Re: Curzio Bettio invia documentazione su nucleare



Ricevo e volentoeri inoltro:


La sfida per la eliminazione degli armamenti nucleari by David Krieger, 3 settembre 2007
(Traduzione di Curzio Bettio di Soccorso Popolare di Padova)
(Documentazione segnalata dal dott. Angelo Baracca di Scienzaepace mailing list - scienzaepace at liste.comodino.org)

Esistono molti seri problemi che attanagliano l’umanità, le variazioni climatiche, malattie contagiose, povertà ed inquinamento, ma nessuno costituisce una minaccia più pervasiva ed incalzante dei pericoli sempre in atto derivati dalle armi nucleari. Attualmente, nel mondo ci sono qualcosa come 26.000 ordigni nucleari. Dodicimila di queste bombe sono schierate, e quasi 3.500 sono poste in uno stato di allerta, pronte per essere lanciate in brevissimi istanti. Le armi nucleari sono una “Spada di Damocle” che pende in modo instabile sulle nostre teste, incombendo sul futuro dell’umanità. Sembra che noi non abbiamo imparato la lezione che ci è stata esplicitamente impartita dalla distruzione atomica delle città di Hiroshima e Nagasaki. Sono nove gli stati con armamenti nucleari che sono tutt’ora pronti ad infliggere una simile allucinante devastazione, ma su una scala ben più estesa. Gli attuali stati dotati di armi nucleari non mostrano alcun segnale di rinuncia alla loro fiducia sulle armi nucleari e, come risultato, altri stati cercano di iscriversi al club nucleare. L’espansione degli armamenti nucleari a questi nuovi soci farà solamente aumentare i rischi di catastrofe atomica. Sono trascorsi settant’anni da quando le armi atomiche sono state inventate ed usate sulle città Giapponesi di Hiroshima e Nagasaki. Dall’avvento dell’Era Nucleare, il mondo ha dimostrato una insana competizione verso le armi atomiche, che ha minacciato la specie umana di annientamento. Malgrado che più di 15 anni fa la Guerra Fredda abbia avuto termine, questa minaccia non è svanita. Il futuro della civiltà, e perfino della specie umana, è sospeso in bilico, ed ora, fra i problemi più importanti del mondo, viene spesa veramente una scarsa attenzione per mettere fine a questa minaccia. Siamo presenti ad una sfida, individuale e collettiva, che ci indirizza a mettere un termine a questo pericolo estremo per l’umanità. Questa è certamente una delle più grandi sfide del nostro tempo, e noi condividiamo la responsabilità comune di accettare questa sfida e di consegnare questo mondo intatto alle future generazioni.
Ammonimenti
Le armi nucleari scatenano l’energia atomica. La creazione di queste armi ha dimostrato una significativa conquista scientifica, ma ha prodotto una minaccia come non mai al genere umano e lo ha messo davanti alla sfida di cosa fare per fronteggiare questa minaccia. Albert Einstein, il cui paradigma teorico della relazione fra energia e massa ha preparato la strada alle armi atomiche, era profondamente turbato dall’invenzione di queste armi ed affermava: “Lo scatenamento dell’energia atomica ha cambiato ogni cosa, salvo il nostro modo di pensare, e perciò noi andiamo alla deriva verso una catastrofe senza pari.” Einstein, morto nel 1955, era vissuto abbastanza per vedere l’inizio della corsa agli armamenti atomici e lo sviluppo e le sperimentazioni delle bombe termonucleari. Dal 1955, dieci anni dopo il primo uso di bombe atomiche, sia gli Stati Uniti che l’Unione Sovietica hanno sviluppato bombe termonucleari, con un potenziale mille volte più alto delle bombe che hanno distrutto Hiroshima e Nagasaki, e la corsa agli armamenti nucleari ha avuto inizio. Gli USA e l’URSS hanno dato inizio ad esperimenti con armi atomiche su territori e acque di popoli nativi e di isole circondate da quelle acque, dimostrando scarsa considerazione per la salute e per il destino di quelle genti. Insieme al filosofo Bertrand Russell, Einstein lanciava un appello all’umanità, definito come Manifesto Russell-Einstein, che veniva sottofirmato in aggiunta anche da altri nove importanti scienziati. Il Manifesto dichiarava: “Davanti a noi sta, se noi lo vorremo, un progresso continuo di felicità, conoscenza, e saggezza. Dobbiamo invece scegliere la morte perché non possiamo dimenticare i nostri dissidi? Da esseri umani facciamo appello ad esseri umani: ricordatevi del vostro essere uomini, e dimenticate tutto il resto! Se voi lo farete, si aprirà la strada ad un nuovo Paradiso; se non lo farete, dovrete attendervi il rischio della morte universale.” Si trattava di un forte ammonimento. Durante tutta l’Era Nucleare, altri avvertimenti provenienti da fonti altamente credibili cercavano di porre sull’avviso il mondo relativamente al pericolo posto dalle armi atomiche all’umanità. Arrivavano avvertimenti da militari e scienziati, da politici e da personaggi della cultura. Un importante avvenimento veniva espresso da un gruppo di