Intervista sulla nuova base Nato di Taranto



--- Fonte: settimanale tarantino Ultim'ora ---


Taranto si appresta a diventare la più importante base Nato del Mediterraneo
Intervista al presidente di Peacelink Alessandro Marescotti

Sign. Marescotti, leggendo i giornali o guardando i Tg delle Tv locali sembra difficile riuscire a capire qual è l’attuale stato del porto di Taranto rispetto al potenziale arrivo di sottomarini a propulsione nucleare o, più in generale, di armamenti atomici.
Può spiegarci quali sono stati i risultati delle attività di ricerca svolte da Peacelink in questa direzione?
La base della Marina militare italiana a Taranto ha acquisito lo status di base Nato, la più grande del Mediterraneo, in cui risiederà il Comando della stessa organizzazione transatlantica, con direzione italiana, che favorirà operazioni militari congiunte con altri comandi internazionali.
Ricordiamo, inoltre, che il nostro porto militare ha ottenuto la certificazione HRS (High Readiness Force), ovvero una forza navale “ad alta prontezza”. Ciò significa che Taranto diventerà l'unico quartier generale Nato idoneo ad ospitare la VI flotta americana che dal 2005 si trasferirà da Gaeta per ragioni strategiche. Questo implica l’arrivo di unità navali con propulsione nucleare.
Il Governo italiano e il comandante americano Shelanski hanno smentito queste previsioni nei giorni scorsi, ma la conferma è arrivata dal sito internet del Pentagono, là dove Taranto è presente nell’elenco dei Headquarters (quartier generali) come “US Navy”.
La legge non ci consente di sapere se i sottomarini sono dotati di armi nucleari perché sono informazioni coperte dal segreto militare, ma, tramite il Decreto Legislativo 230 del 1995, è possibile ottenere informazioni riguardo ai rischi che derivano dalle radiazioni nucleari emesse, in questo caso, dai motori delle imbarcazioni a propulsione nucleare.
È questa la linea programmatica che Peacelink ha deciso di seguire: concentrarsi sull’attuazione della suddetta legge per cercare di capire l’entità del rischio nucleare e tutelare l’ambiente e i cittadini di Taranto”.

Domenica scorsa avete sfilato, assieme ad altri movimenti sociali, per le vie del centro con un animato corteo. Purtroppo è stata registrata una scarsa partecipazione da parte dei cittadini. Qual è, secondo lei, l’interesse da parte dei tarantini per la questione del rischio nucleare nel nostro mare?
“Abbiamo fatto un sondaggio e ci risulta che la maggioranza dei cittadini è sensibile al problema e contraria all’arrivo delle imbarcazioni a propulsione nucleare. Purtroppo, manca la guida e la presenza da parte delle istituzioni che, al contrario, sono reticenti, inadempienti e inadeguate.
È per questo motivo che non ha avuto particolare importanza la partecipazione al corteo: per sensibilizzare l’opinione pubblica è necessario concentrarsi sul rispetto del Decreto 230, compito che dovrebbe spettare alle istituzioni. Bisogna, inoltre, aggiungere che, fatta eccezione per Rifondazione Comunista, si registra a livello locale l’assenza da parte dei partiti politici, in particolare dei Verdi, a testimonianza del fatto che il problema della base Nato non sembra destare particolare preoccupazione per le nostre istituzioni. Quindi, Peacelink si trova nella paradossale situazione di dover fare da “supplente” e, per riuscirci, deve cercare di coinvolgere la cittadinanza seguendo la via istituzionale”.

Per chi è interessato ad approfondire l’argomento consigliamo di visitare il sito di Peacelink http://italy.peacelink.org/disarmo/indices/index_33.html , il sito del Pentagono http://www.defenselink.mil/comptroller/fmr/11a/11a09.pdf (date un’occhiata a pagina 9-1), e il D.L. 230/1995 http://www.aimn.it/lex/DLgs_230_modificato.pdf
                                                                                
Alessandro Pavone