Re: [Disarmo] Sentenza Mladic




TPJ organo NATO. Null'altro da dire, non c'è nulla da commentare.
Intanto la NATO prosegue il lavoro mangiandosi il Montenegro e unendo per via religiosa Macedonia e Bulgaria, servo fedelissimo, a danno (religioso-storico-politico) della Serbia. Come sempre gli USA giocano con i popoli europei fregandosene delle conseguenze, e l'Europa è assente, o meglio condiscendente contro i propri interessi a medio e lungo termine. Mentre l'accerchiamento alla Russia si stringe. A breve i Balcani, da Trieste a Costantinopoli, saranno nuovamente, ulteriormente, ridisegnati. Non dall'Europa, ma dagli USA.

Jure Ellero

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Il 26/11/2017 11:54, rossana123 ha scritto:
Cosa ne pensate?

https://www.nezavisne.com/novosti/bih/Prijedlog-da-ruska-Duma-reaguje-povodom-presude-Mladicu/452890 https://sputniknews.com/search/?query=Mladic https://www.balcanicaucaso.org/

Il presidente della Duma di Stato russa Vyacheslav Volodin ha incaricato il Comitato per gli Affari esteri di esaminare la proposta di reagire alla sentenza di ieri del Tribunale penale internazionale per i crimini nell'ex Jugoslavia (Tpi) dell'Aja, che ha condannato all'ergastolo l'ex generale serbo bosniaco Ratko Mladic.  Volodin ha affermato che "il comitato esprimerà la propria posizione, dopo di che torneremo a esaminare la questione".

Il Tribunale penale internazionale per i crimini nell'ex Jugoslavia dell'Aia ha emesso ieri la propria ultima sentenza di primo grado prima della chiusura, condannando all'ergastolo l'ex leader militare serbo bosniaco Ratko Mladic. Il consiglio giudicante ha definito "irrilevanti" quasi tutte le attenuanti presentate dalla difesa e ha dichiarato il 74enne Mladic parte di un associazione a delinquere a cui hanno partecipato anche gli altri esponenti di spicco dei serbi bosniaci, incluso l'ex presidente del Partito democratico serbo Radovan Karadzic, già condannato in primo anno a 40 anni di carcere. Il tribunale non ha ad ogni modo avvalorato la tesi dell'accusa su una responsabilità individuale di Mladic per il genocidio di Srebrenica. Il consiglio giudicante, con l'eccezione del presidente Alphons Orie, non ha giudicato i massacri dei bosniaci musulmani nei comuni di Foca, Kljuc, Kotor Varos, Prijedor, Sanski Most e Vlasenica come atti di genocidio. Si tratta pertanto di una sentenza destinata a fare discutere nei prossimi tempi.

L'ultimo processo di primo grado dell'Aia, infatti, ha confermato le sentenze precedenti che hanno definito il massacro di Srebrenica del luglio del 1995 come atto di genocidio, ma ha escluso ancora una volta la sussistenza del crimine di genocidio nel resto della Bosnia. "Il Tpi sarà ricordato per essersi occupato di politica, invece di amministrare la giustizia", ha affermato il rappresentante serbo nella presidenza tripartita bosniaca Mladen Ivanic commentando la sentenza. Ivanic ha detto all'agenzia "Fena" che i vertici della Repubblica Srpska, l'entità serba della Bosnia, "continueranno a offrire il proprio sostegno a Mladic, anche nel processo in secondo grado". Ivanic ha inoltre evidenziato che "prima della sentenza di oggi, il Tpi ha condannato i serbi a un totale di 758 anni di carcere, i croati a 166 anni di carcere e i bosniaci musulmani a soli 41 anni di carcere, motivo per cui oggi non ci aspettavamo nemmeno una decisione diversa". Ivanic ha dichiarato che "il tribunale ha emesso condanne per un totale di appena 50 anni per i crimini di guerra commessi ai danni della popolazione serba, il che la dice lunga sulla natura dell'istituzione".

Anche per il presidente della Serbia Aleksandar Vucic la sentenza "era attesa". Vucic ha detto in conferenza stampa di "non potere commentare la sentenza in qualità del capo dello stato" invitando i cittadini della Serbia "a iniziare da oggi a guardare verso il futuro, ragionando su come vivranno i nostri figli e su come mantenere la pace e la stabilità nella regione". La Serbia, secondo Vucic, "rispetta le vittime degli altri popoli ma al contempo sa di non potersi aspettare un rispetto analogo nei confronti delle nostre vittime: è una cosa che dovremo fare da soli". Il procuratore capo del Tpi Serge Brammertz si è dichiarato "soddisfatto" dalla sentenza, affermando in conferenza all'Aia che "la data odierna è significativa per la giustizia internazionale" e ricordando che "Mladic è stato la prima persona a essere stata accusata di crimini di guerra dal tribunale e l'ultima condannata".