personalità eminenti nel 1996 attraverso il Rapporto della Commissione di Canberra sull’Eliminazione delle Armi Nucleari. Il Rapporto stabiliva: “La Commissione di Canberra è convinta che sono necessari sforzi immediati e determinati per rendere libero il mondo dalle armi nucleari e dalla minaccia da queste costituita. La potenza distruttiva delle armi atomiche è immensa. Il loro uso sarebbe catastrofico. L’asserzione che le armi atomiche possono essere conservate in perpetuo e mai usate – fortuitamente o per decisione – sfida la credibilità. L’unica e totale difesa è l’eliminazione degli armamenti atomici e l’assicurazione che non saranno mai più prodotti.” Uno dei membri della Commissione Canberra era il Generale George Lee Butler, che aveva prestato servizio come comandante in capo del Comando Strategico degli Stati Uniti. In questa carica il Generale Butler aveva avuto la responsabilità di tutte le armi nucleari strategiche degli USA. Dopo il suo ritiro dall’Aviazione Militare USA, il Generale Butler dedicava se stesso all’eliminazione degli armamenti atomici. Butler argomentava: “Quella che ora è in gioco è la nostra capacità di tenere sempre più alta la barra di un comportamento civilizzato. Finché noi consacreremo l’uso delle armi atomiche come arbitro determinante dei conflitti, avremo per sempre messo una pietra sopra le nostre possibilità di vita su questo pianeta, di una esistenza secondo un sistema di ideali che dia valore alla vita dell’uomo e che rifugga da soluzioni che continuano a ritenere accettabile l’eliminazione secca di intere società. Questo è semplicemente ingiusto. È moralmente ingiusto, e alla fine sarà la causa della fine dell’umanità.” Nel 2006, un’altra commissione di esperti, la Commissione sulle Armi di Distruzione di Massa, meglio nota come Commissione Blix, dal nome del suo Presidente, ex capo degli ispettori sulle armi in Iraq, Hans Blix, ha costruito un documento che echeggia il documento della Commissione Canberra. Facendo riferimento alle armi di distruzione di massa, il Rapporto della Commissione Blix stabiliva: “Finché qualche stato possiede tali armi – in particolar modo armi nucleari – altri le vorranno. Finché questo tipo di armamenti rimarrà negli arsenali di qualche stato, esisterà sempre l’alto rischio che un giorno o l’altro potranno essere usate bombe nucleari, per proposito o per accidente. In ogni caso l’uso sarà catastrofico.” Il Rapporto della Commissione Blix continuava: “La minaccia, che consiste in un’entità cumulata approssimativa di 27.000 bombe atomiche, in Russia, negli Stati Uniti e in altri stati del Trattato sulla Non Proliferazione delle armi nucleari, merita un interesse universale. Comunque, specialmente nei primi stati detentori di potenziale nucleare, è comune l’opinione che le armi nucleari della prima ondata di proliferazione in qualche modo siano tollerabili, mentre tali armamenti nelle mani di stati arrivati più tardi sono considerati pericolosi… La commissione respinge la suggestione che le armi atomiche nelle mani di alcuni non costituiscano minaccia, mentre nelle mani di altri pongano il mondo in pericolo mortale. I governi che possiedono armi nucleari possono agire responsabilmente o in modo sconsiderato. I governi possono cambiare nel tempo. Ventisettemila ordigni nucleari non sono una astratta teoria. Esistono al presente nel mondo!” Nel maggio 2007, il Congresso Fondatore del Consiglio per un Mondo Futuro pubblicava “L’Appello all’Azione di Amburgo”. Con questo documento veniva lanciato un allarme: “Gli ordigni nucleari costituiscono la minaccia catastrofica più immediata per l’umanità. Queste armi possono distruggere tutto il possibile, città, nazioni, la civiltà e lo stesso genere umano. Il pericolo presentato dalle armi atomiche nelle mani di qualcuno deve essere contrastato direttamente e con urgenza mediante una nuova iniziativa per l’eliminazione di questi strumenti di annichilimento.” Con i seri pericoli che le armi nucleari pongono al futuro dell’umanità, è singolare che così tanti avvertimenti, per un così lungo periodo di tempo, siano rimasti inascoltati. Forse il 97% delle armi atomiche nel mondo si trovano negli arsenali degli Stati Uniti e della Russia. Queste dovrebbero essere le nazioni a spianare la via, collaborando con le altre sette nazioni che possiedono ordigni nucleari: la Gran Bretagna, la Francia, la Cina, Israele, l’India, il Pakistan e la Corea del Nord. Inoltre dovrebbero operare con quei 35 paesi che sono in grado di fare la scelta di sviluppare arsenali atomici – paesi che posseggono la potenzialità tecnologica di sviluppare armi nucleari. Molti paesi, come il Giappone, in realtà sono potenze nucleari, in quanto possessori di tecnologia e materiali nucleari atti allo sviluppo di arsenali nucleari nel giro di settimane o al massimo mesi.
