soru contro la base Usa dela maddalena e altre news dalla nuova del 1\10\2004



  la nuova    sardegna del 1\10\2004

Chiederemo la desecretazione dell?accordo Usa-Italia del ?72»    
Renato Soru contro la base della Us Navy nell?arcipelago. Promesso un appoggio
al comitato promotore del referendum  

  CAGLIARI. Via al segreto di Stato posto dal governo Andreotti, nel 1972,
sull?unità d?appoggio statunitense per sommergibili nucleari alla Maddalena.
No alla trasformazione in base militare permanente: gli accordi presi in
tal senso dalla precedente giunta regionale sono da rivedere: l?obiettivo
è ora quello di liberare l?arcipelago. E per farlo, la Regione ha chiesto
di visitare la zona militare di Santo Stefano per avviare un?«interlocuzione»
con gli americani per «capire sino a quando dovranno stare nel nord Sardegna».
Rispondendo ieri in consiglio regionale a un?interpellanza di Rifondazione
comunista, Renato Soru ha dichiarato la sua «guerra» all?US-Navy. E il Centrodestra
ha rilanciato subito la sua «guerra» al presidente della Regione.
 Già in campagna elettorale Soru aveva posto l?obiettivo dell?allontanamento
della base Usa della Maddalena. Ma aveva usato toni meno ultimativi. «Gli
americani - disse - sono venuti da amici. E da amici gli chiederemo di andarsene
da qui a vent?anni». Ieri, dopo la secca presa di posizione del capogruppo
del Prc, Antonello Licheri, decisamente favorevole a una dismissione immediata,
il presidente della Regione ha assunto un atteggiamento più severo e decisionista.
Tanto che poi Licheri si è detto «molto soddisfatto».
 Convinto che la base Usa «è incompatibile» con la vocazione turistica della
Maddalena, che ha nell?ambiente la principale risorsa, Soru ha reso noto
di aver «scritto all?Ammiragliato perchè chieda al comandante della base
statunitense di Santo Stefano un appuntamento per una visita del presidente
della Regione, che vuole vedere di persona e rendersi conto della situazione,
oltre che avviare un?interlocuzione» appunto per «capire fino a quando gli
americani dovranno starci». E ha ribadito la volontà di chiedere la «desecretazione»
dei patti fra governo italiano e statunitense che nel 1972 sancirono la
nascita della base appoggio per sommergibili a propulsione nucleare. «I
progetti di sviluppo nell?area non sono compatibili con unità d?appoggio
per sommergibili nucleari armati - ha detto - e assicurare la massima sicurezza
è uno degli obiettivi principali della Regione». Il presidente ha condiviso
la preoccupazione di trasformare l?unità di appoggio in base permanente
e ha affermato che il consenso dato dalla giunta di Italo Masala «è stato
un errore» anche perché non c?erano state «sufficienti garanzie». Soru ha
reso noto di averne già parlato, mercoledì pomeriggio, con Silvio Berlusconi
a Roma. «La presenza militare statunitese a distanza di 30 anni è un fatto
gravissimo», ha commentato Soru, confermando la decisione di indiviuare
«un percorso di abbandono» dell?area da parte degli Usa: «Seguiremo con
fermezza tutte le azioni legali che la Regione potrà assumere verso lo Stato».
 Sempre su iniziativa del Prc, Soru ha affrontato anche il tema del referendum
sulle servitù militari, referendum non ammesso. L?interpellanza è stata
illustrata da Luciano Uras, che alla fine è apparso meno soddisfatto di
quanto non lo sia stato Licheri sul primo argomento. La giunta, ha detto
il presidente, «auspica» il successo dell?opposizione che il comitato ?Firma
sa bomba? ha annunciato contro la decisione di non ammissibilita assunta
dall?Ufficio regionale per i referendum, ma la stessa giunta - ha precisato
Soru - non ha competenza sulla materia e quindi rispetta l?autonomia decisionale
di altre istituzioni. «Apprezziamo l?impegno e l?attenzione dichiarati dal
presidente anche verso il comitato per il referendum», ha replicato Uras,
annunciando che l?interpellanza sarà trasformata in mozione perchè il Consiglio
decida direttamente «se vale la pena di difendere la sua legge sui referendum».
 La presa di posizione di Soru sulla base americana è stata aspramente criticata,
in una dichiarazione diffusa in serata, dal capogruppo di Forza Italia,
Giorgio La Spisa, secondo il quale la richiesta di eliminare il segreto
militare «è solo una provocazione». E ha aggiunto: «Su questi temi è inaccettabile
che si facciano sterili e demogagici esercizi di retorica politica». La
Spisa ha detto di condividere che sul progetto di ampliamento della base
sia necessario approfondire e affermare le ragioni delle comunità locali
«per tutelare i diritti dei cittadini maggiormente coinvolti», così come
sul problema complessivo delle servitù militari «vi è ancora da discutere,
utilizzando le prerogative dell?autonomia della Regione». Tuttavia, il capogruppo
forzista ha «bocciato senza appello» l?iniziativa di Soru: «Si tratta di
una dichiarazione che, nella particolare situazione che vivono l?Italia,
l?Europa e tutto l?Occidente in questa drammatica contingenza storica, rivela
l?esistenza di un pregiudizio superficiale e irresponsabile».
 
