Deutsche Bank,Bnp Paribas e Bnl: ecco la lista ufficiale delle "banche armate",introiti in aumento nel 2011



Deutsche Bank, Bnp Paribas e Bnl: sono questi i gruppi bancari che maggiormente 
hanno contribuito, attraverso la loro attività di intermediazione, alla vendita 
all'estero di armamenti prodotti in Italia. Un mercato molto florido nel nostro 
Paese che movimenta miliardi di euro a fronte di circa 2500 autorizzazioni di 
vendita rilasciate dal ministero dell'Economia (in crescita del 14 per cento 
rispetto al 2010). Che significa esportazione verso Paesi "caldi" quali 
Algeria, Singapore, India, Turchia e Arabia Saudita. Il tutto realizzato 
attraverso canali bancari, cioè conti correnti autorizzati a ricevere i 
pagamenti delle forniture militari, in entrata e in uscita. Anche in questo 
caso un giro d'affari di tutto rispetto. Sono sei in tutto le "banche armate" 
che da sole hanno movimentato l'80% dei flussi delle esportazioni cosiddette 
definitive, corrispondenti a 1900 milioni di euro.
Quattro miliardi - Secondo un articolo pubblicato da Altraeconomia, che in 
anteprima ha potuto accedere ai dati raccolti nella "Relazione al Parlamento 
sull'export di armi", la movimentazione finanziaria nel 2011 è stata di 4 
miliardi di euro, dei quali 2,5 relativi ad operazioni di esportazione 
(definitiva e temporanea) e i restanti 1,5 derivanti da importazioni di 
materiale d'armamento. Ciò significa che circa 115 milioni di euro sono finiti 
nelle tasche delle banche attraverso commissioni, interessi, aggi vari. Vediamo 
allora per quale impegno le banche già citate sono entrate nel giro d'affari 
del commercio internazionale di armi, tenendo conto del fatto, come scrive 
Altraeconomia, che l'analisi "è parziale e per propria natura incompleta", per 
la mancanza di dati che creino un "collegamento diretto tra l'autorizzazione di 
incasso ad una banca al paese/arma/azienda a cui esso si riferisce".  
Deutsche Bank regina - Come già ricordato, la leader tra le banche armate, la 
Deutsche Bank, ha ottenuto nell'anno in corso 345 autorizzazioni rilasciate dal 
ministero dell'Economia, facendo segnare come importi circa
665 milioni di euro (lo scorso anno erano 836). Il gruppo bancario tedesco, 
rileva Altraeconomia, come singolo istituto di credito è di gran lunga il più 
compromesso. Sommando invece gli impegni di raggruppamenti di banche, come per 
esempio nel caso dell'alleanza tra Bnp Paribas e Bnl, a spadroneggiare in 
classifica è proprio questo colosso bancario. L'istituto francese ha ottenuto 
autorizzazioni pari a 491 milioni di euro (96
certificati) e la sua controllata italiana si impegna per 223 milioni di euro, 
più del doppio rispetto al 2010, con 57 autorizzazioni. Scorrendo ancora la 
classifica troviamo Barclays Bank (185 milioni) e Credit Agricole
(175 milioni). 
Unicredit abbassa le armi - Il panorama delle banche italiane rispetto al 
commercio di armi è variegato. Mentre Intesa SanPaolo, partecipando a 
"programmi di trasparenza importanti e ben strutturati", gradualmente si sta 
smarcando dal settore - un'unica autorizzazione al suo attivo nel 2011 pari a 
4mila euro -, Unicredit si aggiudica 65 autorizzazioni pari a 180 milioni di 
euro. Seguono Banco di Brescia (17 autorizzazioni), la Banca Valsabbina
(20) e la Cassa di Risparmio della Spezia (73), tradizionalmente legate a 
territori caratterizzati economicamente dalla produzione di armi. Anche per 
quanto riguarda le autorizzazioni cosiddette temporanee è la Deutsche Bank a 
farla da padrona con il 60 per cento delle autorizzazioni a lei assegnate.
Da Agusta a Beretta: chi produce e vende armi - Il rapporto riporta anche i 
nomi delle aziende italiane produttrici di armi che si spartiscono la torta 
miliardaria del commercio di morte. Agusta e AgustaWestland hanno prodotto e 
venduto elicotteri per quasi 829 milioni, AleniaAermacchi aerei 200 milioni e 
Avio, motoristica per aerei pari ad un introito di 145 milioni: queste tre si 
sono accaparrate il 48 per cento degli incassi dell'anno. Seguono a distanza 
Orizzonte Sistemi Navali (352 milioni da una sola fornitura, all'Algeria), 
Whitehead Alenia Sistemi Subacquei, Oto Melara, Fabbrica d'Armi Pietro Beretta 
e Fiocchi Munizioni.
Armi vendute a dittature e Paesi in guerra - La responsabilità che comporta 
far parte integrante del sistema di produzione ed esportazione di armi non è da 
sottovalutare se si pensa che i Paesi beneficiari sono quasi sempre luoghi 
martoriati da dittature repressive e guerre. Il "Rapporto del Presidente del 
Consiglio sui lineamenti di politica del Governo in materia di esportazione, 
importazione e transito dei materiali d’armamento" per l'anno 2011 rivelano - 
ma i dati sono parziali e poco trasparenti - che nell'anno passato per esempio 
è stata autorizzata la vendita di 127 milioni di armamenti per il dittatoriale 
Turkmenistan (tra cui elicotteri per uso militare, fucili d’assalto, 
lanciagranate e pistole della ditta Beretta già
consegnati) e 99 milioni di euro di armi alla Russia, di cui si è a conoscenza 
nel dettaglio solo di 10 autocarri protetti Iveco. Ancora, una nave d’assalto 
anfibia da 416 milioni di euro venduta all’Algeria, a cui si aggiunge una non 
meglio precisata "prestazione di servizi" da parte del Ministero della Difesa 
italiano alle Forze armate egiziane nel pieno delle rivolte popolari. Infine - 
l'ultimo dei nostri esempi - oltre 30 milioni di armi destinate al Gabon, 
notoriamente oppresso da un regime autoritario. 
18 maggio 2012
http://notizie.tiscali.it/articoli/cronaca/12/05/18/banche_armate_studio.htm
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