USA: finanziamento operazioni militari



Con l'accordo sul "fiscal cliff" siglato l'1 gennaio scorso, il Congresso statunitense ha ammesso la possibilità di innalzare la pressione fiscale a carico dei contribuenti. Stando all'opinionista del "New York Times" Russel Rumbaugh, tale occasione dovrebbe portare a ripensare le modalità di finanziamento delle operazioni militari condotte dall'esercito statunitense. Rumbaugh propone l'introduzione di una "tassa di guerra", che potrebbe essere discussa nel prossimo round di negoziati di bilancio fra il presidente Barack Obama e il Congresso. Per Raumbaugh, l'eventualità di un intervento diretto in Siria e Mali, oltre ai possibili tagli automatici al bilancio della Difesa operati dal "sequestro", rendono indispensabile l'individuazione di nuove modalità di finanziamento degli sforzi bellici statunitensi. Obama intende considerare la minor spesa garantita dal prossimo ritiro dall'Afghanistan come una voce di risparmio. Il ritiro dall'Afghanistan nel 2014, però, costituisce un piano già preventivato da anni, e per tale ragione non rappresenta che un risparmi fittizio. Ciò cambierebbe, sostiene Rumbaugh, se Obama affiancasse a tali voci di minor spesa un concreto cambio di politica. Il "Budget control act" limita già la spesa militare statunitense. La tassa di guerra potrebbe scattare come misura straordinaria nel caso un intervento armato costringesse l'Esercito a sforare tale limite legale. Stando all'opinionista del "New York Times", la relazione diretta fra aumento delle entrate fiscali e nuovi interventi militari costituirebbe anche una garanzia che il rapporto fra costi e benefici di ogni intervento militare verrebbe adeguatamente preso in considerazione.
http://www.nytimes.com/2013/02/11/opinion/a-tax-to-pay-for-war.html