L'inchiesta / Debiti e assegni scoperti del senatore Sergio De Gregorio



L' obiettivo è ambizioso: passare da un singolo voto al Senato a una federazione di movimenti che rappresenti svariate realtà regionali. E con essa andare alla conquista di quell'appetitosa massa elettorale centrista insoddisfatta siadi Romano Prodi che di Silvio Berlusconi. C'è già l'embrione di una struttura nazionale, a sentire il senatore Sergio De Gregorio, 46 anni,eletto aPalazzo Madama con la lista di Di Pietro, passato al Gruppo misto dopo essere stato eletto presidente della Commissione Difesa del Senato con i voti del centro destra.«Presidiamo 10 regioni in Italia,con un grande numero di consiglieri comunali, provinciali e regionali», spiega al Sole 24 Ore. Ci sono anche i soldi. O perlomeno sono in arrivo. A versarli sarà soprattutto il Niapac, ovvero il National Italian American Political Action Committee,una lobby politica statunitense, il cui presidente, Amato Berardi, 48 anni,è presentato come uno dei maggiori sostenitori della nuova entità politica. «Il Niapac è di gran lunga il nostro maggior finanziatore — spiega De Gregorio —.Si è impegnato a contribuire con 5 milioni di euro all'anno». Una bella somma senza dubbio. Ma, sempre a detta di De Gregorio, è solo un tassello di una partnership strategica. Il piano di marcia prevede un primo passo il 16 dicembre, quando alTeatro Tenda di Napolisi terrà la festa del Movimento Italiani nel mondo e il Niapac sarà presente in forze. Poi, a febbraio, è prevista la prima convention del Movimento. A Filadelfia, la città di Berardi e del Niapac.«Ci sarà una manifestazione di fusione delle due esperienze »,anticipa De Gregorio. «Significa che celebreremo la firma del protocollo d'intesa». Quell'intesa ha due obiettivi primari:uno politico e uno economico. Quello politico è di far crescere il movimento sia in Italia che in Nord America. Quello economico è di usare il network del Niapac per favorire investimenti americani in Italia. In particolare nel Mezzogiorno. «Col Niapac stiamo strutturando un'ipotesi di un fondo previdenziale che investa in piccole e medie industrie italiane». Ma che c'entrano gli investimenti americani in Italia con la politica? «Con la penuria di prospettive che cista inItalia —spiega De Gregorio —un movimento politico che si proponga di operare nel concreto e di dimostrare che gli italiani nel mondo possono essere un importantissimo punto di riferimento per il finanziamento della libera intrapresa non si pone un obiettivo politico? La politica significa anche concretezza di orientamenti e simbologia concreta delle cose che si dicono». È evidente che De Gregorio punta molto sul Niapac e sul suo presidente e fondatore, Amato Berardi, presentato come un uomo di grossissima caratura, «presidente di un fondo pensioni da 60 miliardi». Ma, dall'inchiesta del Sole 24 Ore,risulta essere un semplice agente assicurativo, con una storia di dispute per tasse non pagate sia con lo Stato della Pennsylvania che con l'erario federale («Il Sole 24 Ore» ha ripetutamente ma invano contattato l'ufficio di Berardi). Il Niapac ha una storia di contabilità irregolare e non ha mai avuto a disposizione fondi per più di un paio di centinaia di migliaia di dollari all'anno. Possibile che una persona scaltra come il senatore De Gregorio non sappia che il suo principale finanziatore e partner strategico non ha a propria disposizione neppure un venticinquesimo dei soldi che gli ha promesso? È certamente possibile. Dire infatti che lo stesso senatore ha un passato di contabilità difettosa sarebbe un eufemismo, vista la montagna di assegni scoperti e debiti non pagati da lui accumulati nell'ultimo paio d'anni.Nel corso della sua inchiesta, tra De Gregorio e società da lui controllate, «Il Sole24 Ore» ha trovato evidenze di buchi per circa un milione di euro. Su questo né il senatore né il suo addetto stampa hanno voluto rilasciare commenti. L'agiografia dedicatagli dalla rivista «Dossier Magazine» (da lui stesso edita) presenta De Gregorio come«un giornalista prestato alla politica», ed effettivamente il suo curriculum è ricco di esperienze di ogni genere, dalla televisione alla carta stampata. Ma non gli è mai bastato avere un piede in una scarpa sola. Prima di diventare giornalistapolitico è stato giornalistaeditoreimprenditore. Tra le sue iniziative, due agenzie fotovideogiornalistiche, Alfa Press Service e Bvp Broadcast Video Press,società editrice dell'edizione napoletana de «Il Giornale»e quella di«Dossier Magazine», prima quindicinale cartaceo poi giornale online, e ora anche tre società televisive legate a Italiani nel Mondo. «Il Sole24 Ore» ha inoltre saputo che una grande banca nazionale ha recentemente dato mandato a uno studio legale napoletano di avviare un'iniziativa legale per recuperare circa 600mila euro prestati alla Broadcast Video Press, di cui De Gregorio detiene il 98%,e mai restituiti. Dalle visure camerali sulla Broadcast Video Press risulta inoltre che quellasocietà ha emesso assegni scoperti per 82mila euro mentre la socia di minoranza ne ha emessi altri per 25.560 euro. Altri assegni scoperti sono segnalati in una visura camerale sulla Aria Nagel Associati Srl, società pubblicitaria oggi in liquidazione di cui negli ultimi anni De Gregorio ha avuto la maggioranza assoluta. In questo caso è risultato che De Gregorio ha emesso assegni scoperti per un totale di 87.240euro, la Aria Nagel per 127.806 euroe l'amministratore unico al quale De Gregorio ha lasciato il timone della società altri 67.044 euro. All'inizio di quest'anno la sua situazione debitoria è stata ritenuta così grave dai soci di De Gregorio nella cooperativa International Press da spingerli a chiedere — e ottenere —le sue dimissioni per non compromettere la reputazione di quella cooperativa e del giornale da esso editato,l'Avanti. Peccato, perché nei panni di consigliere delegato, direttore editoriale e firma di punta,De Gregorio era stato uno dei responsabili del rilancio della storica testata socialista dopo il crollo del Psi di Bettino Craxi. Non era stata cosa facile, avendo il giornale perso sia il partito di riferimento che le sovvenzioni statali. Ma De Gregorio aveva fatto tutto il possibile perché il giornale potesse farsi notare. Passata alla storia è stata la serie di durissimi articoliinchiesta sull'Alitalia partita il 23 gennaio 2002. Per giorni «l'Avanti» pubblicò un pezzo più duro e sferzante dell'altro.Tutti a firma di De Gregorio. E tutti con la preoccupante (per l'Alitalia) parolina «segue» in calce. Fino alla quarta puntata.Poi apparve una bella pubblicità della compagnia di bandiera nazionale.
http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Attualita%20ed%20Esteri/Attualita/2006/12/011206gatti_degregorio.shtml?uuid=06807776-810f-11db-88d7-00000e251029&DocRulesView=Libero