La Conferenza Pugwash: aumenta il rischio di una nuova proliferazione di armi nucleari



News from the 57th Pugwash Conference on Science and World Affairs, Bari, Italy, 21-26 October 2007
http://www.pugwash.org/

28/10/2007

Cinque giorni di dibattito, con diverse sessioni a porte chiuse, che hanno visto a confronto scienziati di tutto il mondo impegnati per il disarmo. La Conferenza di Pugwash, che prende il nome dalla località canadese dove nel 1957 si tenne la prima sessione su impulso di Albert Einstein e Bertand Russel, ha trattato a Bari degli ‘affari del mondo’ da cui dipende il futuro pacifico ma anche la sopravvivenza del Pianeta Terra. Roberta Gisotti ha intervistato il prof. Paolo Cotta-Ramusino, segretario generale della Conferenza Pugwash, che nel 1995 ha meritato il Premio Nobel per la Pace:

D. - Professore la vostra conferenza ha coinciso con la Settimana per il disarmo indetta dall’ONU, che a dire il vero è passata inosservata. Come mai secondo Lei? Il disarmo non interessa? Eppure i negoziati internazionali segnano il passo oramai da anni….

R.- Il disarmo è un problema tuttora molto importante anche perché se non si abbandonano le armi nucleari, il clima di credibilità che queste armi hanno, in termini di rappresentazione della potenza internazionale, aumenterà. Questo vuol dire che più Paesi saranno indotti prima o poi a considerare la possibilità di acquisire armi nucleari o altre armi di distruzione di massa.

D. - Professore, tra i temi caldi su cui si è accesa la discussione è stata la possibile notevole crescita degli impianti nucleari, specie in diversi Paesi asiatici, che rivendicano – come anche l’Iran - il diritto di produrre energia atomica per usi civili. Quanto dobbiamo preoccuparci?

R. – Io direi che la preoccupazione si fa sempre più evidente perché c’è una correlazione tra attività civili e attività militari sul nucleare. Il diritto a sviluppare programmi nucleari civili è un diritto riconosciuto, certamente, a tutti i membri del Trattato di non proliferazione e tra questi compare anche l’Iran.

D. - Possiamo temere che questi impianti per uso civile siano poi trasformati per uso militare…

R. – Questo lo possiamo temere per tantissimi Paesi e in tantissime situazioni; l’unico modo per avere una garanzia assoluta è quello di stabilire un clima di reciproca fiducia e di reciproco controllo. Questo, naturalmente, in passato non è avvenuto, bisogna ricostruirlo adesso e non sono le soluzioni militari quelle più giuste a risolvere il problema, perché creano più problemi che altro.

D. - Si è rilanciato anche un possibile ruolo dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica…

R. – L’AIEA ha un ruolo da protagonista che è quello di controllare. Poi ci sono tutta una serie di problemi politici che affliggono, per esempio, il Medio Oriente, compreso l’Iraq, l’Iran, i rapporti tra India e Pakistan che abbiamo discusso nel nostro convegno e che sono connessi con un clima di conflittualità che poi, in ultima analisi, avviene in una zona dove sono presenti le armi nucleari.

D. – Diverse sessioni si sono svolte a porte chiuse per la delicatezza delle implicazioni politiche. Quale importanza hanno queste conferenze che organizza l’associazione Pugwash?

R. - Noi tendiamo a ritenere che abbiano un’importanza significativa e a volte particolarmente significativa, nel senso che permettono di stabilire molto spesso dei canali di comunicazione tra Paesi che si trovano sui fronti opposti. Nei tempi moderni forse questo è ancora più difficile da realizzare che non ai tempi della Guerra Fredda, dove c’erano dei canali stabili di comunicazione tra Stati Uniti e Unione Sovietica .

D - C’è bisogno comunque di rilanciare il tema del disarmo della comunità internazionale..

R. – Certamente. Il problema è che ci sono pochi incentivi per le grandi potenze a portare avanti il problema del disarmo e questo ha degli effetti molto negativi sugli altri.