[Disarmo] Filorussi o russofobi? - Russofobia: intervista a Guy Mettan



A cura di:

Coordinamento. Nazionale per la Jugoslavia
<jugocoord at tiscali.it>
 


(Sullo stesso tema si vedano anche:


EURODIPUTADO JAVIER COUSO (I.U.) DENUNCIA LA "RUSOFOBIA" DEL PARLAMENTO EUROPEO (tena carlos, 18 feb 2016)
El organismo continental debatía este jueves qué estrategias debe adoptar para defenderse en la guerra mediática, mencionando "la propaganda rusa" como una de las principales amenazas a las que tiene que hacer frente...
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=uB9xNWf-TF0

Liste di proscrizione a Bruxelles e Strasburgo per escludere i russi

Robert Charvin: FAUT-IL DÉTESTER LA RUSSIE ? Nouveau livre des éditions Investig'Action
http://www.michelcollon.info/boutique/fr/livres/39-faut-il-detester-la-russie-.html
Pour organiser débats ou interviews, contacter: relations at investigaction.net
VIDEO: Regarder la présentation vidéo (1’): https://www.youtube.com/watch?v=PNAifAYfHg0

Hannes Hofbauer: FEINDBILD RUSSLAND. Geschichte einer Dämonisierung
ProMedia Verlag – ISBN 978-3-85371-401-0, br., 304 Seiten, 19,90 Euro
Buchvorstellung! Wann und Wo? am Dienstag, 10. Mai 2016 um 19.30 Uhr
im Saalbau Bornheim, Clubraum 1, Arnsburger Str. 24, 60385 Frankfurt am Main
Näheres zum Buch unter: http://www.mediashop.at/typolight/index.php/buecher/items/hannes-hofbauer---feindbild-russland )



Russofobia, ecco perché i russi sono i cattivi

30.09.2016
di Tatiana Santi 

Che i russi siano i cattivi è un fatto risaputo in Occidente. I leader politici, accompagnati in coro dai mass media, non fanno che ricordarlo costantemente. In Occidente si è sommersi da pregiudizi negativi sulla Russia e si ragiona per partito preso. Perché?

"Russofobia, mille anni di diffidenza" è un libro (Sandro Teti Editore) che spiega i motivi e le diverse tipologie di russofobia, un fenomeno che affonda le sue radici nell'antichità, manifestandosi in modo più acuto in determinati periodi storici. Guy Mettan, autore del libro, affronta la russofobia dalle sue origini fino alle pagine dei giornali occidentali di oggi, che si dilettano a demonizzare la Russia.
Per la prima volta in un libro si cerca di dare una risposta al fenomeno della russofobia, ormai fortemente consolidata nel sistema occidentale. Sputnik Italia ha raggiunto per un approfondimento direttamente l'autore, il giornalista e lo storico svizzero Guy Mettan.

— Signor Mettan, perché ha deciso di scrivere questo libro e come nasce il suo interesse per la Russia? 

— Per una ragione da una parte personale e dall'altra professionale. Nel 1994 io e mia moglie abbiamo adottato nostra figlia Oksana in un orfanotrofio della regione di Vladimir. Oggi Oksana ha 25 anni. Da quel momento ho cominciato ad interessarmi alla Russia, che ho iniziato a conoscere sempre meglio. Sono diventato poi presidente della Camera di Commercio Svizzera-Russia e CSI. Ho viaggiato inoltre per tutto il Paese. Sono sempre rimasto molto colpito dall'enorme differenza fra la realtà russa tale e quale com'è vissuta in Russia, qualità e difetti compresi, e il modo sistematicamente negativo in cui questo Paese viene descritto dai media occidentali. 
Esiste un divario fra la realtà vissuta e l'immagine che se ne dà nei media occidentali. Perché c'è sempre un partito preso negativo, perché è pieno di stereotipi antirussi? Queste sono le domande che mi hanno spinto a scrivere il libro nel momento in cui scoppiava la crisi ucraina nel febbraio 2014. 

— In quale lingue è stato e sarà tradotto il libro "Russofobia, mille anni di diffidenza"? 

— Il libro è stato pubblicato all'inizio in francese nel 2015 edito da Editions des Syrtes. A maggio 2016 è stato pubblicato in russo edito da Paulsen a Mosca e in lingua italiana da Sandro Teti Editore. È in preparazione un'edizione americana da Clarity Press. Nel 2017 dovrebbero arrivare l'edizione serba e cinese, forse anche quella svedese. Siamo tuttora alla ricerca di un editore tedesco. 

— Nel suo libro lei analizza il fenomeno della russofobia da un punto di vista storico. Potrebbe riassumere le ragioni e le radici della russofobia? 

