[Disarmo] [SPF:fail] Decreto salva poligoni premia inquinatori. Seconda parte: bonifiche



Comitato sardo Gettiamo le Basi
tel 3467059885

Inoltriamo con preghiera di diffusione il secondo comunicato del CNSC, Coordinamento Nazionale Siti Contaminati sul Decreto 91/2014  inquinatore protetto, salva Quirra e contaminazione siti militari Inaccettabile autocertificazione dati inquinamento da parte dell'inquinatore .

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Coordinamento Nazionale Siti Contaminati

Comunicato stampa 2/7/2014


Siti inquinati e bonifiche. "Chi ha avut' ha avut' chi ha dat' ha dat' scurdammc'o passat' con il Decreto “Inquinatore_protetto”.


Non basta il caso dei poligoni equiparati ad aree industriali, il Decreto 91/2014 nasconde una sorpresa ancora più amara per le aree inquinate, da Taranto a Crotone, dal Sulcis a Bussi, da Falconara a Mantova, da Trieste a valle del Sacco ed altre migliaia di siti.


Comitati e movimenti: altro che semplificazione, si tratta della completa privatizzazione delle bonifiche e della salute delle persone.
 Appello ai Parlamentari: superare le criticità in sede di conversione in legge.


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Il recente Decreto 91/2014 pubblicato il 25 giugno sulla Gazzetta Ufficiale, sarà ricordato come una delle più lucide operazioni di rimozione “sulla carta” dei problemi di contaminazione dei siti inquinati, più che un decreto “Ambiente protetto” come è stato incautamente definito dal Ministro una norma “Inquinatore-protetto”.

Partito, secondo le dichiarazioni del Ministro Galletti, con il positivo intento di semplificare le farraginose procedure delineate dal Testo Unico dell'Ambiente (D.lgs.152/2006) si è trasformato in un vero e proprio invito a nascondere la polvere inquinata sotto il tappeto. Dopo il caso dei poligoni militari trasformati in aree industriali per alzare i limiti di legge per la contaminazione dei suoli il Decreto contiene una norma ancora più grave che riguarda tutti i siti inquinati italiani, anche quelli ancora da scoprire.

In un paese dove le notizie sulla corruzione nel mondo dei rifiuti e delle bonifiche sono all'ordine del giorno, si demanda tutto al privato in un vero e proprio far west dove a rimetterci sono solo le comunità che vivono nelle migliaia di luoghi inquinati del paese.

La norma prevede che il primo passo sia fatto dall'inquinatore (o dal proprietario dell'area inquinata), che presenta direttamente un progetto di bonifica autocertificando la veridicità dei dati della contaminazione, senza alcun controllo, anche a campione, da parte dell'ente pubblico.

In questa fase emerge un primo problema: come farà l'ente pubblico a verificare l'esatta estensione della contaminazione, visto che è lecito attendersi dai privati una sottovalutazione del reale stato di inquinamento (ad esempio: si seguirà tutto il corso di un fiume per scoprire l'area esatta interessata dall'inquinamento partito da una fabbrica posta a monte?).

A quel punto la procedura prevede una rapida approvazione da parte dell'ente pubblico del progetto di bonifica (90 giorni; ricordiamo che il Ministero dell'Ambiente per i Siti nazionali di Bonifica convoca le conferenze dei servizi se va bene con una media di una l'anno per sito).

Approvato il progetto il privato realizza la bonifica. Solo a quel punto presenta un programma di analisi (il cosiddetto Piano di caratterizzazione) delle aree su cui si è intanto intervenuti. Il Piano deve essere esaminato, prima della sua realizzazione, dagli enti pubblici in 45 giorni e vale il silenzio-assenso.

Qui si pone un secondo problema. Dice un detto “chi cerca, trova, chi non cerca, non trova”. Le sostanze tossiche sono centinaia e attualmente ci sono dei criteri minimi per cercare un certo numero di queste sostanze sulla base delle lavorazioni che hanno interessato il sito. Questo decreto invece da' la massima libertà ai privati di scegliere quali sostanze cercare. Considerando che i costi di analisi e bonifiche sono strettamente collegati al tipo di sostanze, ci si può aspettare che i privati provino a presentare piani di caratterizzazione minimali con pochissime sostanze. Poiché queste scelte spostano decine di milioni di euro, si potrà immaginare la pressione per far decorrere inutilmente quei 45 giorni in modo tale da avere il silenzio-assenso, sollevando anche gli enti da qualsiasi responsabilità in caso di mancata risposta.

