Re: [Disarmo] Il Manifesto: peggio la toppa del buco - R: Re: Venezuela, la realta' rovesciata



Fallisce lo sciopero contro Maduro. Attacco alla tv di Stato

Venezuela. Le destre: domani i nuovi giudici supremi, poi il presidente

 

La vicepresidenta del Cne, Sandra Oblitas

© La Presse

Geraldina ColottiIl Manifesto

Sciopero generale, governo parallelo, cacciata del presidente… Sempre più ambiziosi i piani delle destre, in Venezuela, in vista del 30 luglio, quando verrà votata l’Assemblea nazionale costituente (Anc), proposta da Nicolas Maduro. Nelle intenzioni del presidente, l’Anc dovrebbe rilanciare il dialogo a tutto campo sulle questioni di fondo, da correggere o da rinnovare, e con tutti i settori: operai, pensionati, imprenditori, movimenti, sindacati, comunas, indigeni… Una iniziativa che attinge alla massima istanza ispiratrice della Costituzione bolivariana, il potere popolare.

Una proposta avanzata anche da vari leader di opposizione subito dopo l’elezione di Maduro, ma ora rifiutata in blocco dalla coalizione Mud (Mesa de la Unidad Democratica). L’arrivo di Trump, il ritorno di governi neoliberisti in grandi paesi come l’Argentina e il Brasile, la vera e propria crociata portata avanti dal Segretario generale dell’Osa Luis Almagro contro Maduro, hanno convinto le destre a cavalcare la vena che più gli è consona, quella golpista. Così, dopo la vittoria alle legislative del 2015, hanno usato il Parlamento – uno dei cinque poteri di cui si compone la costituzione bolivariana, tenuti in equilibrio dal Tribunal Supremo de Justicia – come grimaldello per demolire le istituzioni, esautorandone le decisioni e la credibilità.

Per ottenere la maggioranza assoluta, che le avrebbe consentito un margine di manovra più ampio per liberarsi del presidente e per imporre le ricette neoliberiste, l’opposizione ha avallato l’elezione fraudolenta di tre deputati dello Stato Amazonas, sfidando la sentenza del Tsj che ha dichiarato il Parlamento “in ribellione” e quindi privo di legalità nelle sue scelte. Ha chiesto agli Stati uniti e all’Europa di intervenire nel paese. Da lì uno scontro di poteri ora al culmine con il boicottaggio delle scadenze elettorali previste (prima l’Anc e poi le regionali a dicembre).

“Siamo maggioranza”, ha ripetuto in questi anni l’opposizione, riunita nella Mesa de la Unidad Democratica (Mud): senza spiegare perché, allora, non potrebbe dimostrarlo nelle urne seguendo il calendario elettorale. “Il chavismo non funziona”, ha gridato nelle sedi internazionali: ma nessun progetto di paese credibile è emerso dall’attività parlamentare, peraltro assai poco frequentata dai deputati Mud. Le leggi votate riguardano l’attacco alle conquiste del lavoro (vedi Temer in Brasile e Macri in Argentina) e a quelle sociali, come il tentativo di svendere alle immobiliari il grande progetto di edilizia pubblica realizzato dal chavismo, o la privatizzazione delle risorse.

Lo stesso progetto che, negli anni della democrazia modello Fmi, ha portato al dilagare della povertà e dell’esclusione dei settori popolari, in primo luogo gli indigeni, che non erano neanche stati censiti. Oggi, oltre 30 indigeni si sono candidati alla Costituente. Le 35 popolazioni native del Venezuela realizzeranno 3.473 assemblee secondo i loro usi e costumi per eleggere i portavoce che andranno alla Costituente.

