URANIO: ACCAME, SU AQUISIZIONE DATI DA DISTRETTI OCCORRE USO MIRATO POLIZIA GIUDIZIARIA



COMUNICATO STAMPA

05 Luglio 2007





URANIO: ACCAME, SU AQUISIZIONE DATI DA DISTRETTI OCCORRE USO MIRATO POLIZIA
GIUDIZIARIA



SOLO PER I DATI DEL DISTRETTO DI ROMA OCCORREREBBERO ALMENO 15 ANNI. (OLTRE
500.000 DOCUMENTI DA CONTROLLARE)



L’iniziativa di utilizzare la Polizia Giudiziaria può essere sicuramente
valida, ma deve essere applicata in modo mirato, cioè selettivo.

La richiesta di dati su documenti matricolari e documentazione medica
custodita nei distretti (ma anche nei dipartimenti marittimi) per un arco
di tempo di 10 anni implicherebbe per il solo distretto di Roma la
consultazione di oltre 500.000 documenti. Si può immaginare la cifra
astronomica che si raggiungerebbe estendendo la ricerca a tutti i distretti
e dipartimenti d’Italia. Probabilmente, solo per Roma, con 10 addetti ai
lavori ipotizzando un quarto d’ora per ogni documento occorrerebbe un tempo
dell’ordine di 15 anni.

Ciò che probabilmente bisognerebbe fare è di selezionare i casi sospetti,
ad esempio individuando presso la direzione del personale della Difesa le
domande avanzate per l’ottenimento della causa di servizio in relazione a
patologie che possono essere ricondotte a quelle derivanti dalla
contaminazione da uranio impoverito, una cifra che probabilmente non supera
in tutta Italia i 2.000 casi. E si potrebbe partire dai circa 500 casi
nominativi conosciuti dalla Commissione di Inchiesta del Senato che ne ha
dichiarati all’incirca 515 tra i malati, 50 casi di morte nominativi per
possibile contaminazione che sono stati dichiarati dall’Ana-Vafaf nel Libro
Nero.

Procedendo in questo modo si paga naturalmente il prezzo di una riduzione
artificiale del numero dei dati, ma almeno si può procedere sollecitamente
dato che si conoscono i singoli nominativi e ciò facilita enormemente la
ricerca dei documenti negli archivi dei distretti e dipartimenti e riduce
drasticamente i tempi occorrenti per l’analisi dei dati.

Peraltro la ricerca non deve illudersi di poter pervenire a dati completi,
anche se contribuirà ad aumentare le conoscenze. Infatti nei documenti
caratteristici purtroppo, nella gran maggioranza, non vengono registrate
tutte le destinazioni ricoperte e le missioni effettuate dal personale. E’
stata riscontrata ad esempio in passato la non-annotazione in alcuni fogli
matricolari di personale ammalato delle missioni che avevano compiuto nei
poligoni, dato che, ovviamente, è assai rilevante. Anche per quanto
concerne i dati sanitari potremmo non trovarvi annotati i tipi di patologia
riscontrati, ma solo piuttosto dati amministrativi come date di ricovero in
strutture sanitarie e decisioni circa le condizioni di salute (idoneità al
servizio, non idoneità, riforma, convalescenza). E’ bene tener presente che
per quanto riguarda le possibili contaminazioni da uranio impoverito
attribuibili a per amenza all’estero i primi dati si riferiscono al 91,
guerra del Golfo, poi al 93, operazione Restore Hope in Somalia, teatro in
cui tra l’altro l’Italia disponeva di una dotazione di armi all’uranio, e
successivamente ai Balcani. Per quanto riguarda i poligoni i primi dati
possono farsi risalire alla seconda metà degli anni 70, data dalla quale è
possibile che siano state eseguite sperimentazioni di queste armi specie da
ditte straniere produttrici (purtroppo già si è evidenziata l’estrema
difficoltà a ricevere dati su queste sperimentazioni).

Una serie di altri possibili utilizzi della Polizia Giudiziaria per
prelievo di dati importanti è stato segnalato dall’Ana-Vafaf alla
Commissione di Inchiesta del Senato.



                                                               

Falco Accame

                                                            Presidente
Ana-Vafaf

Associazione Nazionale Assistenza Vittime Arrualate nelle Forze Armate e
faminiliari