[Disarmo] Montenegro, NATO, Balcani. Quale futuro?



Skopje, 10 marzo 2016

La cooperazione bilaterale e quella regionale, così come l'integrazione nella Nato, sono tutti elementi essenziali per la stabilità dei Balcani: è quanto convenuto oggi a Lubiana nell'incontro tra il ministro della Difesa macedone, Zoran Jolevski e l'omologo sloveno Andreja Katic. Jolevski, dopo essere stato ieri in Croazia, conclude oggi la sua visita ufficiale di un giorno in Slovenia. Nell'incontro odierno il ministro della Difesa di Skopje ha ringraziato l'omologo sloveno per il "sostegno incondizionato all'adesione della Macedonia alla Nato" e ha auspicato un ulteriore rafforzamento della cooperazione in vista del summit dell'Alleanza atlantica, previsto per l'8 e 9 luglio a Varsavia. "La Macedonia ha già centrato tutti i criteri per l'ammissione nella Nato e partecipa attivamente alle missioni dell'organizzazione. In una parola, la Macedonia merita di entrare a fare parte della Nato", ha detto Jolevski come riferisce un comunicato del ministero della Difesa macedone.

"La Slovenia sostiene fortemente il processo di adesione della Macedonia nella Nato", ha rimarcato da parte sua la Katic. In particolare il ministro della Difesa sloveno ha sottolineato il buon livello di cooperazione nella formazione dei militari e nelle esercitazioni congiunte. "Sostenendo esercitazioni congiunte nella base militare di Krivolak (nell'est dell'ex Repubblica jugoslava di Macedonia, ndr), siamo in grado di sviluppare un buon livello di interoperabilità bilaterale, ma anche con la Nato", ha detto Katic. Per quanto riguarda l'emergenza immigrazione i due interlocutori hanno concordato sulla necessità di una soluzione durevole che comprenda tutti i paesi dei Balcani, l'Ue e la Turchia.

