Re: [SPF:fail] Il debito e le spese militari



Ho letto con piacere il messaggio che rispondeva alla mia domanda "quale modello di difesa" per l'Italia.

Ritengo che sia indispensabile, in tutte le nostre argomentazioni ed iniziative, specificare in modo preciso l'obiettivo delle stesse.

Affermare: noi chiediamo non solo una riduzione delle spese militari immediate, ma un ridisegno a brevissimo termine della struttura del nostro esercito limitandolo all'effettiva difesa dei confini nazionali, tutto questo in vista nel medio termine di un suo superamento e riconversione totale è parlare chiaro. Quando si parla chiaro il senso delle richieste è immediato e sono impossibili gli equivoci e i giochetti.

Grazie
Antonio


On 08/gen/12, at 21:56, Alberto Stefanelli wrote:


Credo che delineare un "modello di difesa" voglia dire, in pratica,
delineare che tipo di società si ha in mente.
Diciamo quindi che un mondo senza eserciti basato su relazioni economiche di
cooperazione anzichè di rapina mi pare un buon punto di arrivo.
Per questo mi trovo molto d'accorco nel pensare di sciogliere gli eserciti e
riconvertire le risorse oggi bruciate negli apparti bellici a funzioni
socialmente utili.

Partendo da qui credo che un buon primo passo sia un modello di difesa che rispetti il dettato costituzionale; un modello di difesa difensivo, con una riduzione quantitativa ma soprattutto qualitativa degli apparati militari.

Quindi un modello di difesa che preveda forze armate ridotte ed equipaggiate con armi ed addestremento adatto al compito della difesa, per ora anche
militare, del territorio nazionale da aggressioni militari esterne; un
modello di difesa strutturalmente inadatto a funzionare come corpo di
spedizione per fare guerre in giro per il mondo; un modello di difesa che NON veda le forze armate come strumento spendibile nel gioco delle realzioni internazionali o come "leva" nella difesa degli interessi economici dei padroni del vapore (eni, finmeccanica...); un modello che non affidi allo
strumento militare compiti impropri come l'ordine pubblico...

Ma soprattutto immagino un modello di difesa che sappia sperimentare,
concretamente già da oggi, forme di difesa non armata e nonviolenta...

Questo detto in due parole.

Credo però che il punto centrale non sia quale proposta o quale associazione sappia scrivere la proposta più bella, più completa o più radicale. Quello
che serve è la capacità di dialogare e di ascoltarsi, per riuscire a
costruire percorsi comuni che riescano - senza perdere mai di vista la meta
finale - ad incidere concretamente nella realtà.

Saluti di pace
Alberto







-----Messaggio originale-----
Da: disarmo-request at peacelink.it
[mailto:disarmo-request at peacelink.it]Per conto di antonio bontempi
Inviato: domenica 8 gennaio 2012 16.53
A: disarmo at peacelink.it
Oggetto: Re: [SPF:fail] Il debito e le spese militari


Una domanda al sig. Alberto Stefanelli, che non vuole essere offensiva.

Ma quale è il modello per la Difesa che proponete?

Nell'ottica del vostro OTTIMO ragionamento o si precisa in modo
concreto quale "difesa" si voglia, oppure, come mi sono già permesso
di suggerire a questa lista, si chiede lo scioglimento e la
riconversione dell'esercito per un'Italia coerentemente di Pace.
Tutto il resto viene di conseguenza ... uscita dalla Nato, ecc, ecc.

Antonio
Salò


(...)
UN ALTRO MODELLO PER LA “DIFESA”
Arriviamo allora al punto che più ci interessa. Le spese militari
italiane (ed europee) vanno drasticamente ridotte come conseguenza
di una scelta politica precisa: non vogliamo più un modello di
“difesa”  pensato e strutturato per fare la guerra. Sia che si
tratti di quello attuale con sprechi, privilegi e spese inutili;
sia che si tratti di quello più “efficace” nel fare le guerre che
vorrebbero il ministro Di Paola o il gen. Roberta Pinotti (e La
Russa, prima di lei).
Non vogliamo più la partecipazione italiana alle guerre illegittime
e alle missioni militari della Nato; vogliamo che l’Italia esca
dalla Nato e questa “obsoleta” alleanza militare venga sciolta – o
comunque che l’Europa scelga una postura internazionale pacifica e
di cooperazione e co-sviluppo con il Mediterraneo, l’Asia, l’America
latina e l’Africa.
È sulla base di queste scelte politiche che affrontiamo il nodo del
taglio alle spese militari.
Non per arrivare a forze armate più pronte ed efficenti nel
partecipare alle guerre della Nato, ma per un diverso modello di
difesa.
Un modello di difesa che tenga conto che con l’equivalente di 15
giorni di guerra Emergency ha realizzato in Afghanistan tre centri
chirurgici, 28 ambulatori e un centro di maternità e che l’intero
programma di Emergency in Afghanistan si mantiene con l’equivalente
di due giorni di presenza militare italiana.
Un modello di difesa che tenga conto,  (...)

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