Ieri, la Mud ha proclamato uno sciopero generale, preceduto da quello dei trasportatori privati e ha cercato di impedire alla gente di recarsi al lavoro con le solite violenze di strada (“le guarimbas) nei quartieri agiati governati dall’opposizione. Un’altra boutade malriuscita nonostante la grancassa dei media privati e di quelli internazionali. Gli operai si sono espressi in blocco contro lo sciopero. Così hanno fatto anche 500 imprenditori. La gente comune non ne può più di vivere sotto ricatto, di essere taglieggiata e derubata presso le barricate violente (le “guarimbas”), di essere terrorizzata o impestata dal fumo della spazzatura bruciata o dai lacrimogeni della polizia.

I focolai delle violenze sono forti ma anche molto limitati – ha spiegato Tibisay Lucena, presidente del Consejo Nacional Electoral (Cne), mostrando la mappa del paese. Una delegazione del governo bolivariano si recherà all’Onu per denunciare l’escalation di violenze efferate, che hanno già prodotto 30 linciaggi: persone martoriate e bruciate vive perché chaviste.

Ma il racconto mediatico dei “pacifici manifestanti oppressi dalla dittatura” ha spalancato la strada agli oltranzisti e preparato le sanzioni internazionali. Mentre la conta dei morti cresceva (già 100 vittime in tre mesi di proteste violente), sempre attribuita a una parte sola, nessuno sembrava riflettere su alcuni dati. In quale democrazia europea gruppi armati possono attaccare impunemente le istituzioni dello Stato, dar fuoco alle persone e devastare asili nido e ospedali senza aspettarsi una reazione repressiva?

Come si può definire una “dittatura” un governo che non mette in galera gli oppositori anche se girano ai quattro angoli del pianeta gridando contro la “dittatura” davanti a una selva di microfoni? In quale democrazia si sono visti ex presidenti conservatori manifestare contro il governo legittimo e invitare al golpe facendosi fotografare con gli incappucciati che lo attaccano com’è accaduto di recente col messicano Fox?

Una ben strana dittatura quella in cui l’opposizione vince in Parlamento, disconosce le istituzioni, finanza rivolte armate, convoca tranquillamente un “referendum” e ora addirittura un governo parallelo… Ieri, i “guarimberos” hanno di nuovo attaccato la sede della televisione pubblica nell’est di Caracas, a Los Ruices. La Mud ha annunciato che sabato procederà a eleggere nuovi magistrati del Tsj e procederà alle primarie da cui verrà fuori un nuovo presidente: giacché “Maduro se ne deve andare” (questo il mantra delle destre). E dove voteranno, con quale credibilità?

Contro la Costituente, un fuoco di dichiarazioni incendiarie, a cominciare dagli Stati uniti, passando per l’Europa: per voce di Federica Mogherini, Alto rappresentante per la politica estera della Ue. In Italia, all’informativa contro il governo bolivariano, presentata dal ministro degli Esteri Alfano, era presente il padre di Leopoldo Lopez, il leader di Voluntad Popular, che la “dittatura” ha appena mandato agli arresti domiciliari. Il ministro dell’Ambiente Galletti si è fatto fotografare con la Mud al voto illegale, e così ha fatto il deputato Pd Porta. Nessuno ha detto una parola contro i linciaggi e le violenze delle destre, ma tutti hanno “invitato” Maduro a desistere dalla Costituente, considerata un passo più avanti verso il socialismo e lo stato delle “comunas”, e per questo avversata anche dalle gerarchie ecclesiastiche.

Trump ha detto che sta “esaminando tutte le opzioni”, che potrebbero andare dalle sanzioni al ministro della Difesa, Wladimir Padrino Lopez e a Diosdado Cabello (vicepresidente del Psuv) fino all’interruzione dell’acquisto di petrolio con Caracas. Decisioni che colpirebbero anche altre economie della regione, legate agli scambi solidali con Caracas in diversi organismi regionali. Un attacco che ha provocato la reazione del governo bolivariano: “Non siamo più una colonia”, ha detto Maduro, definendo Mogherini “insolente”, mentre Padrino Lopez ha dato del “codardo” a Trump.

