sulla base dela maddlena e su posada



dalla nuova sardegna  del 30\92005

L'arsenale va privatizzato e non si smembra»
Ordine del giorno della Provincia Gallura. Stop alle mire della marina Usa
Chiesta chiarezza sulle società interessate alla gestione


OLBIA. Dopo la Regione e il presidente Soru, la Provincia Gallura e il suo consiglio. La battaglia del comune della Maddalena per la riconversione industriale dell'Arsenale ha da ieri un nuovo puntello. Squisitamente politico ma comunque importante: il consiglio provinciale ha votato all'unanimità l'ordine del giorno che impegna l'ente a sostenere le rivendicazioni della Maddalena e a riaprire un tavolo di concertazione per consentire una definizione positiva della vicenda. Il dibattito è stato lungo, appassionato e qualche volta è andato a toccare l'altro punto cruciale riguardante l'Arcipelago maddalenino: la presenza della base Usa di Santo Stefano. In particolare il ventilato interessamento degli americani alla zona sud ovest dell'Arsenale. Su questo punto è stato netto l'intervento del sindaco della Maddalena Angelo Comiti, ospite della seduta. «La riconversione dell'Arsenale è vitale per la rinascita economica dell' Arcipelago. Ma è fondamentale, imprescindibile, il fatto che tutta l'area debba essere utilizzata per questo scopo. E di questa idea è anche l'Agenzia Industria Difesa che ha la concessione dell'area. Sappiamo anzi che ipotizzare una fuoriuscita della Stato è improbabile. L'Agenzia ha anche dato un valore preciso all'Arsenale: 50 milioni euro, di cui 30 dovrebbero essere versati per il canone trentennale da chi lo utilizzerà, altri 20 milioni invece sarebbe la quota in cui lo Stato entrerebbe come socio dell'iniziativa. Ma vogliamo sapere chiaramente come stanno le cose, chi ha fatto le offerte, cosa si intende fare. Per questo abbiamo convocato un consiglio comunale per lunedì, e l'appoggio della Provincia diventa una carta in più per portare avanti in maniera convincente le nostre istanze». L'ordine del giorno è stato presentato da Pierfranco Zanchetta, capogruppo in consiglio provinciale dei Ds. Zanchetta ha illustrato l'iniziativa sottolineando l'importanza della riconversione dell'Arsenale per il territorio. «C'è un'area che va da Porto Ottiolu sino a Isola Rossa, con diversi porti di prim'ordine. La Maddalena diventerebbe la base ideale per il rimessaggio e la costruzione delle imbarcazioni. Sviluppo della nautica, insomma, e supporto cantieristico, per far decollare un aspetto primario dell'industria turistica». Il problema è, però, che non si conosce con certezza a che punto è la vicenda, e quali sono le società che si sono proposte. «Illazioni, notizie carpite e basta - ha continuato Zanchetta -. Sembra che al momento siano in ballo due progetti: quello dell'Aga Khan, e dello Yacht Club Costa Smeralda, e quello di una società franco-monegasca. Ma non sappiamo nè lo spessore di queste proposte, nè la risposta dell'Agenzia. E' dunque necessario riaprire il tavolo di concertazione interrotto l'anno scorso, quando sindaco della Maddalena era Rosanna Giudice. Occorre coinvolgere di nuovo i ministeri della difesa e del tesoro e la presidenza del consiglio dei ministri. Per sapere anche se c'è effettivamente un interessamento degli Usa su quell'area». Un contributo al dibattito è arrivato da un altro esponente Ds, Tore Derosas. «Esiste un decreto legislativo del 1997 e uno ministeriale del 1998, che sanciscono la volontà parlamentare di riconvertire l'Arsenale a scopi industriali. Questo è il punto di partenza. Va bene parlare di tavolo pubblico di concertazione, ma qui ci sono i presupposti per avviare le procedure per una conferenza di servizi sulla faccenda. E' una battaglia istituzionale, che vede protagonista anche la Provincia». D'accordo anche l'opposizione. «Abbiamo firmato l'ordine del giorno senza tentennamenti - ha detto Graziano Beccu, capogruppo di Forza Italia -. Questa è una decisione che non ha un colore politico, perché quello che conta è che sia il territorio a decidere del proprio futuro, ed è giusto che noi appoggiamo il diritto all'autodeterminazione da parte del consiglio comunale della Maddalena». Sulla presenza della base di Santo Stefano, la bordata è partita dal presidente della provincia, Pietrina Murrighile. «La riconversione dell'Arsenale è fondamentale ma è anche il primo passo. Perché gradualmente dovrà partire un piano di dismissione dalle servitù militari. Una presenza ingombrante, quella degli americani alla Maddalena, che limita pesantemente i progetti economici dell'area». Concetto ripreso con forza da Sebastiano Pirredda (Margherita). «La base appoggio Usa rappresenta un cappio per l'industria turistica della Provincia. E dietro l'angolo c'è il dubbio atroce che ci scappi un incidente a un sommergibile a testata nucleare. Allora non potremo più parlare di posti di lavoro, ma di un disastro irrimediabile».
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La flotta Nato è in rada Sta per scattare l'esercitazione Destined Glory Impegnate 37 unità



