E' SPARITA LA RADIOATTIVITA' ALFA NELLE ACQUE



E’ SPARITA LA RADIOATTIVITA’ ALFA NELLE ACQUE
DELLA MADDALENA

l’abbiamo monitorata durante la sua scomparsa; cosa hanno potuto vedere gli altri laboratori?

Questa breve nota vuole dare una buona notizia ai Maddalenini, e allo stesso tempo dimostrare l’utilità di effettuare uno studio territoriale in una zona a rischio, programmato con criteri scientifici e non basato su campionamenti casuali.

Nel nostro caso, dopo che, il 25 ottobre 2003, un sommergibile a propulsione nucleare andò a sbattere contro degli scogli nelle vicinanze della Maddalena, vari laboratori di controllo ambientale raccolsero o ricevettero una piccola quantità di campioni prelevati in zona. Date le carenze analitiche dei suddetti laboratori, muniti, per altro, di una quantità non rappresentativa di campioni, principalmente sotto forma di alghe, risultò chiaro che non vi erano tracce di radionuclidi artificiali emettitori di raggi gamma, come ci si aspetterebbe di rilevare in seguito a perdite da un reattore nucleare danneggiato.

Nelle ricerche citate, non fu verificata la presenza di elementi transuranici, isotopi completamente artificiali, prodotti da reattori e ordigni nucleari. Non vennero rilevati né dal sistema di monitoraggio automatico della zona, né dalle analisi eseguite sui campioni. I transuranici emettono principalmente raggi alfa durante il loro decadimento, raggi difficili e laboriosi da rilevare analiticamente. La maggioranza della strumentazione delle reti di monitoraggio e dei laboratori è attrezzata principalmente per lo studio di raggi gamma, strumentazione che non vede i raggi alfa. Un laboratorio adeguatamente attrezzato, deve ricorrere a processi radio-chimici di concentrazione, lunghi e laboriosi, per poter concentrare i radio-isotopi individualmente affinché le loro presenze siano rilevabili dalla strumentazione (al ritmo di uno/due al mese). Ciò rende impossibile l’applicazione di questa tecnica analitica su più di qualche campione.

La situazione nell’Arcipelago della Maddalena è particolarmente dinamica e complicata: vi entrano in gioco sia effetti geologici, biologici, oceanografici che antropologici. Le poche analisi di laboratorio citate non descrivono adeguatamente la situazione dinamica. Per poter esporre le condizioni reali sono necessari non una mezza dozzina di campioni presi a caso, ma un programma di prelievi sistematici ad alta densità, ripetuti nel tempo. Come abbiamo visto, le tecniche analitiche classiche sopra descritte rendono tale approccio impossibile. Pertanto, per analizzare le emissioni alfa da un gran numero di campioni con relativa velocità, venero applicate le tecniche delle tracce nucleari: le autoradiografie. I campioni vengono messi in contatto diretto con delle pellicole sensibili solo ai raggi alfa: ogni emissione di una particella alfa dalla superficie del campione produce un danno lineare (una "nuclear track") sulla pellicola sensibile. La concentrazione dei danni (tracce) osservate è direttamente relazionata alla concentrazione degli isotopi alfa-emittenti, i trans-uranici inclusi.

Ventisette siti ubicati sulle coste della Maddalena e Caprera vennero campionati in varie occasioni: febbraio, maggio, ottobre e dicembre 2004; aprile e giugno 2005. Oltre 200 campioni di alghe, mitili, ricci di mare, lumache marine, patelle, calamari, seppie, pesci e meduse sono già stati analizzati usando le autoradiografie; come confronto, analizzammo anche alghe raccolte da litorali da altri siti del Mediterraneo e altri mari.

Nei campioni di confronto troviamo concentrazioni di tracce alfa attorno o poco al di sopra dei livelli di fondo. Nei restanti 200 e più campioni dalle coste di La Maddalena e di Caprera (e dal Mar Baltico), osservammo due tipi di distribuzione delle tracce:

- tracce alfa distribuite uniformemente sulle superfici esaminate; queste tracce sono il risultato di particelle alfa emesse da radionuclidi assorbiti in soluzione nelle alghe direttamente dalle acque marine durante la loro crescita.

