[Disarmo] 2014 buon anno per la Nato - M.Dinucci




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Oggetto: 	(ComitatoNoNato) M.Dinucci-2014 buon anno per la Nato
Data: 	Tue, 30 Dec 2014 11:23:49 +0100


da Il manifesto del 30 dicembre 2014

L'arte della guerra

2014 buon anno per la Nato
di Manlio Dinucci

Il 2014, per Washington e la sua Alleanza transatlantica, rischiava di
essere un anno nero soprattutto in due scenari: una Europa senza guerre
dove, nonostante l’allargamento della Nato ad est, si stavano
rafforzando i rapporti economici e politici tra Ue e Russia e quasi
tutti gli alleati erano restii ad aumentare la spesa militare al livello
richiesto dal Pentagono; un Medio Oriente dove stava fallendo la guerra
Usa/Nato in Siria e l’Iraq si stava distanziando dagli Usa avvicinandosi
a Cina e Russia, la cui alleanza è sempre più temuta dalla Casa Bianca.

Si avvertiva a Washington, sempre più pressante, l’esigenza di trovare
una «nuova missione» per la Nato. Che puntualmente è stata trovata. Il
putsch di piazza Maidan, a lungo preparato addestrando anche forze
neonaziste ucraine, ha riportato l’Europa a una situazione analoga a
quella della guerra fredda, provocando un nuovo confronto con la Russia.
L’offensiva dell’Isis, a lungo preparata finanziando e armando gruppi
islamici (alcuni dei quali prima definiti terroristi) fin dalla guerra
contro la Jugoslavia e quella contro la Libia, ha permesso alle forze
Usa/Nato di intervenire in Medio Oriente per demolire non l’Isis ma la
Siria e per rioccupare l’Iraq.

La «nuova missione» Nato è stata ufficializzata dal Summit di settembre
nel Galles, varando il «Readiness Action Plan» il cui scopo ufficiale è
quello di «rispondere rapidamente e fermamente alle nuove sfide alla
sicurezza», attribuite alla «aggressione militare della Russia contro
l’Ucraina» e alla «crescita dell’estremismo e della conflittualità
settaria in Medio Oriente e Nord Africa». Il Piano viene definito dal
segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, «il più grosso
rafforzamento della nostra difesa collettiva dalla fine della guerra
fredda».

Come inizio, in appena tre mesi la Nato ha quadruplicato i
cacciabombardieri, a duplice capacità convenzionale e nucleare,
schierati nella regione baltica (un tempo parte dell’Urss); ha inviato
aerei radar Awacs sull’Europa orientale e accresciuto il numero di navi
da guerra nel Mar Baltico, Mar Nero e Mediterraneo; ha dispiegato in
Polonia, Estonia, Lettonia e Lituania forze terrestri statunitensi
(comprese unità corazzate pesanti), britanniche e tedesche; ha
intensificato le esercitazioni congiunte in Polonia e nei paesi baltici,
portandole nel corso dell’anno a oltre 200.

Sempre in base al «Readiness Action Plan», è stato avviato il
potenziamento della «Forza di risposta della Nato» costituendo
«pacchetti» di unità terrestri, aeree e navali in grado di essere
proiettate rapidamente in Europa orientale, Medio Oriente, Asia centrale
(compreso l’Afghanistan dove la Nato resta con le sue forze speciali),
Africa e altre regioni. In tale quadro sarà formata una nuova «Task
force congiunta ad altissima prontezza», capace di essere «dispiegata in
pochi giorni, in particolare alla periferia del territorio Nato».

Contemporaneamente è stato aperto a Riga (Lettonia) il «Centro di
eccellenza di comunicazioni strategiche Nato», incaricato di condurre la
nuova guerra fredda contro la Russia con vari strumenti, tra cui
«operazioni informative e psicologiche». Secondo l’accordo firmato il 1°
luglio presso il Comando alleato per la trasformazione (Norfolk,
Virginia), fa parte del Centro di eccellenza per la nuova guerra fredda
anche l’Italia, con Gran Bretagna, Germania, Polonia e le tre
repubbliche baltiche.

In tal modo l’Italia e la Ue contribuiscono ad aprire la «nuova era di
dialogo con Mosca» annunciata da Federica Mogherini, alto rappresentante
per la politica estera della Ue.

Manlio Dinucci <http://www.voltairenet.org/auteur124610.html?lang=it>

Fonte
Il Manifesto (Italia) <http://www.voltairenet.org/auteur122722.html?lang=it>


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