Montenegro, NATO, Balcani. Quale futuro? di Enrico Vigna, Forum Belgrado Italia

 Il 2015 ha visto per l’area balcanica un ulteriore colpo alla stabilità ed alla pacificazione dell’area. Gli scontri di piazza verificatisi negli ultimi mesi dell’anno, dopo che è partita una campagna propagandistica governativa che intende guidare l’opinione pubblica verso l’entrata nella NATO. Alcune forze come il Fronte Democratico e il movimento per la pace “NO alla guerra-NO alla NATO”, hanno deciso di scendere in piazza con proteste che la polizia, su ordine del governo, ha cercato di reprimere violentemente. Ma penso sia errato pensare che la protesta riguardi in primis la questione NATO (pur centrale). A chi segue da vicino le vicende montenegrine, non sfugge che, giustamente, queste forze stanno cercando di portare in piazza la gente con una lettura complessiva della situazione del paese. Uno stato che sta sprofondando, secondo le stime del FMI e degli economisti internazionali, verso lo stadio della povertà assoluta per fette sempre più consistenti della popolazione, ormai celebre a livello internazionale per una corruzione dilagante, una criminalità che ha messo salde radici nel paese (le varie mafie, italiana, russa, albanese hanno finanziariamente il paese nelle loro mani, come denunciato anche dai centri di investigazione italiani ed europei). Non bisogna dimenticare che lo stesso primo ministro del Montenegro, Djukanovic, è indagato dalla Procura italiana per connivenza con la Sacra Corona Unita pugliese. Il governo che cosa fa di fronte a questo scenario? Lancia una privatizzazione selvaggia, pratica un programma di riduzione o addirittura abolizione delle ultime norme di stato sociale, elimina i benefici rivolti agli investimenti sull’occupazione dei giovani, blocca le pensioni e i salari, inasprisce le leggi che limitano libertà sociali e politiche…ma investe milioni di euro per campagne mediatiche di pubblicizzazione e sostegno all’ingresso nella NATO come obiettivo fondamentale per la crescita del paese. Incontri della NATO organizzate nel più lussuoso hotel della capitale, ricevimenti nei ristoranti più costosi, meeting in cui il numero degli altoparlanti spesso superava il numero di cittadini presenti, continui spot televisivi a pagamento sulle TV, decine di cartelloni pubblicitari in ogni città del Montenegro. Ma tutto questo non per caso, come spiegano bene i leaders delle proteste: infatti il governo è cosciente che nel paese, la maggioranza della popolazione, o rifiuta la NATO come prospettiva, oppure la considera come una alleanza ad essa non benevola. Una alleanza militare, che non solo ha bombardato il paese, ma ha utilizzato armamenti come quelli a base di l’uranio impoverito o le cluster bombs, devastando per sempre il territorio e l’ambiente. Il movimento di protesta, per far prendere coscienza di cos’è la NATO, ha prodotto documenti dove si cita l’opuscolo con le indicazioni obbligatorie, ai tempi dei bombardamenti sulla RFJ, per i soldati della NATO in Kosovo, dove era scritto testualmente: "L'inalazione di particelle insolubili di polvere di uranio è associata con conseguenze per la salute a lungo termine, tra cui il cancro e difetti di nascita.Questi effetti possono diventare visibili solo qualche anno più tardi". Il movimento ha portato avanti una richiesta ufficiale al Ministro della Sanità montenegrino, il dottor B. Šegrta, perché presenti pubblicamente le statistiche ufficiali dal tempo della campagna di bombardamenti NATO, dove si rileva l'aumento di malattie e di decessi per malattie maligne, nel corso degli ultimi due decenni, e per avviare la formazione di un gruppo di esperti indipendenti, nonché per fornire una stima di quanta incidenza hanno avuto su questo, i bombardamenti NATO e l'uso di munizioni all'uranio impoverito. E’ proprio muovendosi in questo quadro complessivo e sociale che, in particolare a Podgorica, sono scese in piazza migliaia di persone, con una forma di autorganizzazione, su parole d’ordine che affermano che l'inclusione del Montenegro nel processo di integrazione euro-atlantica non porta sviluppo, consolidamento o prosperità al paese. Va rilevato che in questo momento non vi è in Montenegro un partito o una forza politica consistente, con una politica o una proposta chiara e concreta, all’interno dello stesso Fronte Democratico che guida le proteste di piazza; al suo interno vi sono esponenti che appoggiano le proteste ma in realtà sono legati ad interessi interni al sistema e lontani dalle reali esigenze e bisogni della gente. Si tratterà di capire nell’evolversi della situazione, chi manterrà una posizione ferma e chi si adeguerà per salvarsi lo scranno. Uno scenario già visto in Montenegro ai tempi della secessione dalla RFJ e anche in Serbia.

IL TEMPO E’ GIUNTO!Questo per quanto riguarda la situazione interna al paese, ma è evidente che, come spiegato anche da analisti militari indipendenti, a Podgorica si svolge un “gioco globale", in cui è coinvolta anche la Serbia, per creare ulteriori difficoltà alla Russia, che nei Balcani ha un retroterra culturale e politico molto radicato nelle popolazioni, e su questo sta cercando di riprendere un ruolo di primo piano e ostacolare l’occidentalizzazione completa della regione. Se la NATO non riuscisse ad egemonizzare completamente l’area, molte prospettive ed alleanze strategiche dovrebbero essere ridefinite.

Intanto dopo le manifestazioni di ottobre e i violenti scontri, a metà dicembre si sono svolte nuove proteste e manifestazioni con la parola d’ordine contro la guerra e contro la NATO, per un referendum popolare e per le dimissioni del governo.