La Russia è scesa in campo contro i rischi di aggressione al governo bolivariano. Anche i governi progressisti e i movimenti popolari si sono fatti sentire. Il presidente boliviano Evo Morales ha definito “una vergogna” l’appoggio internazionale al golpismo in Venezuela. Al Forum di San Paolo, le oltre 30 organizzazioni presenti hanno espresso solidarietà al governo Maduro con un duro comunicato conclusivo contro i cantori della “fine del ciclo progressista”.

Il Venezuela ha emesso una nota nella quale disconosce il vertice del Mercosur, in corso a Mendoza, dal quale è stato arbitrariamente escluso dall’insieme dei paesi tornati a destra (Brasile, Argentina, Paraguay e anche il moderatissimo Uruguay). Il presidente argentino Mauricio Macri, il cui paese ha la presidenza pro-tempore dell’organismo ha esautorato la presenza dei movimenti popolari, il cui vertice accompagnava quello ufficiale dal 2005: grazie al nuovo clima di democrazia partecipata che aveva preso piede in America latina.

“Il Vertice Sociale del Mercosur – recita la nota del governo bolivariano – è stata una conquista popolare, una vittoria ottenuta grazie alla visione progressista di ex presidenti come Chavez, Kirchner o Lula. La sospensione di questa attività è una dimostrazione chiara del timore che gli attuali governi hanno delle organizzazioni e dei movimenti sociali della regione. Il Mercosur, da speranza dei popoli, si è così trasformato nella caverna dell’oligarchia”.


Il 29 lug 2017 5:43 PM, "jure LT" <disarmo at peacelink.it> ha scritto:

Se questo post vuole essere una risposta a quel che ho inviato ieri, casca malino e pure storto: una parvenza di correzione di rotta non salva dalle omissioni e disinformazioni di ieri, se non affrontate direttamente.

Nel merito di questo articolo, invece, un paio di considerazioni e domande:

"IN MEZZO A VITTIME, scontri dialettici e all’intervento esterno di altri stati per supportare o condannare Maduro, rimane la sensazione di un Venezuela profondamente diviso e in balia di queste giornate che rischiano di innalzare pericolosamente il livello dello scontro."

Ergo, secondo Il Manifesto aver indetto un'elezione democratica per la Costituente non va bene, 'perchè rischia di innalzare pericolosamente il livello dello scontro'. Ne prendo atto, era meglio soprassedere e svendere l Paese agli USA.

Poi, mi si deve pure spiegare chi siano gli Stati che supportano il governo con un intervento esterno. Io non ne ho notizia, ma affermarlo legittima gli 'altri', quelli che 'condannano': così pari sono, vero?
Per inquadrare quelli che con intervento esterno cercano di far fuori per sempre la rivoluzione bolivariana (altro che condannare!) le idee mi sono invece già chiare poichè stan scritti su tutti i giornali: gli USA e la UE (Mogherini) e servi varii. che non puntano a 'condannare Maduro', come fosse l'ennesimo Milosevic, o Gheddafi, ma a far fuori il Venezuela dal consesso degli Stati sovrani per interessi economici e strategici, come già fatto con la Jugoslavia e la Libia. Non credete andrebbe così scritto un articolo serio? 

Altra cosuccia: il divieto alle manifestazioni contro le elezioni costituzionali (gran passo avanti qui del Manifesto: le definisce legittime, evviva!). Ricordate forse una norma che nel nostro democratico Paese vieta le manifestazioni elettorali nei giorni immediatamente precedenti il voto? Si chiama 'pausa preelettorale'. In giorni in cui l'opposizione in piazza spara alla testa delle forze del'ordine, come qui sotto riportato, vi pare strano e da stigmatizzare che questa comune norma democratica non venga qui richiesta e fatta rispettare?

Non confuto altre oscene stupidaggini di classico stile Manifesto: solo mi soffermo un istante sul titolo.

Se il bilico è tra 'violenze e ingerenze', e un bilico è una bilancia a due piatti, da una parte stanno le ingerenze, dall'altro le violenze. Domanda: se le ingerenze sono USA e UE, indovinate chi sono i responsabili delle violenze. Kafkiano da Pulitzer.