- inoltre, specialmente nei primi mesi di campionamento (febbraio e maggio 2004) un’alta percentuale di campioni mostrava delle concentrazioni localizzate di tracce (da 10 a più di 500) con distribuzione radiale emananti da foci puntiformi. Queste stelle, conosciute nella letteratura scientifica come "hot spots" o "punti caldi", sono il risultato del decadimento di isotopi radioattivi contenuti in minuscoli granelli solidi depositati su queste alghe.

Avendo tanti dati a nostra disposizione, sia geograficamente che nel tempo, notammo che la distribuzione geografica delle tracce alfa, come pure quella degli "hot spots" non è né costante né casuale. Queste tracce alfa sono concentrate principalmente nella zona della Maddalena, in particolare nella Rada di Santo Stefano. Inoltre, notiamo una forte diminuzione di tracce alfa col passare del tempo:

-i valori più alti vennero rilevati in seguito al nostro primo prelievo, a febbraio 2004. In questo periodo solo il 50% delle alghe aveva un’ attività di meno di 1 Bq/kg. Il 26% delle alghe aveva accumulato livelli fra l’1 e i 2 Bq/kg, mentre i restanti esemplari mostravano attività tra i 2 e 6 Bq/kg.
- tre mesi più tardi, nel maggio 2004, fu riscontrata una notevole riduzione di attività: la percentuale dei campioni con meno di 1 Bq/kg salì all’81%, e non vi furono alghe con più di 2,4 Bq/kg.
- a ottobre 2004 il 92% delle alghe conteneva meno di 1 Bq/kg, e le restanti tutte meno di 1,2 Bq/kg.
- a dicembre 2004 la percentuale delle alghe con meno di 1 Bq/kg salì a più del 97%, con il restante 3% con meno di 1,2 Bq/kg.
- gli ultimi risultati, dell’aprile 2005, mostrano che la media dell’attività alfa delle alghe è al disotto del 0,3 Bq/kg (valore simile a quello riportato per dicembre 2004). Come per ottobre e dicembre, non vi sono tracce di hot spots! Questi valori sono comparabili a quelli misurati nel Mediterraneo e Atlantico!

Con i primi risultati, basati sui valori riportati dai campionamenti di febbraio e maggio 2004, ci chiedevamo da dove provenivano queste concentrazioni anomale di radionuclidi e di hot spots: dagli esperimenti nucleari nell’atmosfera? Da ulteriori attività ed incidenti antropologici? Concludemmo che questi contaminanti così localizzati potevano solo essere recenti e di origine locale. I risultati degli ultimi mesi ci mostrano che le tracce di contaminazione da emittenti alfa sono praticamente sparite; il mare attorno alla Maddalena è ritornato al suo stato originale! Avessimo campionato col ritmo degli altri laboratori di controllo, non avremmo notato queste variazioni; possibilmente avremmo correttamente annunciato che nel 2005 non vi erano condizioni anomale. Invece sappiamo che non è stato sempre così, e ci chiediamo: da dove veniva e dov’è sparita la radioattività? Non è certo passato sufficiente tempo per il suo decadimento naturale; e allora?

In associazione con il comitato COCIS della Maddalena stiamo proseguendo con questo monitoraggio sistematico e continuo. Raccogliamo campioni di flora e fauna dagli stessi punti ogni mese (già 103 campioni prelevati nel giugno 2005), stiamo valutando:
- se gli alti valori originali erano relazionati con l’incidente del sommergibile (un "big bang" che iniziò questo inquinamento spargendo una singola dose di alfa emittenti),
- se le variazioni riscontrate sul territorio sono invece attribuibili alle differenti correnti marine stagionali,
- se ci sono state modifiche (protocolli di sicurezza più adeguati) nei sistemi di manutenzione dei reattori dei sommergibili atomici di stanza nell’isola di Santo Stefano,
- se avviene un accumulo di questi radionuclidi, specialmente sotto forma di hot spots, lungo la catena alimentare locale.

Prof. Fabrizio Aumento