Sempre più droni nei cieli così la nuova strategia Usa punta a ridurre le vittime



22 - 02 - 2010
la Repubblica

Sempre più droni nei cieli così la nuova strategia Usa punta a ridurre le vittime Le missioni degli aerei senza pilota sono più che raddoppiate nel 2009 Raccolgono dati sui rifugi dei capi ribelli. E sugli ordigni nascosti lungo le strade
di CHRISTOPHER DREW

Quando la settimana scorsa le forze statunitensi e alleate si sono spinte nella roccaforte dei Taliban a Marja, nell´Afghanistan meridionale, avevano il vantaggio di sapere dove erano state collocate le decine di bombe sistematicamente nascoste lungo il ciglio delle strade. E quando alcuni soldati si sono trovati nel mezzo del fuoco nemico hanno potuto chiamare in aiuto i droni. L´uso dei droni in Afghanistan si è diffuso rapidamente: sono circa una ventina i Predator che ogni giorno sorvolano il paese, quasi il doppio rispetto all´anno scorso. I droni sono utili per la sorveglianza, ma l´anno scorso hanno anche effettuato oltre 200 missioni trasportando missili e bombe, un numero triplo rispetto alle missioni effettuate in Pakistan. In Afghanistan i comandanti americani dicono che i droni sono diventati una componente sempre più importante della strategia del generale McChrystal, che punta a combattere i fondamentalisti ma anche a ridurre le vittime civili. Negli ultimi mesi, il comandante delle Forze Usa in Afghanistan ha inasprito le regole per i bombardamenti, specialmente quelli effettuati con jet militari, che di solito sganciano ordigni più grandi dei droni: questi ultimi hanno il vantaggio di poter restare in aria anche venti ore e poi colpire senza preavviso. Da quanto risulta alle Nazioni Unite, l´anno scorso non si sono segnalate vittime in Afghanistan per bombardamenti effettuati da droni, ma è difficile esserne certi al 100%. Dall´inizio del 2009 i Predator e i Reaper hanno aperto il fuoco contro sospetti militanti afgani, lanciando almeno 109 missili e 66 bombe. In Pakistan, secondo dati indipendenti, nello stesso periodo sono state condotte 69 missioni. Alle Forze armate i droni offrono quella protezione continua e quel controllo costante del territorio da tempo auspicati: il generale Stephen P. Mueller dell´Aeronautica americana, massimo comandante delle forze aeree in Afghanistan, sostiene che l´efficienza dei droni è legata alla possibilità di effettuare registrazioni filmate e di ottenere informazioni. Tenuto conto che il territorio dell´Afghanistan è molto montagnoso, avere una panoramica a volo di uccello «significa che le nostre forze sul terreno possono mescolarsi alla popolazione locale e girare in unità più piccole rispetto a quello che si suppone di norma». Fonti dell´esercito affermano che le Forze speciali stanno utilizzando i droni per attaccare i vertici Taliban e i network che costruiscono e nascondono bombe: dall´autunno scorso i Predator e i Reaper hanno sorvolato spesso o hanno stazionato a lungo sopra Marja, nella provincia meridionale di Helmand, dove in queste settimane è in corso un´offensiva militare di grandi proporzioni. Qui i droni hanno identificato i combattenti, monitorato i nascondigli delle loro armi, i percorsi e gli itinerari maggiormente battuti,e hanno potuto indicare dove erano stati nascosti gli ordigni improvvisati. Buona parte di questi dati sono stati analizzati negli Stati Uniti, dove si trovano coloro che guidano i droni, ma i comandanti sul terreno hanno ricevuto immediatamente gli aggiornamenti e i filmati grazie a speciali laptop. Andrew M. Exum, ex capitano dell´esercito e analista nel Center for a New American Security, sostiene che i video link si sono rivelati «incredibilmente utili» nelle operazioni di contenimento degli insurgents in Iraq nel 2007. Da allora i rifornimenti di laptop si sono moltiplicati: Predator e Reaper forniscono adesso fino a 400 ore di filmati al giorno alle truppe in Afghanistan. Alcuni Reaper saranno presto equipaggiati di dieci telecamere, invece dell´unica che hanno al momento, ed entro il 2011 ne avranno ben 30. In base alle cifre rese note dall´Aeronautica, i Predator e i Reaper nel 2009 hanno lanciato 219 missili e bombe e 31 quest´anno in Afghanistan, rispetto ai 183 del 2008 e ai 74 del 2007. Ma esperti come P. W. Singer, della Brookings Institution, mettono in guardia dal crescente ricorso alle bombe che potrebbero aumentare le possibilità di fare vittime tra i civili: «Non tutti coloro che scavano accanto a una strada sono da considerare automaticamente ribelli».