Jure


Il 29/07/2017 07:27, Elio Pagani (via disarmo Mailing List) ha scritto:

Al voto per la Costituente. Venezuela in bilico tra violenze e ingerenze

Venezuela. La Mud convoca scioperi e la «presa di Caracas». Manifestazioni vietate dal governo. Gli Usa ai propri diplomatici: «Abbandonate il paese». Domani si elegge l’Assemblea voluta da Maduro «per blindare le misure sociali»

 

Il presidente venezuelano Maduro bacia la bandiera durante una cerimonia 

© foto Reuters

Auxilio BelanoIl Manifesto

Il Venezuela si avvicina al 30 luglio, la data prescelta per il voto che eleggerà l’Assemblea costituente voluta dal presidente Maduro per «blindare le misure sociali» e contrastare le lobby e la destra venezuelana che proprio ieri hanno proclamato una giornata di mobilitazione scandita dallo slogan «la presa di Caracas».

IL GOVERNO ha annunciato il divieto di ogni manifestazione fino al 2 agosto: chi scenderà in strada rischia da 5 a 10 anni di detenzione. Intanto ieri è morto un agente della polizia venezuelana ferito a Ejido, nello stato di Merida (nella parte occidentale del paese). Lo ha reso noto la Procura generale: Oneiver Jhoan Quinones Ramires (30 anni) stava smontando una barricata eretta da manifestanti dell’opposizione insieme a un altro poliziotto, quando è stato raggiunto da uno sparo di arma di fuoco alla testa. Due – invece – le vittime tra i manifestanti dell’opposizione, benché le cause delle loro morti, mentre scriviamo, non siano state ancora confermate dall’autorità.

Si tratta degli ennesimi eventi che scandiscono la gravità della situazione venezuelana, sempre più simile a una sorta di «guerra civile a bassa intensità»: da mesi ormai le manifestazioni pro Maduro e quelle della Mud si fronteggiano sulle strade del paese. Secondo l’ufficio del procuratore generale dall’inizio delle proteste sarebbero oltre cento le vittime, tra poliziotti e manifestanti di entrambe le parti.

IN MEZZO A VITTIME, scontri dialettici e all’intervento esterno di altri stati per supportare o condannare Maduro, rimane la sensazione di un Venezuela profondamente diviso e in balia di queste giornate che rischiano di innalzare pericolosamente il livello dello scontro. Anche perché pesa e non poco l’ingerenza americana: dopo le sanzioni volute da Trump contro 13 persone fisiche, tra cui ministri ed ex ministri, ieri Washington ha invitato i familiari del proprio personale diplomatico ad abbandonare il paese. Sul caso è intervenuta anche l’Onu: l’Alto commissariato per i diritti umani ha chiesto alle autorità del Venezuela di rispettare i diritti dei cittadini, la libertà di espressione, di assemblea e di manifestazione pacifica.

IL VOTO PER L’ASSEMBLEAcostituente rappresenta un tentativo estremo di Maduro di provare a ottenere una pacificazione di natura politica al di là delle scelte economiche del paese, che sono risultate ovviamente sgradite alle oligarchie locali ma che hanno finito per pesare anche su strati sociali che hanno supportato e favorito il processo bolivariano. E proprio a loro Maduro getta l’amo per risalire la corrente, perché l’Assemblea costituente, incaricata di riscrivere la Costituzione, sarà proprio composta da quelle parti sociali più favorevoli, almeno in teoria, al presidente e al processo bolivariano.

DEI 545 MEMBRI, 364 saranno eletti per competenza territoriale, 173 per ambito sociale, ovvero 5 imprenditori, 8 contadini e pescatori, 5 disabili, 24 studenti, 79 operai, 24 rappresentanti dei Consigli comunali e altri organismi locali, 28 i pensionati; inoltre vi saranno otto rappresentanti delle comunità indigene. Le destre contestano proprio queste caratteristiche che non permetterebbero una vera e propria mediazione sulla base del loro concetto di «unità nazionale» supportato anche dai vescovi locali, non proprio in linea con le indicazioni di papa Francesco, oltre che da potentati economici. Quando sarà eletta l’Assemblea costituente, la cui convocazione da parte del presidente è prevista dalla Costituzione (art.348), sarà l’organo legislativo e tutto quanto verrà deciso dovrà essere sottoposto all’approvazione popolare.

