Destined Glory, anche giornalisti finti nel gioco



Destined Glory, anche giornalisti finti nel gioco
Pagine di Difesa, 6 ottobre 2005

Ci sono anche i giornalisti ''embedded'', quelli cioè aggregati alle truppe combattenti, tra le future ''armi segrete'' dell'Alleanza Atlantica. Riconoscendo l'importanza di avere ''una buona stampa'' i vertici della Nato hanno organizzato, in occasione dell'esercitazione ''Destined Glory - Loyal Midas'', una redazione giornalistica per addestrare i militari ai rapporti con gli organi di informazione.

Così al tradizionale ufficio stampa multinazionale, che gestisce i rapporti con giornali, radio e televisioni dei 10 paesi partecipanti alle più imponenti manovre alleate organizzate quest'anno, è stata affiancata una redazione vera e propria, con giornalisti di varie nazioni ingaggiati dalla Nato, che ogni giorno realizza un telegiornale, pubblica un quotidiano e diffonde un notiziario di agenzia interamente dedicati all'esercitazione, cominciata il 29 settembre scorso nelle acque della Sardegna.

Il materiale non è destinato alla diffusione, ma serve a testare le capacità degli addetti stampa Nato nel far pervenire ''messaggi credibili'' in grado di orientare positivamente la pubblica opinione e ad addestrare i responsabili militari di vario grado e livello di responsabilità a confrontarsi con i giornalisti.

All'origine dell'esperimento, il successo ottenuto nei rapporti con la stampa durante la guerra in Iraq del 2003 grazie al sistema della ''embedded press'', tecnica peraltro già sperimentata in maniera artigianale proprio dalla Nato durante le esercitazione svolte nella seconda metà degli anni 80.

I giornalisti della testata, battezzata ''Sinpress exercise'', sono ospitati in una redazione allestita in una palazzina dell'aeroporto ''Mario Mameli'' di Elmas (Cagliari), difronte allo storico idroscalo reso celebre dalle imprese transoceaniche di Francesco De Pinedo e Italo Balbo.

Redattori e redattrici, come in qualsiasi realtà giornalistica, ricevono gli ordini di servizio dal ''news editor'' e raggiungono i reparti in addestramento e realizzano i reportage o elaborano il materiale diffuso dal centro alleato pubblica informazione.

La presenza di tanti giornalisti ha suscitato curiosità, ma anche perplessità nei militari per i quali passare da un sistema censorio unilaterale, dove tutto è segreto, a uno dove i giornalisti vedono ciò che vedono le truppe operanti sul terreno è probabilmente difficile.

Come è difficile accettare le nuove responsabilità di pubbliche relazioni e il necessario rapporto di reciproca fiducia con i giornalisti, i quali, come in Iraq, devono impegnarsi sul proprio onore a non diffondere notizie che possano mettere a repentaglio la sicurezza delle truppe a operazione in corso.

Fonti: Ansa – Gestined Glory, Public Information