OKINAWA CONTRO LA BASE AMERICANA



TOKYO - Una grande manifestazione come non se ne organizzavano da tempo: l'intera isola di Okinawa, nel Giappone meridionale, si è mobilitata contro la massiccia presenza dei militari americani e contro il piano, firmato nel 2006 tra Stati Uniti e Giappone, che prevede lo spostamento della base di Futemma di poche decine di chilometri, nella meno abitata Nago, nella parte settentrionale.

A pochi giorni dall'arrivo del presidente Barack Obama, atteso il 13 e non più il 12 novembre a causa del massacro di Fort Hood (Texas), migliaia di persone, oltre 20.000 secondo la tv pubblica NHK, si sono radunate a Ginowan, cittadina a due passi da Futemma nel cuore dell'isola, incoraggiando il premier Yukio Hatoyama e la maggioranza di centrosinistra, a proseguire negli sforzi di rinegoziazione dell'accordo del 2006, come del resto previsto nel manifesto elettorale del Partito Democratico.

L'esecutivo Hatoyama ha rimesso in agenda il tema delle basi americane, promettendo un alleggerimento del peso che "grava sulla popolazione di Okinawa". "Non abbiamo più bisogno di basi: è giusto che Hatoyama lo dica con chiarezza ad Obama", ha detto il sindaco di Ginowan, Yoichi Iha.

"La piccola isola di Okinawa non necessita più di una base. Ci opponiamo alla costruzione della nuova struttura a Nago così come alla risistemazione di Futemma": è quanto recita l'inizio del messaggio di protesta approvato dai numerosi partecipanti, che prosegue bollando come "intimidazione" le parole dette poche settimane fa dal segretario alla difesa americano, Robert Gates, sulla mancanza di alternative e sulla opportunità di attuazione "quanto prima possibile" il piano di risistemazione delle truppe statunitensi.

Se Okinawa vale appena lo 0,6% del territorio nipponico, la presenza americana è alquanto ingombrante e occupa il 75% del territorio usato in esclusiva dalle truppe americane in Giappone, ospitando pure la stragrande maggioranza dei 50.000 marine di stanza nell'arcipelago giapponese.


SDA-ATS