— Può sembrare paradossale, ma la russofobia occidentale è più antica della Russia! In effetti, è iniziata con le rivalità politiche e religiose che hanno contrapposto l'Impero di Occidente, fondato dal Carlo Magno nell'anno 800, all'Impero d'Oriente basato a Costantinopoli; la Chiesa cattolica e quella ortodossa.
Carlo Magno era un principe che si ribellò contro il sovrano legittimo dell'Impero romano d'Oriente che regnava a Bisanzio. I suoi successori, che hanno creato il Sacro romano Impero Germanico alla fine del X secolo, sono riusciti ad imporre ai Papi delle riforme religiose contro l'opinione delle Chiese greche d'Oriente, che si erano opposte perché ritenevano tutto ciò un colpo di Stato e non una decisione democratica presa in seno ad un concilio ecumenico universale.
In seguito a questo scisma, ufficialmente risalente all'XI secolo, a Roma ebbe luogo una propaganda antiortodossa e antigreca con lo scopo di denigrare gli Orientali sia sul piano politico sia religioso. Quando gli Ottomani conquistarono Bisanzio nel 1453 questi pregiudizi negativi si trasposero sui russi, i quali avevano rivendicato l'eredità politica e religiosa di Bisanzio. 

— Che tipo di pregiudizi sono? 

— I pregiudizi occidentali sono di due ordini. Innanzitutto i greci, e quindi i russi, sono dei barbari e i loro sovrani sono dei despoti e dei tiranni. Inoltre sono degli espansionisti, degli annessionisti, delle persone aggressive, le quali non fanno altro che sognare di conquistare e sottomettere l'innocente e virtuoso Occidente. 
Sono gli stessi pregiudizi che ritroviamo oggi sotto la piuma dei giornalisti occidentali antirussi. È da notare che la russofobia moderna è cominciata in Francia alla fine del XVIII secolo, quando il Gabinetto segreto del re Luigi XV ha forgiato un falso "Testamento di Pietro il Grande", nel quale il grande zar russo avrebbe comandato ai suoi successori di conquistare l'Europa. Napoleone lo fece pubblicare nel 1812 con lo scopo di giustificare meglio la sua invasione preventiva della Russia nel 1813. Gli inglesi tradussero il libro e lo usarono per giustificare la loro invasione della Crimea nel 1853. Questo pseudo testamento è stato denunciato come falso solo alla fine del XIX secolo, dopo aver ispirato decenni di russofobia francese e inglese. 

— Come si ricollega il suo discorso all'attualità?

— Si tratta della stessa manipolazione che gli americani hanno utilizzato nel 2003 per giustificare l'invasione dell'Iraq. Le false armi di distruzione di massa di Saddam Hussein ci rivelano la stessa mistificazione. Solo una volta commesso il crimine, la verità esplode. La storia è ancora troppo recente per vederci chiaro, ma potremmo scommettere che gli avvenimenti di Maidan in Ucraina a febbraio 2014 rilevano la stessa tecnica di manipolazione. Il putsch che ha permesso di travolgere il governo legale ucraino è stato saggiamente preparato durante lunghi anni da delle campagne finanziate da miliardi versati dagli Stati Uniti, come è stato ammesso dal segretario di Stato aggiunto Victoria Nuland davanti al Congresso (i famosi 5 miliardi di dollari), per essere attivati in favore delle manifestazioni popolari contro il governo, d'altronde legittime data la corruzione diffusa. Il risultato è che il governo attuale si rivela altrettanto corrotto che quello precedente, ma questo non interessa alcun media occidentale.

— La Russia nei media occidentali appare sempre come una minaccia. Perché secondo lei l'Occidente, con il sostegno dei giornalisti, demonizza la Russia?

— Il discorso occidentale antirusso si appoggia sui due principi di cui parlavo prima: l'Occidente incarna il Bene, i valori universali, la democrazia, i diritti dell'uomo, la libertà (soprattutto economica), mentre la Russia rappresenta l'autocrazia, il nazionalismo revanscista, la negazione delle libertà dell'individuo. Questo discorso bianco-nero strumentalizza senza vergogna l'opinione pubblica, perché questa sostenga la rimilitarizzazione dell'Europa e il rafforzamento della NATO, che non ha smesso di allargarsi in 20 anni con l'integrazione di tutta l'Europa dell'Est, e ora del Montenegro. Senza parlare del vassallaggio dell'Ucraina, della Svezia, della Georgia e anche della Svizzera "neutra" che partecipa alle sue esercitazioni in nome di un "partenariato per la pace", che in realtà è solo un giro di parole.
Più che dei professionisti interessati ad informare, i giornalisti dei principali media occidentali sembrano dei registi. L'opposizione fra i "buoni", gli Occidentali, e i "cattivi", i russi, nonché la demonizzazione della Russia, presentata come una minaccia per l'Occidente, diventano così degli elementi essenziali del discorso mediatico occidentale. 


Russofobia, un male incurabile? 

01.10.2016
di Tatiana Santi 

L’Occidente ha una malattia cronica, la russofobia, che si manifesta durante la storia con fasi più acute, guarda caso quando la Russia è particolarmente forte sulla scena geopolitica. Ebbene, la russofobia è un male incurabile?

