[Disarmo] Atomiche, fra riarmo e ammodernamento




In alcuni Paesi una parte importante del bilancio per la Difesa è speso per mantenere, rimodernare e, in alcuni casi pericolosi, moltiplicare gli arsenali atomici: le armi definitive, quelle che possono obliterare il genere umano in pochi minuti. «Pace e sicurezza in un mondo senza armi nucleari», aveva promesso il presidente americano Barack Obama nel 2009 a Praga, durante il suo primo importante discorso di politica estera. Alla fine del 2014 esistevano ancora 16.300 testate in 97 siti di 14 Paesi: non tutti nucleari ma, come l’Italia, alleati di Paesi nucleari.

Nel 1986, in piena Guerra fredda prima dell’avvento di Mikhail Gorbaciov, erano più di 70mila testate; e i Paesi che ambivano a possedere la loro bomba, non a custodire quella degli altri, erano una trentina. Oggi, oltre ai cinque membri del Consiglio di sicurezza dell’Onu (Stati Uniti, Russia, Cina, Regno Unito e Francia), “autorizzati” dal Trattato sulla non proliferazione entrato in vigore nel 1970, i Paesi nucleari “illegali” sono solo quattro: Israele, Pakistan, India e Corea del Nord. Pochi ma non meno pericolosi. Russi e americani da decenni si accordano sulla limitazione e il significato di deterrenza. Il 93% delle oltre 16mila testate appartiene a loro, ma solo 1.500 per ciascuno sono operative e potrebbero presto scendere a 1.100: le altre sono obsolete e inutilizzabili.

India e Pakistan, al contrario, si inseguono da anni in una corsa al riarmo nucleare dispendioso, senza fine e soprattutto senza regole. Fra loro non ci sono accordi di mutua riduzione né sulla definizione dell’uso come sola deterrenza. Senza contare le provocazioni ormai annuali della Corea del Nord. Ma l’arma nucleare è come la prostituzione, la droga e il razzismo: è un’inestinguibile parte dei vizi delle nazioni. Silenziosamente molti la desiderano perché averla continua a rendere un Paese più potente e rispettato di quanto non sarebbe altrimenti.

Nemmeno le cinque nazioni “storiche” intendono privarsene, nonostante si siano solennemente impegnate al disarmo nucleare. La Cina sta modernizzando e rafforzando il suo arsenale, considerato fondamentale per raggiungere il dominio regionale che sta inseguendo da anni con determinazione. Nemmeno russi e americani intendono rinunciare a essere potenze nucleari, né tantomeno a considerare la bomba come una scomoda eredità del passato.

Un anno fa, nel primo anniversario dell’annessione della Crimea, Putin aveva annunciato di voler dispiegare delle armi nucleari nella penisola appena sottratta all’Ucraina: nemmeno ai tempi della Guerra fredda si facevano minacce di questo genere. Nel rinnovamento generale delle forze armate russe, quello degli arsenali atomici è centrale.

Intanto Barack Obama ha presentato un programma di ammodernamento degli arsenali americani che costerà mille miliardi di dollari in 30 anni. Ciò significa che fino al 2046 le testate continueranno a essere sostituite da armi più moderne ed efficaci. E che dunque non c’è alcuna idea di rinunciare all’atomica almeno fino al 2080, quando anche queste armi diventeranno obsolete. Effettivamente, promettendo un mondo senza le armi nucleari Obama non aveva parlato di date.

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