Quirra, i corpi del reato sono radioattivi



Su diciotto salme riesumate, sono stati ritrovati dati superiori alla norma in dodici casi. È la prova, secondo la Procura, del rapporto diretto tra attività svolte nel poligono dal 1956 a oggi praticamente senza controllo, il disastro ambientale tra Perdasdefogu e Villaputzu, certificato da analisi su analisi, e l'insorgenza di malattie e tumori in chi ha frequentato quella zona. LEGGI L'ARTICOLO COMPLETO SU L'UNIONE SARDA

 

«Spero di aver contribuito a fare chiarezza su quel che è accaduto nel Salto di Quirra. Sono contento di aver aiutato la Sardegna, fornendo una serie di risultati delle mie indagini al Procuratore di Lanusei, Domenico Fiordalisi. Poi la lettura dei dati e le scelte spettano ad altri. Cioè ai giudici e a voi sardi». Evandro Lodi Rizzini non dice altro. È il fisico di Brescia e del Cern di Ginevra che ha trovato torio radioattivo nelle ossa dei pastori morti attorno al Salto di Quirra. .

 

VENTI INDAGATI- Da qui l'avvio di conclusione delle indagini recapitato da Fiordalisi a venti indagati: sei ex comandanti del poligono di Perdas, due responsabili del distaccamento a mare di capo San Lorenzo, il tenente Walter Carta (responsabile del servizio di Prevenzione del poligono nonché ex sindaco di Forza Italia di Perdasdefogu), quattro esperti dell'Università di Siena (avrebbero taciuto sulle quantità di torio ritrovate nei terreni, in alcuni punti 35 volte superiori al fondo naturale del terreno), tre membri della commissione Difesa (i controllori del lavoro dell'Ateneo toscano), due chimici della Sgs di Torino (accusati di aver detto il falso quando hanno assolto dall'accusa di inquinamento le attività militari), il sindaco di Perdasdefogu, Walter Mura (Pd) e il professore universitario cagliaritano Pierluigi Cocco (medico competente della base) per aver ostacolato le indagini.

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Svolta nell'inchiesta su Quirra che vede 20 indagati

 

Le analisi del perito della procura rilevano la presenza di cerio e torio. Tra gli indagati militari, sanitari e anche il sindaco di Perdasdefogu Walter Mura

PERDASDEFOGU. La grande novità si chiama «cerio». È un metallo delle cosiddette “terre rare” che viene utilizzato nella fabbricazione artificiale del torio. Per il consulente del pm Domenico Fiordalisi, Evandro Lodi Rizzini, non ci sono dubbi: c’era anche cerio, nelle ossa della maggior parte dei pastori riesumati nell’ambito dell’inchiesta su Quirra. Era nelle tibie analizzate, in buona compagnia con il torio, come già si sospettava da tempo. Il torio era in «una quantità che presenta un andamento crescente con l’età per i deceduti che hanno esercitato pastorizia nel poligono».

 

Ma è stata proprio la presenza del cerio, ad allarmare la procura: perché in quanto elemento artificiale e non comune in natura, non ci si aspettava di trovarlo nelle salme degli allevatori. Ha una svolta tutta chimica, dunque, l’inchiesta sul poligono di Quirra condotta dal procuratore Domenico Fiordalisi. Una svolta che è approdata avant’ieri con venti avvisi di chiusura delle indagini notificati dalla squadra mobile nuorese e dalla forestale ad altrettanti indagati eccellenti. Sei generali indagati per omissione dolosa aggravata di cautele contro infortuni e disastri: Fabio Molteni, Alessio Cecchetti, Roberto Quattrociocchi, Walter Maulon, Carlo Landi, Paolo Ricci. Due colonnelli comandanti del distaccamento di capo San Lorenzo accusati anch’essi dello stesso reato dei primi sei militari: Gianfranco Fois e Fulvio Ragazzon, insieme al responsabile del servizio di prevenzione e protezione del poligono dal 2000 fino al 2008, W

alter Carta. Tre componenti della commissione del ministero della Difesa accusati di omissione dolosa aggravata di cautele contro infortuni e disastri: Giuseppe Di Donato, Vittorio Sabbatini, Vincenzo Mauro. Quattro docenti universitari e tecnici dell’i stituto di scienze ambientali di Siena, Francesco Riccobono, Giuseppe Protano, Fabio Baroni, Antonello Luigi Di Lella. Due chimici dell’Sgs, Gabriella Fasciani e Gilberto Nobile, già indagati dalla prima ora per falso ideologico e adesso anche per ostacolo aggravato alla difesa di un disastro. Il medico del lavoro e docente universitario, Pierluigi Cocco, accusato, insieme al sindaco Walter Mura, tra le altre cose, anche di favoreggiamento aggravato.

I bambini malformati. Tre generali, in particolare, ovvero Molteni, Cecchetti e Quattrociocchi, tutti ex comandanti del poligono di Quirra, sono accusati anche di aver «ostacolato l’opera di difesa in caso di disastro e omesso di riferire alle Aziende sanitarie di Lanusei e di Cagliari, e ai sindaci di Escalaplano e di Villaputzu e alle altre autorità competenti, che da molti anni avvenivano, con modalità illecite, brillamenti nel poligono in una zona che per le particolari caratteristiche orografiche poteva corrompere, adulterare o addirittura avvelenare le due sorgenti di acqua di Escalaplano e della frazione di Quirra». In quelle zone, si legge nell’avviso di chiusura indagini emesso dal procuratore Fiordalisi, «si erano più volte verificati casi di bambini gravemente malformati» e si cita il caso di una donna di Escalaplano «ancora in vita tra incredibili sofferenze. Poco prima della nascita, la sua abitazione è stata raggiunta dalle polveri dei brillamenti militari portate dal vento».

I radar “citotossici”. Qualche novità, rispetto alle indagini degli ultimi mesi, emerge anche intorno alle analisi fatte sulle emissioni elettromagnetiche delle postazioni radar del poligono. I test, in quella occasione, ovvero nel giugno scorso, non avevano trovato nulla di anomalo o di potenzialmente pericoloso per la salute umana. Ora, tuttavia, la procura ogliastrina dice di aver scoperto il perché: qualche addetto alle postazioni aveva abbassato la potenza dei radar prima del test che risultò, dunque, secondo la procura, assolutamente falsato.

 

«Nessuna cautela». I docenti universitari e tecnici senesi indagati, Riccobono, Protano, Baroni e Di Lella, sono invece accusati di aver contribuito «a esporre alla radioattività militari, civili e pastori, nonché i numerosi animali da allevamento, con l’artificio di presentare come indagine tossicologica l’indagine geochimica effettuata, senza denunciare il grave pericolo delle anomale concentrazioni di torio riscontrate nelle aree che sono considerate “ad alta intensità militare”».

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