Il risveglio dell’Umanità
Cosa ci sarà bisogno per risvegliare l’umanità, e farle mutare direzione? Molti pensano che questo non potrà succedere finché non avverrà un uso catastrofico delle armi atomiche. Naturalmente, questo causerà una tragedia immensa, fuori da ogni immaginazione. Se noi possiamo immaginare che un’altra catastrofe nucleare sia possibile, perché non potremmo agire ora per prevenirla? Durante tutta la Guerra Fredda, l’umanità ha convissuto con il pericolo della Distruzione Mutuamente Assicurata, il cui appropriato acronimo risulta MAD (n.d.tr. mad corrisponde a folle!). Oggi MAD ha un significato aggiuntivo, Delusioni Mutuamente Assicurate (n.d.tr. “delusioni” corrisponde a “convinzioni errate” o anche a “allucinazioni”). È “allucinante” pensare che le armi atomiche ci possano proteggere. Malgrado le giustificazioni ufficiali, che le armi nucleari procurano sicurezza, dovrebbe essere lampante per coloro che pensano così, che questi armamenti non possono fornire protezione nel senso di sicurezza fisica. Al meglio, possono procurare sicurezza psicologica, se si ritiene che possano costituire un deterrente contro eventuali aggressioni. Ma credere questo, in sé e per sé, non rende una persona o una società sicura, certamente non dai pericoli atomici. Credere questo è una convinzione errata, ma ben incoraggiata. Attualmente, gli Stati Uniti stanno spendendo decine di miliardi di dollari per sviluppare un sistema di difesa missilistica, i cui fautori argomentano essere in grado di difendere gli USA da attacchi nucleari sferrati da stati canaglia. La sola ragionevole interpretazione di questa spesa pubblica è che i pianificatori della difesa USA hanno capito che la deterrenza non è molto facile e quindi può anche fallire. Naturalmente, le stesse difese missilistiche sono ben lontane dall’essere infallibili, e molti esperti ritengono che non funzioneranno, come assicurato, nelle condizioni di realtà. Infatti, molti scienziati, che… non partecipano al programma di difesa missilistica e non appartengono al mondo dell’industria che riceve da questo programma dei vantaggi, pensano che queste difese anti-missili non potranno essere realizzate. Come la Francese Linea Maginot, questo programma costituisce una barriera difensiva che è ben lontana da fornire sicurezza. Le difese missilistiche possono essere pensate come “una Linea Maginot nel cielo”, un sistema difensivo altamente reclamizzato e molto costoso con una probabilità veramente bassa di fornire un’effettiva difesa. Le insufficienze della deterrenza Il governo degli Stati Uniti fonda le sue esigenze di armamento atomico nel XXI.esimo secolo sulla deterrenza. Nel luglio 2007, i Ministri della Difesa, dell’Energia, congiuntamente al Segretario di Stato degli USA, hanno reso pubblico un documento, “Sicurezza Nazionale e Armi Nucleari: sostenere la deterrenza nel XXI.esimo secolo”. Il documento inizia: “Il principale obiettivo per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti è di impedire aggressioni rivolte contro noi stessi, i nostri alleati, i nostri amici. Ogni Amministrazione Americana, dai tempi del Presidente Truman, ha formulato una politica sulla sicurezza nazionale degli USA, grosso modo negli stessi termini, rendendo chiaro ad avversari ed alleati come il ruolo essenziale giocato dagli armamenti nucleari sia di produrre deterrenza.” Quello che il documento manca di stabilire è chi dovrebbe essere scoraggiato, perché le armi nucleari sarebbero fondamentali per la deterrenza, e se gli Stati Uniti non renderebbero più sicuri i loro cittadini e il mondo attraverso un negoziato sull’eliminazione degli ordigni atomici. Fare affidamento sulla deterrenza è pericoloso. La deterrenza è una teoria sul comportamento degli uomini, e presenta molte insufficienze. Perché questa possa risultare efficace, la rappresaglia dovrebbe essere precisamente comunicata ed essere ritenuta certa. Verosimilmente, una tale minaccia fa aumentare la potenza militare del campo avverso, più che ridurre le contrapposizioni. In aggiunta, la deterrenza non ottiene risultati quando l’antagonista ha comportamenti suicidi o non è localizzabile. Questo è certamente il caso di agenti non statuali estremisti, gruppi della stessa natura di al-Qaeda.
Le armi nucleari possono conferire prestigio?