C'è sempre un buon motivo per lottare contro la Russia, lo è stato per decenni il comunismo, ma una volta sparito, la russofobia non si è placata, anzi. L'Occidente si può veramente sbizzarrire usando una gamma infinita di pretesti, con l'unico scopo di rappresentare la Russia come una minaccia, costruendosi così un nemico perfetto.
Il complesso fenomeno della russofobia è stato analizzato dal giornalista svizzero Guy Mettan nel libro "Russofobia, mille anni di diffidenza", che cerca di rispondere alle domande che molti europei si saranno posti. La narrazione mediatica occidentale non basta più, il ritornello dei "russi cattivi" ha stancato, la gente vuole saperne di più. Sputnik Italia ha raggiunto per un approfondimento l'autore del libro, lo storico e giornalista Guy Mettan.

—  Signor Mettan, possiamo dire che più la Russia diventa forte sulla scena geopolitica più aumenta la russofobia?

—  Sì, assolutamente! Nel mio libro ho analizzato le quattro forme più importanti della russofobia moderna. Quella francese, molto attiva fra il 1780 e il 1880, ha compiuto un'inversione di tendenza spettacolare alla fine del XIX secolo per rapporto alla minaccia tedesca, ma è molto presente di nuovo a Parigi questi ultimi tempi. La russofobia inglese è iniziata dopo la vittoria contro Napoleone, ottenuta grazie alle truppe russe. Londra allora è tornata ad essere in contrapposizione al suo alleato, che aveva paura divenisse troppo potente nel Mediterraneo e in Asia Centrale. La russofobia tedesca è nata dalla frustrazione coloniale dell'Impero Tedesco, che ha spinto Il Kaiser, poi Hitler a voler allargare i loro territori in Russia (teoria dello spazio vitale, del Lebensraum). Questo fenomeno è all'origine del revisionismo storico attuale, che consiste a sopravvalutare il contributo americano nella liberazione dell'Europa (400 mila americani uccisi) e a svalutare lo sforzo maggiore fornito dalla Russia sovietica (26 milioni di morti). Infine abbiamo la russofobia americana che si è scatenata all'indomani della vittoria sul nazismo, secondo lo stesso schema della russofobia inglese. 

—  La russofobia si è manifestata quindi a ondate durante la storia? 

—  Esattamente. Appena sconfitto il nemico comune, gli Stati Uniti hanno condotto la guerra fredda contro il loro alleato sovietico in nome della lotta anti comunista. Ognuno ha potuto costatare come, una volta scomparsa la minaccia comunista ormai da 25 anni, la russofobia americana sia raddoppiata di intensità questi ultimi anni! Pensare che la lotta al comunismo fosse stata un pretesto è una supposizione naturale. 
Storicamente le fasi più gravi di russofobia corrispondono sempre a dei periodi durante i quali la Russia è particolarmente forte. Dopo il 1760 ai tempi di Caterina II, nel 1815, dopo la vittoria su Napoleone, dopo il 1945, dopo la vittoria contro il nazismo...

—  Come è stato accolto il suo libro dal pubblico e i colleghi in Francia? 

—  In Svizzera l'accoglienza mediatica è stata corretta e largamente positiva, perché la nostra posizione di Paese neutrale ci rende più equilibrati nel nostro modo di vedere il mondo. In Francia invece i media istituzionali hanno ignorato il libro. In compenso i social network e il passa parola hanno funzionato bene ed il libro viene comprato molto bene anche dopo 15 mesi dalla sua pubblicazione. Do diverse conferenze e posso costatare che c'è un vero interesse tra il pubblico. Le persone vogliono capire, cercano un altro punto di vista e non si accontentano più delle idee, di fatto, manipolate dai media principali.

—  La Russia, come notava prima, interessa molto il pubblico europeo, che ne ha abbastanza della stessa visione unilaterale proposta dai media. La russofobia è un male quindi curabile a suo avviso? Lei è ottimista?

—  Per fortuna è un male curabile. Come la germanofobia di cui la Francia è riuscita a liberarsi dopo tre guerre, di cui due mondiali! È anche però una malattia cronica alla quale l'Occidente si è abituato. Questo significa che per estirparla, la cura prenderà del tempo. A breve termine sono pessimista, non ci saranno grandi risultati nell'immediato. Le sanzioni non verranno tolte presto e troveranno sempre dei pretesti per giustificarle, come la Crimea, russa quanto l'Alsazia-Lorena è francese. La Crimea si è riunita alla Russia attraverso due referendum popolari nel 1991 e nel 2004, mentre il Kossovo è stato staccato dalla Serbia senza alcuna consultazione democratica. In generale, lo scopo è di strangolare la Russia militarmente ed economicamente obbligandola ad armarsi. Rivediamo lo scenario degli anni '80, si spera di far crollare la Russia come l'Unione sovietica. La differenza è che la Russia è un Paese aperto e che ha degli alleati e Paesi vicini come la Cina. Viviamo in un equilibrio del terrore, come durante la Guerra fredda, la "guerra" attuale resterà non militare. Il rischio tornerà se i generali e i think tanks neoconservatori avranno la convinzione che una guerra contro la Russia potrà essere vincibile, come pensarono Guglielmo II e Hitler rispettivamente nel 1914 e 1939. Per il momento, quindi, la strategia preferita dall'Occidente resta quella del "cambio di regime" imposto dalle sanzioni economiche, la corsa agli armamenti, le vessazioni di media e ONG assoldati.


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