CAGLIARI. Le polemiche continuano ma Destined Glory va avanti lo stesso: trentasette navi da guerra nelle acque del porto di Cagliari, la grande flotta multinazionale immobile in rada ad attendere gli ordini del comandante che le condurrà fino al mare di Capo Teulada sotto la minaccia dei sottomarini atomici statunitensi: con questo spiegamento di forze che sembra quasi una provocazione rivolta a chi si batte contro la presenza militare in Sardegna, è cominciata la più grande esercitazione anfibia organizzata nel 2005 dalla Nato. Da oggi al 14 ottobre una lunga serie di manovre navali e anfibie che si svilupperanno sulla base di piani elaborati dai vertici politico-militari dell'Alleanza Atlantica, simulando in uno scenario realistico la risposta a una crisi in grado di mettere alla prova la capacità e prontezza operativa della Forza di risposta Nato (Nrf) verso qualsiasi minaccia contro l'Alleanza. La componente navale della Nrf è sotto il comando della Forza marittima italiana ad approntamento rapido. All'esercitazione partecipano forze navali, aeree e terrestri di dieci paesi membri della Nato: Belgio, Francia, Germania, Grecia, Italia, Olanda, Spagna, Turchia, Gran Bretagna e gli Stati Uniti. Secondo i dati diffusi dalla Nato sono quasi novemila i militari impiegati, 37 le unità navali e 57 aerei, comprese le forze navali e anfibie che fanno capo al comando della Forza Nato di intervento e sostegno (Strikfornat) di stanza a Napoli. L'esercitazione si svolge sotto la direzione del vice ammiraglio John Stufflebeem della Marina degli Stati Uniti, comandante del Joint Command di Lisbona. L'Italia in qualità di nazione ospitante, oltre a partecipare con le proprie forze terrestri, navali e aeree avrà la responsabilità del fornire supporto logistico alle forze partecipanti. La prima fase di Destined Glory ha visto il concentramento delle unità navali prima del loro trasferimento verso il poligono addestrativo di Capo Teulada. Nella passate edizioni delle esercitazioni Nato il punto di raduno delle unità navali era sempre stato fissato lontano dall'area portuale di Cagliari per non creare intralci al traffico passeggeri e merci. Il grande raduno a Cagliari assume però anche un valore simbolico: fu proprio nelle acque cagliaritane che - riferisce l'Ansa - nel 1571 si concentrò la parte più consistente della flotta della Lega Santa che il 7 ottobre, al comando di Don Giovanni d'Austria, figlio dell'imperatore Carlo V, sconfisse la flotta ottomana a Lepanto, bloccandone l'espansione verso il Mediterraneo occidentale. Un fatto che i cagliaritani ricordano ancora per la presenza nel chiostro di San Domenico di una bandiera strappata all'ammiraglia ottomana dagli archibugieri del Tercio di Sardegna.







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