Se le armi nucleari non possono fornire protezione ad una popolazione, e quasi certamente assicurano che uno stato in possesso di tali ordigni diventerà un obiettivo di armi atomiche di altri stati, quali altri vantaggi ne derivano? Una possibile risposta a questa domanda è “il prestigio”. Dato che i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite hanno tutti sviluppato armamenti atomici, può sembrare ad altri stati che gli ordigni nucleari possano contribuire al loro prestigio nel mondo. Questa idea ha ricevuto credito, viste le celebrazioni su larga scala per le strade dell’India e del Pakistan, quando nel 1998 questi due paesi hanno eseguito test con ordigni atomici. Anche la potenzialità di produrre armi atomiche, mediante arricchimento dell’uranio o separazione del plutonio, si presta ad attirare l’attenzione ed è percepita come fonte di prestigio. Sebbene non esista alcuna netta evidenza che l’Iran stia cercando di sviluppare armamento atomico, il suo programma di arricchimento di uranio ha portato questo paese sotto un intenso esame critico. Questo è indicativo dei modelli attuali sul nucleare a doppia corrente, per cui alcuni paesi, come l’Iran, vengono sottoposti ad un intenso giudizio critico se stanno sviluppando tecnologie nucleari, mentre altri, come l’India, si vedono elevare il loro status nella comunità internazionale, proprio per avere sviluppato e sperimentato armi atomiche. Esprimendo un giudizio positivo sulle potenzialità nucleari del suo paese, nel luglio 2007 il Presidente del Brasile Luiz Inacio Lula da Silva dichiarava: “Il Brasile potrebbe schierarsi fra quelle poche nazioni nel mondo che sanno controllare la tecnologia per l’arricchimento dell’uranio, e io penso che così saremo maggiormente rispettati come nazione – come quella potenza che noi desideriamo diventare.” Qualsiasi sia il prestigio che gli armamenti atomici o la tecnologia per produrli possono conferire, questo avviene a caro prezzo. Le armi atomiche sono costose e il loro possesso, quasi certamente, trasforma una nazione in un obiettivo per bombe nucleari. Armi dei deboli Le armi nucleari servono gli interessi dei deboli più che di coloro che esercitano la potenza. Nelle mani di una nazione relativamente poco potente, l’armamento atomico può servire da equalizzatore. Basta solo osservare il modo differente in cui gli Stati Uniti hanno minacciato i tre paesi che Mr. Bush scorrettamente ha marchiato come facenti parte di un asse diabolico: Iraq, Iran e Corea del Nord. Gli USA hanno invaso l’Iraq sulla base di una falsa accusa, di avere in programma armi atomiche, ma stanno solo minacciando l’Iran che sta attualmente arricchendo uranio, e hanno intavolato negoziati con la Corea del Nord, che ha già testato missili a largo raggio ed è ritenuta avere un piccolo arsenale di bombe atomiche. Nella prospettiva di una superpotenza, anche di quelle pesantemente armate con bombe atomiche, il peggior incubo dovrebbe manifestarsi se ordigni nucleari cadessero nelle mani di un’organizzazione non statuale di natura estremista, i cui membri fossero votati al suicidio e non localizzabili. Questo potrebbe costituire la condizione ideale perché queste armi venissero usate contro un’importante potenza nucleare o un altro stato. Ad esempio, gli Stati Uniti si troverebbero relativamente impotenti contro una al Qaeda armata di ordigni nucleari. Gli Stati Uniti non sarebbero in grado di bloccare al Qaeda. Potrebbero solo sperare di essere in grado di impedire ad al Qaeda di arrivare a possedere una bomba atomica o i materiali per farne una, o di localizzare e distruggere l’ordigno prima della sua detonazione.

Perché eliminare le armi nucleari?
