigatore del Parlamento passato da Cossiga a Mastella, dalla Lega a Verdini e appena sconfitto alle elezioni dove si era candidato nel centrodestra. Si consolerà con la poltrona che occupa da sempre nel cda della Link. Ma la Fondazione Icsa è soprattutto creatura di Marco Minniti, che l'ha presieduta fino all'ingresso nel governo Renzi: fu Minniti nel 2011 a inaugurare il master in intelligence dell'università. Un corso che prevede pure lo stage negli uffici emiratini di GardaWord, armata aziendale con 62 mila contractor. Non sorprende che nel gennaio 2016 anche il vertice dei servizi segreti abbia stabilito una convenzione per "progetti di ricerca e formazione congiunta". I nostri 007 vanno a lezione in un ateneo privato, dove adesso c'è pure un corso di cyber-intelligence: è uno dei master diretti da Paola Giannetakis, la criminologa che l'M5S vuole ministro degli Interni. Lo stesso posto occupato da Scotti nell'ultimo governo della Prima Repubblica. Sembra proprio la profezia del Gattopardo: «Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi». http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2018/03/27/i-contatti-con-mosca-e-con-gli-007-negli-affari-stelle13.html


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