Israele, Peres avverte Netanyahu “Adesso trattiamo con i palestinesi”



Da La Repubblica del 10 dicembre

Il presidente allo Spiegel: “Ci saranno due Stati e tre blocchi di
colonie. Ma dovremo cedere pezzi di territorio”
GERUSALEMME — Il presidente Shimon Peres è l’ultimo dei “padri fondatori” 
dello Stato di
Israele, la sua autorevolezza gli consente di assumere posizioni sempre più 
spesso non in
linea con l’attuale governo di Benjamin Netanyahu, specie per quel che 
riguarda le trattative di
pace con i palestinesi e la colonizzazione della Cisgiordania. Lo stallo delle 
trattative di pace
negli ultimi tre anni hanno messo Israele in una difficile posizione e bisogna 
guardare al futuro
non al passato, ed ecco perché il governo israeliano «che uscirà dalle 
elezioni del prossimo
22 gennaio dovrà aprire subito le trattative con i palestinesi perché non c’è 
un’opzione
migliore di quella di una soluzione con due Stati», Israele e la Palestina. Un 
consiglio e un
monito al tempo stesso per il premier Netanyahu, dato dai sondaggi vincitore 
anche al
prossimo voto.
«Dobbiamo mettere la parola fine e dire che i peccati del passato sono 
perdonati e che non ci
accuseremo più a vicenda», ha confidato allo Spiegel il presidente israeliano. 
«Se vogliamo
essere sinceri», ha detto Peres al settimanale tedesco, «i dati di fondo di un 
accordo sono
chiari: ci saranno due Stati e tre blocchi di insediamenti, per i quali 
dovremo concedere ai
palestinesi un pezzo di territorio ugualmente grande ». «Gli insediamenti 
occupano tra il 2%
ed il 6% della superficie del territorio della Cisgiordania ed un territorio 
ugualmente grande
dovremo darlo ai palestinesi da un’altra parte. Non si tratta di un problema 
insolubile». Parole
chiare che certamente non possono esse condivise dal premier Netanyahu, 
impegnato invece
in una rappresaglia a tutto campo dopo il ricorso della Palestina all’Onu, dal 
blocco delle
restituzioni doganali all’Anp alla decisione di sbloccare la costruzione di 
migliaia di case negli
insediamenti attorno a Gerusalemme. Dell’opzione di uno “scambio di 
territori”, poi,
Netanyahu e la maggioranza di ultra-destra che lo sostiene non vogliono 
nemmeno sentirne
parlare.
Su quale sia l’unico partner credibile per la pace Peres non ne ha mai fatto 
mistero, anche
dopo l’iniziativa di Abu Mazen all’Assemblea generale dell’Onu che il 
presidente israeliano ha
comunque giudicato sbagliata. «Ho cercato di convincerlo a non fare questo 
passo proprio
ora, non era il momento. Ma credo ancora che lui sia un partner e un uomo 
serio e lo rispetto»,
ha raccontato l’altro giorno Peres alla tv israeliana. Ma Abu Mazen ha 
mostrato «coraggio »
nella sua iniziativa all’Onu nonostante la forte opposizione di Israele e 
degli Stati Uniti,
«coraggio non solo andando a Palazzo di Vetro, ma nell’affermare di essere 
contro il
terrorismo e a favore della pace». Peres giustifica in qualche modo il 
comportamento del
leader dell’Anp: «Si è sentito abbandonato da noi, dagli Usa, dall’Europa e 
dal resto del
mondo, e voleva fare qualcosa».
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