Le armi nucleari minano la sicurezza. Nelle circostanze attuali, con la presenza di così tante bombe atomiche nel mondo e di una tale abbondanza di materiali fissili per costruirle, esiste una ragionevole probabilità che armi atomiche alla fine cadranno nelle mani di qualche organizzazione estremistica non statuale. Questo aprirebbe uno scenario disastroso anche per le superpotenze mondiali, dischiudendo la porta ad un possibile 11 settembre nucleare. Per giunta, le armi nucleari sono anti-democratiche. Concentrano la potenza nelle mani di singoli individui o di piccole conventicole. Ad esempio, il Presidente degli Stati Uniti può immergere il mondo in una spirale di olocausto nucleare mediante l’ordine di scatenare l’arsenale atomico USA. La natura non democratica delle armi nucleari dovrebbe essere di grande preoccupazione per coloro che danno valore alla democrazia e alla partecipazione dei cittadini alle decisioni che determinano la loro esistenza. Le armi nucleari e i loro sistemi di lancio sono anche estremamente costosi. Gli USA, da soli, hanno speso più di 6 bilioni di dollari dall’inizio dell’Era Atomica. L’Unione Sovietica si è ridotta alla bancarotta ed è finita in pezzi per avere ingaggiato una corsa alle armi atomiche con gli Stati Uniti per oltre 40 anni. I finanziamenti che attualmente vengono riservati per gli arsenali atomici potrebbero essere utilizzati in modo ben più proficuo e costruttivo. Bisognerebbe esaminare la questione delle armi atomiche in base alle loro conseguenze. Sono armi a largo raggio d’azione di indiscriminata distruzione di massa. Colpiscono ed eliminano allo stesso modo sia i civili che i combattenti; bambini ed anziani; le persone sane e gli infermi; uomini, donne e bambini. Visti da questa prospettiva, questi armamenti devono essere considerati fra i più vigliacchi mai creati. Inoltre, per il loro solo possesso, con la minaccia implicita dell’uso che questo possesso implica, la armi nucleari distruggono i sentimenti di quelli che fanno assegnamento su di esse. Sono armi da vigliacchi e il loro possesso, la minaccia di usarle e il loro uso sono disonorevoli. Di fatto, questa era stata la conclusione di tutti i comandanti militari di alto grado della Seconda Guerra Mondiale, molti di costoro erano stati moralmente sconvolti dall’uso degli Stati Uniti di queste armi contro il Giappone. Ad esempio, il Capo di Stato Maggiore di Truman, Ammiraglio William Leahy, rispetto all’uso di bombe nucleari sul Giappone, scriveva questo: “Avevo la sensazione che essendo noi i primi ad usare queste bombe, avevamo adottato uno stile etico tipico dei barbari dei Secoli Bui. Non avevo insegnato a fare la guerra con queste modalità, e le guerre non possono essere vinte con la distruzione di donne e bambini.” (N.d.tr.: forse che i bombardamenti …tradizionali non portano alla distruzione indiscriminata dei civili, uomini, donne e bambini, che sicuramente ripudiano le guerre scatenate dagli alti comandi? Questo Ammiraglio, tanto ipocrita, non aveva presente il bombardamento di Dresda?!) L’umanità ha una alternativa Tuttavia l’umanità ha una alternativa; di fatto, è la stessa alternativa presentata nel Manifesto Russell-Einstein. Noi possiamo scegliere di eliminare le armi atomiche o correre il rischio di vedere eliminata la specie umana. La continuazione dello status quo, dell’affidarsi da parte di alcuni stati agli arsenali nucleari, probabilmente conduce al risultato della proliferazione delle armi atomiche da parte di altri stati o verso organizzazioni estremiste. Alla fine, si arriverà al loro impiego! Richard Garwin, uno scienziato atomico molto influente negli USA, che ha contribuito allo sviluppo delle armi termonucleari, ritiene che vi sia ogni anno una probabilità valutabile intorno al 20% che bombe nucleari vengano usate su città degli Stati Uniti o dell’Europa. Comunque, questo resta un evento probabilistico molto pericoloso. L’alternativa è quella di ricercare la strada per eliminare le armi atomiche. Perché dovremmo considerare di conseguire l’eliminazione di queste armi? Da un canto, la risposta a questa domanda può essere “veramente semplice”. D’altro canto, vista la resistenza, la compiacenza e la miopia degli stati potenze nucleari, la risposta potrebbe essere di “grande complicanza”. Per procedere verso l’eliminazione delle armi atomiche, bisognerebbe pretendere l’osservanza del diritto internazionale esistente. Nel 1996, la Corte Internazionale di Giustizia concludeva: “Esiste il dovere di ricercare in buona fede e di portare a conclusione negoziati che conducano al disarmo nucleare in tutti i suoi aspetti sotto un controllo stretto ed effettivo.” Nel decennio successivo a questa opinione espressa dalla Corte, vi sono stati scarsi segnali di trattative in “buona fede” da parte delle potenze nucleari che portassero a qualche ragionevole conclusione. I negoziati, che la Corte indica come un dovere da parte delle superpotenze atomiche, dovrebbero necessariamente portare alla creazione di una Convenzione sulle Armi Nucleari, un trattato che avvii un programma per l’eliminazione programmata ed irreversibile degli armamenti atomici con modalità appropriate di verifica. Se esisterà la volontà politica di intavolare questi negoziati, non dovrebbe essere un compito improbo conseguire un trattato. Quella che sta mancando è la necessaria volontà politica da parte dei dirigenti delle potenze nucleari. Per acquisire questa volontà politica, i cittadini degli stati con arsenali atomici, e in modo particolare quelli degli Stati Uniti, devono far sentire la propria voce.