A questo punto si fanno le analisi vere e proprio per vedere se la bonifica è stata efficace e, finalmente, si prevedono le contro-analisi da parte dell'ARPA locale. Ma su cosa? Ovviamente solo sui parametri indicati dal privato. Inoltre attualmente le ARPA fanno le contro-analisi solo sul 10% dei campioni. Insomma, ci sarà un'altissima probabilità di avere bonifiche solo sulla carta.

La caratterizzazione a valle e non a monte porta con sé altri gravissimi problemi di carattere ambientale, sanitario e giudiziario. Infatti oggi la caratterizzazione realizzata dal privato in contraddittorio con gli enti fin dall'inizio della procedura permette di valutare l'esatta estensione della contaminazione, mentre con questo decreto il privato potrà presentare un progetto solo su piccole aree o, almeno, ci proverà. Sarà compito dell'ente pubblico in pochissimi giorni e su aree estremamente complesse in cui di solito ci vogliono anni per capire bene la reale estensione della contaminazione valutare se possono esistere altre aree limitrofe potenzialmente inquinate, senza avere strumenti reali per fare ipotesi in tal senso (ad esempio, l'accesso e la consultazione degli archivi sulle produzioni).

Dal punto di vista sanitario e giudiziario si perde la sicurezza sul reale stato di contaminazione a cui sono stati esposti magari per decenni i cittadini. La popolazione che vive in un'area inquinata (ma anche i ricercatori che devono valutare l'esposizione ad inquinanti e le eventuali conseguenze) dovranno basarsi sui dati dei privati per capire se sono stati esposti a pericoli per la salute.

Si arriva al paradosso che se un cittadino volesse chiedere i danni sanitari al privato inquinatore dovrebbe basarsi sui dati presentati proprio da chi ha devastato l'ambiente rendendolo pericoloso. Una volta avvenuta la bonifica faranno fede solo i dati dei privati, per carità, “autocertificati”. Ma viene spontaneo chiedersi: quale privato, quale multinazionale autocertificherà mai l'esistenza di uno stato di inquinamento per il quale potrebbe essere chiamata a rispondere per danni nelle aule dei tribunali?

Tra l'altro è incredibile che non vi sia alcun accenno ai doveri di trasparenza e pubblicazione di progetti e dati integrali, nonché della partecipazione dei cittadini ai procedimenti.

Singolare, infine, il fatto che la norma abbia la scadenza, il 2017, come se si trattasse di uno yogurt.

Questa previsione è però rivelatrice del reale intento del Governo. Sulle bonifiche appare evidente la volontà di mettere definitivamente sotto il tappeto le scorie di un passato in cui il sistema industriale italiano programmaticamente cercava di stare sul mercato sotterrando i rifiuti per non pagarne i costi. Ora che la realtà sta venendo a galla con manifestazioni e lutti, lo stesso sistema industriale chiede di non pagare i danni miliardari secondo il principio “Chi inquina paga”.

Per queste ragioni chiediamo ai parlamentari di intervenire in sede di conversione in legge del decreto al fine di superare le criticità che evidenziamo:

-sulla trasparenza e informazione dei cittadini durante il procedimento;
-sulla definizione di criteri minimi rispetto ai dati di partenza necessari per redigere il progetto di bonifica e il piano di caratterizzazione;
-sulla certificazione a campione di questi dati di contaminazione di partenza da parte delle agenzie regionali;
-sulla modifica del criterio del silenzio/assenso per l'approvazione dei piani di caratterizzazione.

 Ciò che chiediamo, invece, al Governo è un Piano generale per la bonifiche, che preveda innanzitutto un potenziamento ed una riqualificazione delle strutture di indagine ambientale e di controllo (ISPRA e agenzie locali con organici adeguati e resi indipendenti dalla politica), un finanziamento consistente per i cosiddetti “siti orfani” a a causa del fallimento delle imprese inquinatrici, un rafforzamentodegli strumenti giuridici ed amministrativi per applicare con efficacia il principio “chi inquina paga” ed, infine, un sistema trasparente di informazione dei cittadini interessati che dia conto di tutti i dati.

Solo in questo contesto potrebbe giustificarsi un intervento per semplificare le procedure, intervento che così come configurato ad oggi nel Decreto 91/2014  si tradurrebbe in una potenziale sanatoria regalata agli inquinatori.


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 27/06/2014 20:59, caomar ha scritto:

-------- Messaggio originale --------
Oggetto: Decreto salva poligoni premia inquinatori
Data: Fri, 27 Jun 2014 15:45:54 +0200
Mittente: caomar <caomar at tiscali.it>
A:


Comitato sardo Gettiamo le Basi
Tel 3467059885 --070823498

 

Decreto legge 91/25-6-2014. Il governo legalizza la contaminazione, affossa il processo sul poligono della morte Salto di Quirra, garantisce vita eterna e licenza di uccidere ai poligoni concentrati in Sardegna.

