[Disarmo] Fuga dalla Libia in fiamme, via più di 100 italiani



Prima gli si fa la guerra poi si scappa a gambe levate:

http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/africa/2014/07/27/fuga-dalla-libia-in-
fiamme-via-piu-di-100-italiani_e39cc778-58d0-4909-9271-92c69ff43da3.html

La Germania ha richiamato il personale diplomatico dalla Libia. Lo ha 
affermato oggi a Berlino un portavoce del ministero degli Esteri in conferenza 
stampa, parlando di ''evacuazione''. L'ambasciata a Tripoli, tuttavia, ''non è 
ancora'' chiusa, e impiegati locali sono tuttora in servizio. A causa della 
pericolosità della situazione, Berlino aveva invitato i cittadini tedeschi a 
lasciare il paese nel weekend, mettendo in guardia dal sito del ministero dal 
''rischio di rapimenti e attentati''.

Dopo l'incendio ad un deposito di benzina, colpito stanotte da un razzo 
durante gli scontri vicino Tripoli, ha preso fuoco un secondo serbatoio di 
carburante e la situazione è "molto pericolosa". Lo rende noto il governo 
libico parlando di rischio di "catastrofe umanitaria e ambientale dalle 
conseguenze difficili da prevedere".

Nessun ordine di evacuazione, ma gli italiani che hanno voluto lasciare la 
Libia sull'orlo di una nuova guerra civile, hanno potuto farlo "sotto 
protezione". E sono più di 100, ha reso noto la Farnesina, quelli trasferiti 
fuori dal Paese negli ultimi giorni. "Di fronte dell'aggravarsi della crisi in 
Libia, il ministro degli Esteri, Federica Mogherini, ha disposto da giorni un 
piano di tutela dei connazionali nelle zone più a rischio" che "attraverso 
l'ambasciata a Tripoli e in raccordo con l'Unità di crisi, aveva già attivato 
un monitoraggio della presenza italiana" nel Paese.

"L'uscita dalla Libia è avvenuta con convogli via terra verso la Tunisia e con 
il ricorso a velivoli dedicati disposti dall'unita di crisi, uno dei quali è 
partito proprio questa mattina, grazie al concorso della nostra aeronautica 
militare, con destinazione Pisa", ha aggiunto la Farnesina nella sua nota, 
mentre fonti di governo sottolineano che il rientro va avanti da giorni "in 
modo tranquillo". "Su richiesta di alcuni governi - prosegue la nota - l'Italia 
si è occupata anche del trasferimento di persone di nazionalità diversa". Dopo 
l'evacuazione di ieri dell'ambasciata americana a Tripoli, oggi infatti sono 
stati alcuni Paesi Ue - Gran Bretagna, Germania, Olanda e Francia - a chiedere 
ai propri connazionali di lasciare il Paese al più presto.

Il sito della Farnesina "Viaggiare sicuri" sconsiglia "tassativamente" di 
recarsi a Bengasi o in Cirenaica e invita "i connazionali ad evitare 
temporaneamente viaggi anche nella capitale". L'ambasciata a Tripoli resta 
comunque "aperta, operativa e sempre contattabile". "La nostra ambasciata - 
conferma la nota del ministero - continua ad assicurare il massimo impegno a 
tutela della collettività e degli interessi italiani in Libia". Dal canto suo, 
l'Eni ha infatti reso noto che "le attività proseguono regolarmente", pur 
monitorando "con attenzione l'evolversi della situazione".

È guerra a Tripoli, quasi cento morti in due settimane di scontri - di 
Laurence Figà-Talamanca - E' guerra a Tripoli. Quasi 100 morti e 400 feriti è 
il nuovo bilancio di due settimane di scontri nella sola capitale, dove le 
diverse milizie si contendono il controllo dell'aeroporto internazionale, in 
una prova di forza che non è solo territoriale e che si dimostra sempre più 
violenta. Anche a Bengasi, in Cirenaica, si contano solo oggi almeno 38 morti 
in scontri tra forze speciali libiche e gruppi armati islamici. L'allarme è 
sempre più alto, tanto che dopo gli Stati Uniti, che ieri hanno evacuato tutto 
il personale dell'ambasciata, oggi anche Gran Bretagna, Germania, Olanda e 
Francia hanno invitato i propri concittadini a lasciare la Libia. L'ambasciata 
italiana resta "aperta e operativa", ma il governo ha disposto "da giorni un 
piano di tutela dei connazionali nelle zone più a rischio": oltre 100 italiani 
che ne hanno fatto richiesta sono stati trasferiti fuori dal Paese, ha riferito 
la Farnesina. Dal canto suo l'Eni ha reso noto che "le attività proseguono 
regolarmente" ma che "l'evolversi della situazione nel Paese viene monitorata 
con attenzione". Ieri a Tripoli un razzo sparato dalle milizie ha colpito un 
edificio che ospitava operai egiziani uccidendone 23, ha reso noto l'agenzia 
egiziana Mena. Non è chiaro se queste vittime siano incluse nel nuovo bilancio 
fornito dal ministero della Salute libico di 97 morti dal 13 luglio. Il dato - 
è stato precisato - si basa sui rapporti di 8 ospedali pubblici della capitale 
e della periferia, ma non tiene conto di vittime arrivate negli ospedali di 
campagna o di altre città. Intanto continuano i combattimenti attorno allo 
scalo tra gli ex ribelli di Misurata e quelli di Zintan, che ne detengono il 
controllo dalla caduta del regime nel 2011. Parallelo al lancio di razzi, alle 
esplosioni, agli attacchi, sopravvive tuttavia il tentativo di dare istituzioni 
democratiche al Paese. Una cinquantina di membri della nuova Camera dei 
rappresentanti, eletta il 25 giugno, provenienti dall'ovest, dal centro e dal 
sud della Libia, si è riunita a Tripoli, riferisce il Libya Herald, per 
preparare il passaggio di poteri dal Congresso nazionale uscente previsto il 4 
agosto a Bengasi. Ma la presenza di gruppi islamici e dei jihadisti di Ansar al 
Sharia rendono la città orientale instabile e insicura quanto e più di Tripoli. 
In quella che fu la culla della rivoluzione contro Muammar Gheddafi, continua 
inoltre l'operazione "Dignità" del generale dissidente Khalifa Haftar - 
accusato di colpo di Stato e di aver assunto un'autorità che non gli compete - 
che da maggio scorso tenta di 'ripulire' la città dell'est dai fondamentalisti.