Una responsabilità particolare, un tragico insuccesso
Gli Stati Uniti, come nazione più potente nel mondo e come il solo paese ad avere usato armi nucleari in stato di guerra, ha una speciale responsabilità, di mantenere i suoi impegni secondo il diritto internazionale. Infatti, senza la leadership degli USA, sarà molto improbabile assistere a progressi verso un disarmo atomico. Ma più che essere una guida in questa direzione, gli Stati Uniti sotto l’amministrazione Bush sono stati l’ostacolo più importante al disarmo nucleare. Hanno mancato di ratificare il Trattato per la Messa al Bando Globale degli Esperimenti Atomici; si sono ritirati dal Trattato sui Missili Antibalistici per perseguire difese missilistiche, la militarizzazione dello spazio e un predominio militare sempre più crescente; si sono opposti al Trattato per il Blocco del Materiale Fissile; e in generale hanno creato ostacoli al progredire di tutte le questioni concernenti il disarmo atomico. Inoltre, gli USA hanno perseguito un duplice standard rispetto agli armamenti atomici. Sono stati silenti rispetto alle armi nucleari di Israele, ed ora cercano di modificare le loro stesse leggi rispetto alla non-proliferazione per consentirsi le forniture di tecnologie e materiali nucleari all’India, un paese che non ha sottoscritto il Trattato di Non-Proliferazione Nucleare e ha sviluppato un arsenale atomico. Allo stesso tempo, nel loro Nuclear Posture Review (Esame della Situazione Nucleare) del 2001, gli USA esigevano piani emergenziali sull’uso di armi nucleari contro sette paesi, cinque dei quali al tempo erano considerati stati privi di armamenti atomici. Risulta tragico che il popolo Americano non si mostri in grado di afferrare la gravità del fallimento del loro governo. I cittadini Statunitensi mancano di consapevolezza, cosa che li porterebbe a comprendere la situazione. La loro attenzione è stata distratta verso l’Iraq, l’Iran e la Corea del Nord, e non riescono a vedere quello che avviene in casa loro: il fallimento del loro governo nell’assumere un atteggiamento costruttivo e legittimo per arrivare a conseguire l’eliminazione delle armi atomiche. “E perciò noi andiamo,” queste le parole di Einstein, “alla deriva verso una catastrofe senza pari.” Per arrivare ad ottenere un vero cambiamento nella politica del nucleare, la gente deve prospettarsi in primo luogo una immagine del mondo libero da armamenti atomici, e quindi le persone devono esprimersi con franchezza e decisione, come se le loro esistenze e quelle dei loro figli dipendessero dalle loro azioni. È altamente improbabile che i governi rinunceranno ad armi potenti per loro stessa volontà. Devono essere incalzati dai loro cittadini – cittadini che non vogliono più correre il rischio di un olocausto nucleare o di accettare la logica della Distruzione Mutuamente Assicurata.
Una nuova storia
Noi abbiamo bisogno di una nuova storia, per tenere in conto i pericoli atomici, una storia che inizi con il grande sforzo degli uomini durante quasi tre milioni di anni per arrivare al nostro stato presente di civilizzazione. Questo stato è lungi dall’essere perfetto, ma quasi nessuno consiglierebbe di sacrificare questa nostra attuale situazione sull’altare di armamenti di annichilimento di massa in grado di ridurre in macerie le nostre più importanti città. I primi uomini vivevano poco e brutalmente. Erano sia predatori che predati. Sopravvivevano se svelti e svegli, più con il corpo che con la mente, e andava loro bene se arrivavano ai vent’anni. I primi uomini erano abbastanza abili nel proteggere e nutrire i loro piccoli in quegli ambienti pieni di rischi, visto che alcuni bimbi di ogni generazione potevano sopravvivere fino ad un’età tale che era permesso loro di riprodursi e ripetere il ciclo. Senza questi nostri progenitori ingegnosi ed abili, e senza coloro che hanno seguitato a confrontarsi con le diverse sfide del loro tempo e del loro ambiente per molte centinaia di migliaia di generazioni, noi non saremmo qui. I nostri progenitori hanno dovuto sopravvivere ai pericoli del nascere, della prima infanzia, della fanciullezza e per lo meno della prima maturità, per fare in modo che ognuno di noi possa stare adesso in questo mondo. Sulla base della pura capacità fisica a sopravvivere, noi siamo debitori dei nostri antenati, ma con questo debito arriva qualcosa di più. Ognuno di noi ha ricevuto la responsabilità di contribuire ad assicurare la catena della sopravvivenza umana e di trasmettere il mondo intatto alle generazioni successive. In aggiunta a tutto questo, noi condividiamo l’obbligo di preservare la conoscenza accumulata e le cose belle create da coloro che hanno camminato su questa terra prima di noi – le idee dei grandi narratori e filosofi, la grande musica, la letteratura e l’arte, i manufatti, nelle loro espressioni più differenziate, del genio collettivo del genere umano. La nostra responsabilità si estende ad ognuno di noi e al futuro, per conservare e proteggere la ricca eredità che abbiamo ricevuto dal passato – da Socrate a Shakespeare; da Omero a Hemingway; da Beethoven ai Beatles; da Michelangelo a Monet. Tutte le manifestazioni del genio umano e dei suoi trionfi vengono poste in pericolo dalle armi atomiche e dalla minaccia del loro uso. Perché tolleriamo questa minaccia? Perché siamo tanto docili di fronte a politiche che potrebbero mettere fine non solo all’umanità, ma a tutti gli esseri viventi? Quelli che sono oggi consapevoli sono i guardiani per il futuro, ma la gestione del potere da parte delle superpotenze nucleari ci ha lasciati vulnerabili davanti alla continua minaccia dell’annichilimento atomico. Il solo modo per renderci liberi da questa minaccia è di liberarci dalle armi atomiche. Questa è la sfida più grande del nostro tempo. Questo richiederà una presa di coscienza tale che le persone possano imparare a riflettere sugli ordigni nucleari e sulla guerra in una maniera diversa. Noi avremo bisogno di modi organizzativi per azioni collettive per mettere sotto pressione i governi che saranno costretti ad accettare il disarmo nucleare. Devono essere le persone normali ha costituire la guida dal basso, devono essere i cittadini la guida politica dei loro leaders.