I familiari delle vittime, secondo il procuratore capo, "da oggi sanno chi è il responsabile per quello che loro hanno sofferto". Brammertz ha affermato che "nel 2008, anno in cui sono diventato il procuratore capo, avevo la speranza che Ratko Mladic e Radovan Karadzic saranno arrestati, ma non ero ottimista, mentre oggi entrambi sono condannati e questa è una grande soddisfazione per la procura, le vittime e i sopravvissuti". Brammerz ha inoltre detto che "alcuni diranno che la sentenza è indirizzata contro il popolo serbo, ma il mio ufficio respinge questa tesi". Parlando del fatto che il tribunale ha respinto la tesi di genocidio in sei comuni bosniaci, Brammertz ha affermato di "comprendere la frustrazione su questo punto, ma questo non deve diminuire l'importanza del risultato complessivo".

Una delle persone presenti ieri all'Aia in rappresentanza delle associazioni delle vittime di guerra, Bida Osmanovic, ha affermato al sito di informazione "Klix" che "le madri delle vittime sono soddisfatte dalla sentenza". La Osmanovic ha detto a ogni modo che "una sola testa non può rendere giustizia a tutte le pietre tombali presenti nel memoriale di Potocari". Il rais della comunità islamica in Bosnia Husen Kavazovic ha detto all'agenzia "Fena" che "la sentenza rappresenta un'occasione per tutti, soprattutto per la società della Serbia e per i vertici dei serbi bosniaci, di affrontare il passato". Kavazovic ha affermato che "la verità rappresenta l'unica base per ripristinare la fiducia reciproca in questo territorio". La sentenza, a detta del rais bosniaco, "sarà ancora più importante se riuscirà a contribuire al processo di riappacificazione, ma questo processo sarà possibile soltanto se si smette di glorificare i criminali e le politiche che sono risultate in crimini di guerra". Il ministro del Commercio estero bosniaco, il serbo Mirko Sarovic, ha detto oggi che la decisione del Tpi "è destinata a riaccendere gli animi in Bosnia e non contribuirà a quello per cui il Tpi è stato fondato, ovvero alla riappacificazione all'interno della Bosnia".

Assicurare la giustizia e combattere l'impunità per i crimini più orrendi è un dovere umano fondamentale. Questo il commento dell'Ue, tramite una nota diffusa ieri dal Servizio europeo di azione esterna (Eeas), in seguito alla sentenza che ha condannato all'ergastolo l'ex generale serbo bosniaco Ratko Mladic. Come si legge nella nota, la sentenza "affronta uno degli eventi più oscuri e tragici per la Bosnia Erzegovina, per i Balcani occidentali e per la storia recente dell'Europa, compreso il genocidio di Srebrenica". "I nostri pensieri sono verso coloro che sono sopravvissuti e hanno perso i loro cari", aggiunge la nota, secondo cui "mentre non commentiamo i singoli giudizi, rispettiamo pienamente le decisioni del Tribunale penale per i crimini nell'ex Jugoslavia e sosteniamo il suo lavoro". "Ribadiamo con forza la necessità di una piena cooperazione con il Tribunale, così come con il Meccanismo per i Tribunali penali internazionali suo successore", aggiunge la nota, rimarcando la determinazione verso il lavoro per una piena riconciliazione nella regione dei Balcani. "Ci aspettiamo che tutti i leader politici nella regione onoreranno le vittime attraverso la promozione e il rispetto degli impegni", conclude la nota Ue.

Il figlio dell'ex generale Ratko Mladic, Darko Mladic, ha trasmesso ai mezzi d'informazione locali un messaggio del padre che definisce "una menzogna" il processo a suo carico. "Vi trasmetto il messaggio di mio padre: ha detto che è tutta una menzogna e che è una commissione della Nato e che cercano di criminalizzare il popolo serbo che si è difeso da un'aggressione. Da quando è finita la guerra nella ex Jugoslavia non c'è stata interruzione di conflitti nel mondo e non abbiamo visto versioni del generale Mladic in Siria o da nessun'altra parte in tutto il mondo. Allo stesso tempo, quando un'altra parte si decide per certe mosse, allora non ci sono processi per crimini di guerra", ha dichiarato Darko Mladic riportando il messaggio del padre.


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