 Il comitato Gettiamo le Basi, componente del CNSC (Coordinamento Nazionale Siti Contaminati), fa pienamente suo il comunicato del Coordinamento che denuncia le nefaste conseguenze del sollevamento per legge dei valori soglia degli inquinanti, l’equiparazione delle aree militari ai siti industriali, l’instaurazione del principio “chi inquina non paga ma è premiato”.
Ricordiamo
1 Il decreto mostriciattolo, concepito da Governo e Parlamento, era in gestazione dall’agosto 2012.  Nel gennaio febbraio 2013  Gettiamo le Basi denunciò il  regalo per militari e grandi inquinatori  in arrivo e  le devastanti ricadute sulla Sardegna ( v All).
Parlamentari sardi, Regione, forze politiche hanno finora mantenuto il silenzio totale. Adesso che faranno? Lanceranno le solite "parole di fuoco" di rito contro il governo patrigno?
2 Il cosiddetto piano di Riqualificazione Salto di Quirra, fortemente voluto dalla sarda nomenclatura sarda (dai sindaci ai parlamentari,in particolare del Pd), riproposto dal governatore Pigliaru in occasione della Conferenza del 18/6, ha in programma l’insediamento e lo sviluppo di un “polo tecnologico industriale” nell’area del poligono della morte. Del tutto verosimile che la "riqualificazione" sostenuta da Regione e variegate autorità locali della Sardegna abbia favorito la nascita del decreto che equiparando le strutture militari ai siti industriali legalizza la contaminazione bellica e concede agli Stati Maggiori licenza di uccidere il popolo sardo.

 

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STOP BIOCIDIO              Coordinamento Nazionale

Lazio e Abruzzo                    Siti Contaminati

 

 

Comunicato stampa del 26/06/2014

 

 

Bonifiche. Miracolo del Governo Renzi, 30.000 ettari di nuove aree industriali in Sardegna e migliaia in altre parti d'Italia!

 E' solo un favore ai vertici militari, si alzano i limiti per l'inquinamento dei suoli di 100 volte.

 

Il Governo Renzi moltiplica le aree industriali del paese ma l'obiettivo non è creare occupazione ma mettere sotto al tappeto la contaminazione dei suoli delle aree militari alzando anche di 100 volte i limiti di legge.

Il decreto 91/2014 pubblicato ieri sulla gazzetta Ufficiale, chiamato in maniera tragicomica “Ambiente Protetto” dal Ministro Galletti, è un vero e proprio vergognoso colpo di spugna sullo stato di contaminazione delle aree militari del paese. Decine di migliaia di ettari distribuiti in tutto il paese occupati da poligoni militari, campi di addestramento, caserme, e in cui sono state svolte per decenni attività che possono aver liberato sostanze pericolose (si pensi ai continui brillamenti di cariche nei poligoni) ora vengono equiparati ad aree industriali per i quali la legge prescrive soglie di contaminazione molto più alte. 

 Il decreto prevede, infatti, che nelle aree militari si deve far riferimento ai limiti della colonna B della tabella relativa alle soglie di contaminazione dei suoli del decreto Legislativo 152/2006, quella relativa alle aree industriali, e non già alla colonna A, quella con i limiti per le aree residenziali e a verde.

 Per fare un esempio, nelle aree a verde la soglia per il Cobalto è 20 mg/kg mentre per le aree industriali è 250 mg/kg, più di 10 volte. Per la sommatoria dei composti policiclici aromatici (tra cui diversi tossici e/o cancerogeni) addirittura il limite per le aree industriali è più alto di 100 volte (1 mg/kg contro 100 mg/kg). Il benzene, cancerogeno di prima classe per lo IARC, ha un limite più alto di venti volte (0,1 mg/kg contro 2 mg/kg). Per il tetracloroetilene, un altro sospetto cancerogeno e tossico per il fegato, il limite è 40 volte più alto.

 Il tutto in aree che spesso appaiono come ampie zone verdi coperte da macchia mediterranea e boschi! Si pensi a Capo teulada e Quirra (Perdasdefogu) in Sardegna oppure a Monte Romano in Lazio (vasto 5000 ettari!).

 Il Decreto di fatto impedirà l'alienazione delle aree militari a favore di regioni e comuni che li richiedono da tempo per un loro uso civile perché si prevede che in tal caso si debba tornare a considerare  la tabella A, quella con i limiti più stringenti. A quel punto chi sarà così incauto da proporre di spendere centinaia di milioni di euro per le bonifiche in presenza di una legge che consente di rispettare la legge con limiti molto più elevati e senza spendere un euro?





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