Il ruolo dei cittadini
Le organizzazioni che operano per il disarmo nucleare – come la “Nuclear Age Peace
Foundation”, “Abolition 2000”, “ Middle Powers Iniziative” e “Mayors for
Peace” – possono contribuire a dare forma agli sforzi per mettere sotto pressione i governi. Ma il mutamento che risulta indispensabile non può essere di sola responsabilità di questi gruppi di interesse. Senza l’intervento di larghe fasce di cittadini, i programmi nucleari procederanno come al solito, probabilmente nella direzione di una proliferazione atomica e di conseguenti utilizzazioni catastrofiche degli ordigni nucleari. Questo non è un problema tanto distante, e nemmeno che possa essere accantonato e lasciato in consegna ai governi. Noi, che siamo entrati nel XXI.esimo secolo, non siamo dispensati dalla responsabilità di assicurare un futuro al genere umano. Cinquant’anni fa, il leader Buddista Giapponese Josei Toda invitava i giovani a prendere l’iniziativa per conseguire il disarmo nucleare. Questa proposta aveva il grande merito di sottolineare il fatto che era il loro futuro e il futuro dei loro figli ad essere messo a repentaglio da questi armamenti. Anche noi dobbiamo chiederci: “Come possiamo educare i nostri giovani a preoccuparsi e a considerare che sono loro a fare la differenza in quello che sembra essere spesso un mondo di indifferenti e terribilmente denso di pericoli? Come assegneremo autorità nelle mani dei giovani perché possano vivere nella completa pienezza di cittadini del mondo e perché possano esercitare pressioni ai cambiamenti indispensabili a rendere certo il loro futuro?” In qualsiasi momento ogni persona produce un cambiamento. Ognuno di noi si deve rendere responsabile di creare un mondo libero dalla minaccia atomica. La famosa antropologa Margaret Mead ha proposto questa raccomandazione piena di speranza: “Non ci sono dubbi che un piccolo gruppo di persone può cambiare il mondo. Anzi, è la sola cosa che avviene sempre.” In conclusione, i necessari mutamenti per eliminare i pericoli atomici non possono essere lasciati di sola competenza dei governi. Per la più parte, i governi si sono dimostrati impotenti nell’affrontare i pericoli atomici che minacciano l’umanità. Molti governi non ci hanno nemmeno mai provato. Hanno avuto sempre comportamenti doppi, si sono impegnati in malsane competizioni per le armi nucleari, hanno vissuto sotto “ombrelli atomici”, e hanno continuato a fare assegnamento sugli ordigni atomici contro gli interessi di sicurezza dei loro stessi popoli. Spetta ad ognuno di noi giocare questa partita. Cosa possiamo fare? Non esistono toccasana, non esistono bacchette magiche. Il cambiamento esige la consapevolezza che questo non è un problema di pochi, ma è un problema che riguarda tutta l’umanità. Il cambiamento esige che dobbiamo arrotolarci le maniche e passare all’azione. Io propongo cinque suggerimenti a coloro che desiderano contribuire a mettere fine alla minaccia nucleare contro l’umanità. Primo, cercare di informarsi meglio. Un contributo può pervenire visitando il sito web di “Nuclear Age Peace Foundation” a www.wagingpeace.org, così come molti altri siti web che portano informazioni focalizzate sul disarmo nucleare. Secondo, parlare francamente, in qualsiasi posto vi troviate. Potete sollevare questi argomenti con i vostri familiari, con gli amici, con quelle persone che vi stanno attorno. Terzo, mettersi in comunicazione con un’organizzazione che opera per l’abolizione delle armi atomiche, e contribuire così al conseguimento di questo obiettivo. Per diventare attivi in un’organizzazione che lavora per il disarmo nucleare, bisogna cercare di alimentare l’efficacia degli sforzi. Quarto, fare buon uso delle vostre originali doti naturali. Ognuno di noi ha particolari attitudini che possono aiutare a fare la differenza. Bisogna usarle. Quinto, essere costanti. Questo è un duro compito che richiede energia e persistenza. Anche se i risultati desiderati non arrivano immediatamente, dobbiamo continuare nell’impegno e non abbandonare. Lottando per la pace e per un mondo libero da ordigni atomici, potete essere una risorsa per salvare il mondo. Come abolizionisti delle armi nucleari, avrete bisogno di tanto coraggio ed impegno, come coloro che nel diciannovesimo secolo si sono battuti per l’abolizione della schiavitù. Abolire la schiavitù era la sfida di quel tempo; abolire le armi atomiche è la sfida sempre più importante del nostro tempo.