 "Se si impedirà il referendum e ci sarà un tentativo fraudolento in Parlamento circa la decisione di adesione alla NATO, il Montenegro sarà portato sull'orlo di uno conflitto interno molto pericoloso", ha dichiarato al comizio, Andrija Madic, il leader del Nuovo Partito Democratico Serbo, sicuramente il motore più deciso e consistente di queste proteste.
La protesta è nuovamente tornata davanti al parlamento con la partecipazione di quasi 10.000 persone, secondo gli organizzatori.
Il 2 dicembre la NATO ha ufficialmente invitato il Montenegro a diventare un suo membro, provocando la reazione diplomatica della Russia, che ha bollato questo passo come una minaccia alla stabilizzazione e pacificazione dei Balcani.
Nel frattempo il Primo Ministro montenegrino Milo Djukanovic, preoccupato per gli esiti della consultazione popolare, ha risolutamente respinto gli appelli per organizzare un referendum sulla adesione al Trattato NATO.
"Ci hanno invitato solo per avere un po' di più soldati da mandare nelle loro guerre e poi contro la Russia. Noi in Montenegro non dobbiamo e non dovremo prendere parte a questa partita", ha dichiarato Bulatovic, ex presidente del Montenegro jugoslavo, ai manifestanti che sventolavano bandiere russe e serbe e cantavano "Putin è con i serbi!" e "Madre Russia!"
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Assassini della NATO", urlava la folla, mentre alcuni partecipanti portavano candele in memoria delle vittime dei bombardamenti della NATO in Montenegro.

"Ci hanno bombardato per più di 70 giorni, quindi come possiamo perdonarli per le vittime e la distruzione del nostro paese? In nessun modo e mai potremo dimenticare questo", ha detto Radomir, un elettricista di 46 anni in un intervento.

 Il presidente del Centro NO Guerra-NO NATO, Gojko Raicevic ha dichiarato al sito Analytics che le possibilità di contrastare e piegare l’attuale governo sono fondate sulla speranza che il popolo del Montenegro non abbia perso la voglia di cercare la libertà sopra ogni altra cosa.

 Il Fronte Democratico è una coalizione politica di opposizione in Montenegro. E' composto dal Nuovo Partito Democratico Serbo, dal Movimento per il cambiamento, dal Partito Democratico del Popolo, dal Partito dei Lavoratori e dal Partito Unito dei Pensionati e Disabili, oltre ad associazioni, organizzazioni studentesche, accademici, personalità indipendenti e anche una frazione del Partito Popolare Socialista. L'obiettivo di questa alleanza è di rovesciare il Partito Democratico dei Socialisti del Montenegro di Milo Đukanović, che è al potere dal 1991.
Miodrag Lekic ex ambasciatore a Roma della RFJ, ha guidato la lista dell'alleanza alle elezioni parlamentari dell’ottobre 2012 e alle elezioni presidenziali del 2013, supportato sia dal Fronte Democratico che dal Partito Popolare Socialista. Secondo la relazione della commissione elettorale fu sconfitto con un margine strettissimo da Filip Vujanović, sostenuto dalle forze governative. Ma molti osservatori internazionali indipendenti rilevarono che la vittoria di Vujanovic era frutto di una massiccia frode elettorale.

 Una breve cronaca degli avvenimenti.

 Dalla fine di settembre alla fine di ottobre per 20 giorni le forze di opposizione all’attuale governo, insieme a sindacati, giovani e associazioni civili, hanno manifestato e occupato la piazza davanti al Parlamento a Podgorica, per chiedere le dimissioni del governo Djukanovic e contro le misure antipopolari sempre più dure riguardanti lo stato sociale, le privatizzazioni, la corruzione e la criminalità che hanno in mano il paese e la società montenegrina; a fianco di questo veniva richiesto un Referendum popolare per decidere la ventilata decisione di adesione alla NATO, diventata poi ufficiale il 2 dicembre. In tutto questo tempo decine di migliaia di montenegrini hanno occupato pacificamente notte e giorno la piazza del parlamento, ma a differenza di Piazza Maidan a Kiev, alle 5.45 del 16 ottobre 2015 un migliaio di membri delle unità speciale di polizia, portate da tutto il Montenegro, e di forze di polizia regolari in tenuta antisommossa, hanno brutalmente attaccato e sgomberato questa pacifica protesta. La polizia ha arrestato decine di manifestanti oltre ai parlamentari del FD Slaven Radunovic e Vladislav Bojovic. Nell’attacco ci sono stati anche decine di feriti tra cui uno molto grave. Anche il presidente del Partito Nazionale Democratico e membro del Presidium del FD Milan Knezevic è stato brutalmente e senza alcuna motivazione, picchiato e spruzzato sul viso con gas lacrimogeni e urticanti e trasportato con urgenza al Centro di Emergenza ospedaliero della capitale.