LA SFIDA VERA PER MADURO, specie per quanto riguarda l’opinione pubblica internazionale, sarà sull’affluenza. Se sarà ampia, le opposizioni dovranno rassegnarsi, perché significherà che Maduro rappresenta ancora la maggioranza del paese, contraria a un processo liberista comandato dalla longa manus americana che di recente pare essersi tornata ad occupare del «proprio cortile di casa». Secondo fonti della Commissione elettorale gli aventi diritto al voto saranno almeno 19 milioni, ovvero un dato equivalente alle ultime politiche del 2015.


Il 29 lug 2017 12:56 AM, "jure LT" <disarmo at peacelink.it> ha scritto:

La disinformazione sul Venezuela viaggia in prima classe sui media italiani; sulla stampa brillano 'Repubblica' e il solito 'Il Manifesto. Orwell in salsa coi maccheroni.
Per leggere qualcosa di imparziale tocca leggere il Chicago Tribune. Come mai?

Qui sotto un'intervista al prof. Vasapollo di Alessandro Bianchi, pubblicata da 'Lantidiplomatico'.
Prima un estratto, a seguire il testo completo.

Jure Ellero


"Oggi Repubblica titola: “Venezuela, governo vieta le manifestazioni contro le elezioni dell'Assemblea Costituente”. Anche un importante giornale nord-americano, il Chicago Tribune, con la corrispondenza di un inviato di Bloomberg, ha dovuto ammettere che non è resistenza ma violenza fuori controllo. Fino a quando i giornali italiani mentiranno sapendo di mentire? E sono complici del colpo di stato in corso in Venezuela?"
 
"Si sono complici. O meglio giocano il ruolo di protagonista attivo del processo come avvenuto in Ucraina, Libia e Siria. Sono costretti ad ignorare quello che accade davvero in Venezuela e presentare una situazione virtuale. Si chiama “Effetto CNN”. E quindi il terrorismo diviene “ricerca di democrazia”, i terroristi “manifestanti pacifici” che resistono “al regime”, la Costituente ”un colpo di stato”. E la ragione è una: si chiama petrolio e la grande quantità di altre ricchezze presenti in Venezuela. Sull’informazione però vorrei concludere con un rammarico profondo. Ho letto che in questi giorni Geraldina Colotti, una delle pochissime voci libere che ha raccontato in questi anni il Venezuela e l’America Latina in generale, si trova a Caracas, ma i suoi reportage non vengono pubblicati dal Manifesto per una scelta editoriale. Una vergogna. Una vergogna di un giornale che sta prendendo ormai inesorabilmente la via senza uscita della “sinistra europeista” alla Mogherini."

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http://www.lantidiplomatico.it/dettnews-prof_vasapollo_sar_ancora_una_volta_hugo_chavez_a_sconfiggere_il_golpismo_sar_il_popolo_venezuelano_a_sconfiggere_trump_e_mogherini/5496_21019/

Prof. Vasapollo: "Sarà ancora una volta Hugo Chavez a sconfiggere il golpismo. Sarà il popolo venezuelano a sconfiggere Trump e Mogherini".

Prof. Vasapollo: Sarà ancora una volta Hugo
                  Chavez a sconfiggere il golpismo. Sarà il popolo
                  venezuelano a sconfiggere Trump e Mogherini.
 

di Alessandro Bianchi


Domenica in Venezuela si vota per l’Assemblea Costituente. Un processo perfettamente in linea con la Costituzione del paese ideato per cercare di trovare una soluzione di pace e democrazia alle violenze ed al rifiuto dell’opposizione di destra alla richiesta di dialogo del Presidente Maduro.