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Da "La Repubblica", 15 settembre 2007 (www.repubblica.it):

Nucleare, rivelazione dagli Usa
"In Italia 90 bombe atomiche". Secondo un rapporto, gli ordigni si trovano ad Aviano e Ghedi.
La loro presenza è vietata dalla legge e da trattati internazionali
Lidia Menapace (Prc): "Lo denunciamo da molto tempo"

ROMA - Lo vieta la legge e in più occasioni in passato lo ha dichiarato anche il governo, ma l'Italia è un paese nucleare. A rivelarlo è uno studio americano, secondo il quale sul territorio italiano ci sono 90 bombe atomiche statunitensi. Una presenza della quale si parla molto poco, ma che ha un peso strategico importante negli equilibri internazionali. Sul tema sono intervenuti alcuni esponenti di Rifondazione, che stanno anche promuovendo una raccolta di firme. A rigor di legge, la presenza di questi ordigni non sarebbe consentita: la legislazione la vieta espressamente dal 1990. Il nostro Paese ha inoltre sottoscritto i trattati internazionali di non proliferazione nucleare e ha dichiarato di non far parte del club atomico, con tutti gli obblighi
internazionali che ne derivano.
Secondo il rapporto "Us nuclear weapons in Europe" dell'analista statunitense Hans Kristensen del Natural Resources Defence Council di Washington, invece, l'Italia ospita 90 delle 481 bombe nucleari americane presenti nel Vecchio continente. Cinquanta sono nella base di Aviano, in Friuli, e altre 40 si trovano a Ghedi, nel Bresciano. Tra Italia e Stati Uniti esisterebbe anche un accordo segreto per la difesa nucleare, rinnovato dopo il 2001. William Arkin, un esperto dell'associazione degli scienziati nucleari, ne ha rivelato recentemente il nome in codice: "Stone Ax" (Ascia di Pietra). Le bombe atomiche in Italia sono di tre modelli: B 61-3, B 61-4 e B61-10. Il primo ha una potenza massima di 107 kiloton, dieci volte superiore all'atomica di Hiroshima; il secondo modello ha una potenza massima di 45 kiloton e il terzo di 80 kiloton. Il governo di George Bush ha ribadito molte volte di non escludere l'opzione nucleare per rispondere ad attacchi con armi biologiche o chimiche ed ha avviato la produzione di bombe atomiche tattiche di potenza limitata, non escludendo di servirsene contro i Paesi considerati terroristi. Almeno due di questi, Siria e Iran, si trovano nel raggio dei bombardieri di stanza in
Italia.
I risultati dello studio hanno dato forza alle proteste di alcuni esponenti di Rifondazione. "E' da molto tempo che denunciamo la presenza di bombe atomiche sul territorio italiano", dice la senatrice Lidia Menapace della commissione Difesa. "Quando siamo stati ad Aviano in missione per la commissione abbiamo chiesto al comandante italiano se era a conoscenza della presenza di armi nucleari nella base e lui rispose che non lo sapeva". "Stiamo raccogliendo le firme per una legge di iniziativa popolare per liberare il territorio dalle armi nucleari americane", aggiunge il senatore Francesco Martone, capogruppo Prc in commissione Esteri.

(15 settembre 2007)

Viene colta l’occasione per diffondere l'informazione che Hans Kristensen sarà in Italia ai primi di ottobre per partecipare, con altri rappresentanti pacifisti e studiosi internazionali di fama, ad iniziative sul nucleare a Firenze:

(1) 3 ottobre, ore 21, Campi Bisenzio: assemblea pubblica con la partecipazione appunto di Hans Kristensen, David Krieger (presidente della “Nuclear Age Peace Foundation”, USA) e lo scienziato russo Pavel Podvig. Traduzione simultanea assicurata. In questa occasione verranno presentate proposte di legge di iniziativa popolare, e momento di raccolta firme. (2) 4-5 ottobre, Firenze, Aula Magna dell'Università, Convegno Internazionale di studi "Nuclear Proliferation: History and Current Problems". La partecipazione è libera, il convegno di studi si terrà in inglese. (Non sono stati messi a disposizione fondi per il
servizio di traduzione simultanea.)
(3) 5 ottobre, ore 17, Aula Magna, conferimento della Laura ad Honorem in "Fisica" al Direttore Generale dell'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomina (AIAEA), Dott. Mohamed El Baradei, già Nobel per la Pace 2005. (4) 6 Ottobre, ore 11, Palazzo Vecchio, Salone dei 500, consegna al Dott. El Baradei della Cittadinanza Onoraria di Firenze.