L'ultima mossa di Kim Jong-Il



Corea del Nord: si riunisce il Consiglio di sicurezza dell'ONU
LA comunità internazionale reagisce con preoccupazione dopo i test missilistici compiuti dalla Corea del Nord.
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L'ultima mossa di Kim Jong-Il

Per Bush la decisione della Corea del Nord di lanciare missili è "una provocazione e una sfida alla comunità internazionale". La responsabilità è di Kim Jong-Il, il presidente perpetuo che Bush ha soprannominato il "pigmeo" e ha inserito tra i protagonisti dell'asse del male.

Il regime di Pyongyang dispone di diversi tipi di missili: Scud a breve gittata, Rodong a media portata e Taepodong, i più preoccupanti. Il Taepodong 2 può trasportare un carico di una tonnellata per 6700 km, quindi può colpire anche l'Alaska o le isole Hawai. La Corea del Nord starebbe però lavorando anche a una nuova versione, che può arrivare a 10mila km di distanza, fino alla costa occidentale degli Stati Uniti.

La questione principale è capire con certezza se Pyongyang possiede oppure no la bomba atomica, e se dispone della tecnologia necessaria per fissarla su un missile. Gli esperti hanno molti dubbi, ma la Corea del Nord lavora su questo tema fin dagli anni 60 e nella massima segretezza.

Nel 1998 Pyongyang aveva già provocato una crisi internazionale lanciando un missile verso il Giappone. L'ordigno era poi precipitato nel Pacifico: per Tokyo una minaccia senza pari dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Dopo una moratoria, nel 2003 sono stati avviati negoziati a 6, ma finora senza alcuna soluzione.
Un braccio di ferro che coinvolge anche la Cina.

Il ricercatore inglese Robert Dujarric spiega che "la Cina, principale alleato della Corea del Nord, vuole la pace nella regione, per continuare il suo sviluppo economico. Le attività di Pyongyang danneggiano invece la situazione e potrebbero portare a un'alleanza ancora più forte tra Stati Uniti e Giappone, qualcosa che Pechino non guarda certo di buon occhio. D'altra parte, i cinesi temono un crollo della Corea del Nord. Uno scenario dagli esiti imprevedibili, temuto anche da Giappone, Stati Uniti e Corea del Sud".

In realtà Pyongyang sfrutta abilmente le divisioni e i diversi interessi delle potenze regionali che partecipano ai colloqui multilaterali. Gli Stati Uniti non possono permettersi di mettere a repentaglio la sicurezza di alleati fedeli come il Giappone e la Corea del Sud.

I sudcoreani sono al momento più inclini alla conciliazione che allo scontro, in vista di una Corea riunificata che conserverebbe l'importanza strategica del Nord. Tante trame differenti, che Kim Jong Il è riuscito finora a sfruttare al meglio per conservare il potere.

Corea del Nord: si riunisce il Consiglio di sicurezza dell'ONU

LA comunità internazionale reagisce con preoccupazione dopo i test missilistici compiuti dalla Corea del Nord.

Il regime di Kim Jong Il ha proceduto al lancio di 7 missili, interrompendo la moratoria che rispettava dal '99, dopo un ultimo test, l'anno precedente, che, violando lo spazio aereo giapponese, aveva creato una grave crisi internazionale.

Oggi è stata Tokyo a chiedere la convocazione d'urgenza, a porte chiuse, del Consiglio di sicurezza dell'ONU, in cui comincia ad essere discusso un progetto di risoluzione. LA RUssia ha comunque già fatto sapere di essere contraria a sanzioni e di preferire una dichiarazione a una formale risoluzione.

L'ambasciatore statunitense all'ONU John Bolton ha detto: "Il tenore delle dichiarazioni di tutti i membri del Consiglio di sicurezza fa pensare che ci sia consenso sull'intenzione di inviare un chiaro messaggio a Pyong Yang. Andiamo avanti con l'obiettivo di concludere in pochi giorni".

Il Giappone si sente in prima linea.Per il primo ministro Junichiro Koizumi il problema non si può risolvere senza dialogo, ma il dialogo non funziona se non è accompagnato da pressioni.

Il parlamento giapponese ha appena approvato un disegno di legge che raccomanda sanzioni economiche nel caso in cui Pyong Yang non faccia progressi in tema di diritti umani e non risolva il dossier dei cittadini giapponesi che furono rapiti e portati in Corea del Nord.