Sui giornali italiani la propaganda per quegli interessi che da anni cercano di destiture il legittimo governo di Caracas ed appropriarsi così delle riserve petrolifere maggiori al mondo hanno distorto completamente il quadro della situazione. E così terroristi che linciano e danno fuoco a persone solo perché hanno un’idea politica diversa diventano “manifestanti pacifici” e la Costituente, via democratica e pacifica alla soluzione della crisi, un “golpe di Maduro”.

Stupri semantici a cui siamo abituati e pensare che a chiedere quella Costituente fosse nel 2013 quella stessa destra sostenuta da Usa e Ue impegnata oggi nelle violenze fuori controllo. Ci sarebbe da sorridere se non fossero morte oltre 100 persone dal colpo di stato iniziato tre mesi fa.
 
Abbiamo chiesto al Professore Luciano Vasapollo, noto esperto delle dinamiche dell’America Latina, un commento sul voto di domenica in Venezuela.
 
 
L’Intervista.
 
 
Professore. Domenica in Venezuela si vota. Chi attacca il governo di Maduro, il “regime”, usa come pretesto principale il fatto che il Presidente non conceda elezioni. Eppure Domenica in Venezuela si vota. Non è un controsenso?
 
E’ un controsenso ridicolo, come tutti quelli che “l’’internazionale nera” utilizza per far passare uno dei sistemi più democratici al mondo, quello ideato dalla Rivoluzione bolivariana, come un “regime”. Domenica il popolo venezuelano, il popolo bolivariano, un popolo di pace, darà una lezione al mondo. Sostengo con forza questo processo elettorale, la Costituente, che  serve per dare nuovo impulso e rafforzare la democrazia partecipativa e popolare. E’ la risposta giusta per rafforzare le missioni sociali, ideate dal Comandante Chavez per dare istruzione, lavoro, sanità.  
 



 
Ieri si è conclusa la campagna elettorale per la Costituente. Impressionante il bagno di folla che ha accompagnato l’evento a Caracas. Come al solito, totalmente censurato dall’informazione occidentale…
 




Davanti una folla oceanica, il presidente Maduro ieri ha chiuso la campagna elettorale parlando contro l'opposizione violenta, fascista e golpista che ha prodotto 110 morti negli ultimi tre mesi. La colpa di quello che sta accadendo oggi  in Venezuela è delle multinazionali del petrolio, dell’imperialismo, dei paramilitari. Grande responsabilità l’ha un presidente come Trump che sta minacciando una maggiore guerra economica se il popolo venezuelano dovesse perseguire nella via della Costituente. In Europa non si sa niente di tutto questo. E questo perché l’informazione è totalmente asservita a questi poteri che non da oggi ma dal 2002, primo golpe contro Chavez, cercano di annientare una delle pochissime risposte alternative alla dittatura del neo-liberismo.
 
 
Oltre Trump, anche l’Unione Europea e la Mogherini in particolare si è schierata contro la Costituente. Teme che seguirà gli Stati Uniti in sanzioni contro il Venezuela?
 
A leggere le dichiarazioni di Federica Mogherini mi viene da ridere e provo tanta rabbia. Mi viene da ridere perché lei rappresenta un organismo che si è data una costituzione che uccide interi paesi, Grecia su tutti, senza che nessun popolo l’abbia mai votata. E sarebbe la signora Mogherini che vuole dare lezioni di democrazia ad un paese, il Venezuela, che ha fatto decine e decine di elezioni da quando è iniziata la Rivoluzione bolivariana? Provo poi anche rabbia perché la giovane Federica Mogherini me la ricordo al Foro di San Paolo ai tempi di Chavez sostenere l’ascesa delle forze progressiste in America Latina. E oggi fa da sponda ai nuovi Pinochet che vogliono regalare il paese alle multinazionali degli Stati Uniti? Ma io sono tranquillo. Sarà ancora una volta Hugo Chavez, che oggi avrebbe compiuto 63 anni, a sconfiggere il golpismo di Usa e Unione Europea. Oggi il popolo venezuelano che si incarna nel suo Comandante è consapevole dei suoi diritti, è libero dal giogo del neo-liberismo e difenderà le sue conquiste contro il golpismo di Usa e Unione Europea. Ne sono certo.
 
