Gli scandali della BAE riguardano anche l'Italia



Fonte: Unimondo
http://unimondo.oneworld.net/article/view/95427/

Armi: gli scandali della BAE riguardano anche l'Italia

Il programma della BBC "Bribing for Britain?" in onda stasera svela che è
 Steven Mogford, l'attuale direttore esecutivo del gigante armiero BAE, il
 personaggio chiave del caso di corruzione dietro l'affare "Al Yamamah", la
 colossale vendita di aeroplani e navi da guerra della BAE all'Arabia Saudita
 iniziata negli anni del governo Thatcher per la cifra di 50miliardi di
 sterline (quasi 75 miliardi di euro). Un'affare tuttora in corso in quanto
 l'Arabia Saudita continua a pagare ogni anno milioni di sterline alla BAE
 per manutenzione, aggiornamento e training. E nell'ambito dei "programmi
 internazionali di coproduzione" italiani segnalati dall'ultima Relazione
 governativa figurano 11 autorizzazioni "con destinazione finale Arabia
 Saudita, per un controvalore di 91 milioni di euro rientranti nel programma
 Tornado". Insomma una faccenda che riguarda anche l'Italia.


Armi: gli scandali della BAE riguardano anche l'Italia

Guardian Unlimited | Unimondo
martedì, 05 ottobre, 2004


 Il programma della BBC "Bribing for Britain?" in onda stasera svela che
 è Steven Mogford, attuale direttore esecutivo del gigante armiero BAE, il
 personaggio chiave del caso di corruzione dell'affare "Al Yamamah": lo
 riporta un'anticipazione del Guardian di oggi. Il quotidiano britannico già
 lo scorso maggio aveva svelato che il Ministero della Difesa della Gran
 Bretagna stava indagando sull'imponente caso di corruzione da parte della
 BAE, la maggior industria armiera britannica, verso prominenti personaggi
 dell'Arabia Saudita ai quali sarebbero stati pagati 60 milioni di sterline
 (quasi 90 milioni di euro) di bustarelle. Oggi, anticipando il programma
 delle BBC, il Guardian rivela che l'allora "chief operating officer" della
 BAE, Steven Mogford, è il personaggio-chiave dell'affare "Al Yamamah" (la
 Colomba) una vendita di aeroplani e navi da guerra della BAE all'Arabia
 Saudita iniziata negli anni del governo Thatcher, per la colossale cifra di
 50miliardi di sterline (quasi 75 miliardi di euro) che ha fruttato alla BAE
 un guadagno annuale di 1,5 miliardi di sterline (quasi 2 miliardi 225milioni
 di euro) per una quindicina d'anni. I 60 milioni di sterline sarebbero stati
 passati ai funzionari sauditi da Mogford in pagamenti per "prostitute,
 Rolls-Royces e vacanze Californiane" - riporta il Guardian. Mogford è
 inoltre accusato durante la trasmissione "The Money Programme" sempre della
 BBC, di "aver dato ordini far smettere un'inchiesta interna alla BAE sulla
 sorte dei "slush fund", le "bustarelle" pagate ai sauditi.

      Il principale beneficiario degli "incentivi" della BAE è il principe
 saudita Turki bin Nasser che avrebbe svolto il ruolo di intermediario
 nell'affare. Prominente personaggio della famiglia regnante saudita, il
 principe Turki è genero dell'attuale Ministro della Difesa, il principe
 Sultan del clan che controlla il petrolio statale saudita. Le rivelazioni
 sono state fatte alla BBC da Peter Gardiner, titolare di una piccola agenzia
 di viaggi incaricata dalla BAE di incanalare 7 milioni di sterline all'anno
 al principe Turki e alla sua famiglia. Tra questi figurano una Rolls-Royce
 da 170 mila sterline come regalo di compleanno per la moglie del principe,
 il noleggio di un Boeing 747 cargo per spedire in Arabia lo shopping della
 moglie oltre che numerosi pagamenti di camere in hotel cinque stelle e
 vacanze in Colorado e California per il principe e il suo entourage al costo
 di oltre 2 milioni di sterline (quasi 3 milioni di euro). In una nota, la
 BAE si dice "dispiaciuta e sorpresa" per il programma della BBC e "afferma
 categoricamente che non esistono e non ci sono mai stati quelli che i media
 definiscono 'slush fund' (bustarelle)". Va ricordato che solo nel febbraio
 2002 il Parlamento britannico ha approvato una legge che rafforza il reato
 di corruzione e vieta diverse forme di pagamento a funzionari di stati
 esteri.

      Sebbene la consegna delle navi e dei Tornado sia ormai finita, l'affare
 è tuttora in corso: l'Arabia Saudita infatti continua a pagare ogni anno
 milioni di sterline alla BAE per manutenzione, aggiornamento e training. E
 l'affare che riguarda anche l'Italia. Nell'ambito dei "programmi
 internazionali di coproduzione" italiani segnalati dall'ultima Relazione
 governativa figurano 11 autorizzazioni "destinazione finale Arabia Saudita,
 per un controvalore di 91 milioni di euro rientranti nel programma Tornado".
 "In Arabia Saudita, l'Italia ha continuato a inviare componenti dei
 cacciabombardieri Tornado esportati fino al 1998 dalla Gran Bretagna con il
 megacontratto "Al Yamamah" (La Colomba): 120 aerei in cambio di 400 mila
 barili di petrolio al giorno" - nota Francesco Terreri.

      "Una faccenda che meriterebbe attenzione anche in Italia - commenta
 Giorgio Beretta della Campagna per il controllo dell'export di armi - e che
 invece sembra passare sotto silenzio sia da parte dei media che del mondo
 politico. Oltre al fatto che al programma di aggiornamento del sistema
 Tornato dell'Arabia Saudita partecipa anche l'Italia, nel marzo scorso la
 Bae System ha raggiunto un accordo con Finmeccanica, la principale industria
 militare italiana, per rafforzare la reciproca 'cooperazione strategica'
 allo scopo di 'identificare tutte le possibili opportunità sia nell'ambito
 delle joint ventures esistenti che in altri campi di attività'. E tra questi
 potrebbe figurare il nuovo contratto di 1,5 miliardi di sterline (quasi
 2miliardi 225milioni di euro) sempre con l'Arabia Saudita per sostituire e
 ammodernare aerei da guerra con nuovi sistemi aerei e missilistici" - nota
 Beretta. Insomma una faccenda che riguarda da vicino anche l'Italia
 soprattutto ora che il Presidente e Amministratore delegato di Finmeccanica,
 Pier Francesco Guarguaglini, è stato nominato presidente dell'Associazione
 delle industrie aerospaziali e della difesa europee. [GB]