 
Come giudica l’atteggiamento della destra venezuelana che ha deciso di non giocarsi le sue carte con la via pacifica delle elezioni e non riconosce il percorso della Costituente?
 
E’ semplicemente la continuazione della strategia golpista. Il plebiscito illegale che qui ha trovato il sostegno addirittura di un ministro, Galletti, e del presidente della Commissione Affari esteri del Senato, Casini,  serviva a legittimare il colpo di stato in corso. Un fallimento clamoroso nei numeri chiaramente nascosto dai media asserviti. Sappiamo che i loro voti non sono quelli che hanno detto, che hanno mentito, che non ci sono prove di quei risultati, ma non importa, perché per la propaganda occidentale “7 milioni di venezuelani hanno detto no alla Costituente”. Tutte menzogne.
 
 
A proposito di Casini. Ieri ha fatto una nuova Conferenza al Senato sostenendo le ragioni della destra e contro la Costituente…
 
A parte la scarsissima conoscenza di fondo delle dinamiche dell’America Latina di alcuni politici italiani, da studioso quello che mi preoccupa è la totale irresponsabilità di chi getta benzina sul fuoco, sostenendo e alimentando la ferocia di questi nuovi Pinochet in salsa venezuelana che vorrebbero portare il paese alla guerra civile.  Su Casini è davvero incredibile la sua insistenza a sostegno della destra venezuelana. Ora la domanda che potrebbe sorgere a qualcuno è: ma perché invece della "fame" in Venezuela, non fa una telefonata al suocero per trovare una soluzione alla sete dei romani?
 
 
Tutta la destra venezuelana è golpista e violenta?
 
No. C’è una parte dell’opposizione che non è golpista, che non è violenta, ma non si è pronunciata apertamente. La strategia dell’opposizione per ora è portata avanti dai golpisti violenti; è importante che si pronuncino i settori democratici ora oppure saranno corresponsabili morali delle violenze.   
 
 
Infine, come giudica il comportamento dei media internazionali. Oggi Repubblica titola: “Venezuela, governo vieta le manifestazioni contro le elezioni dell'Assemblea Costituente”. Anche un importante giornale nord-americano, il Chicago Tribune, con la corrispondenza di un inviato di Bloomberg, ha dovuto ammettere che non è resistenza ma violenza fuori controllo. Fino a quando i giornali italiani mentiranno sapendo di mentire. E sono complici del colpo di stato in corso in Venezuela?
 
Si sono complici. O meglio giocano il ruolo di protagonista attivo del processo come avvenuto in Ucraina, Libia e Siria. Sono costretti ad ignorare quello che accade davvero in Venezuela e presentare una situazione virtuale. Si chiama “Effetto CNN”. E quindi il terrorismo diviene “ricerca di democrazia”, i terroristi “manifestanti pacifici” che resistono “al regime”, la Costituente ”un colpo di stato”. E la ragione è una: si chiama petrolio e la grande quantità di altre ricchezze presenti in Venezuela. Sull’informazione però vorrei concludere con un rammarico profondo. Ho letto che in questi giorni Gerladina Colotti, una delle pochissime voci libere che ha raccontato in questi anni il Venezuela e l’America Latina in generale, si trova a Caracas, ma i suoi reportage non vengono pubblicati dal Manifesto per una scelta editoriale. Una vergogna. Una vergogna di un giornale che sta prendendo ormai inesorabilmente la via senza uscita della “sinistra europeista” alla Mogherini. Piena solidarietà a Geraldina che - insieme all'AntiDiplomatico, Contropiano, Nuestra America e altre rarissime eccezioni - non si arrende alle menzogne del mainstream e continua ad informarci. Adelante!


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