  
LA POLEMICA    
Bifulco sui lavori a Santo Stefano: ?Presidente, convochi il Comipa?  
 
 LA MADDALENA. Agostino Bifulco, componente del Comitato Misto Paritetico
per le Servitù militari in Sardegna, ha inviato una lettera al presidente
della Regione Renato Soru e al presidente del Comitato, l?ammiraglio Roberto
Baggioni, chiedendo la convocazione del Comitato Paritetico, in seguito
alla recente comunicazione da parte del Dipartimento Navale degli Usa, dell?avvio
dei lavori nella propria base di Santo Stefano. Lavori che, secondo quanto
affermato dagli americani, prevedono una consistente riduzione di volumetria
(-15%) rispetto al progetto sino a oggi formalmente conosciuto con la dicitura:
«Progetto Commissione Mista 080-02/0625, MCON P.995, Migliorie infrastrutturali,
Santo Stefano, Attività di Supporto Navale (NSA) La Maddalena».
 «Da precisi indizi - scrive Bifulco -, alcuni anche di livello istituzionale,
come del resto, il protocollo firmato il 14 gennaio 2004 tra Regione e presidenza
del Consiglio dei ministri, si aveva avuto sentore che esistesse un progetto
diverso da quello esaminato in occasione della riunione del Comipa del 13
luglio 2003. E pertanto, secondo la normativa vigente, è fatto obbligo alla
forza armata competente portare qualsiasi successiva variazione progettuale
all?esame del Comitato».
 Bifulco però ricorda che «il Comitato, a suo tempo, è stato impegnato sullo
stesso progetto già nella sua riunione del 13 dicembre 2002 con esito negativo.
Pertanto la riunione del successivo 13 luglio è stata di conseguenza impegnata
ad esprimere il parere obbligatorio del Comitato su una versione nuova e
diversa dello stesso progetto di ?migliorie?. Altrettanto, quindi, deve
avvenire per qualsiasi nuova e diversa versione progettuale».
 A giudizio di Bifulco, quindi, «la notizia dell?avvio dei lavori, alla
luce di quanto esposto, appare lesivo della normativa vigente; per cui il
periodo di tempo utile per lo smantellamento dei manufatti mobili e precari
nell?area di Santo Stefano appare utile anche per la riconvocazione obbligatoria
del Comitato. Il prosieguo dei lavori sarebbe altrimenti illegittimo e reclamerebbe
adeguate azioni di blocco, anche giudiziario. Infine ricorda anche che,
come è scritto nell? articolo 3 comma 9 della legge 898/76, la competenza
a riunire il Comitato è anche del presidente della Regione, al quale si
richiede di intervenire con la urgenza del caso anche in termini sostitutivi».

Andrea Nieddu  


Una strada già percorsa da Mario Melis  
  
La battaglia sfortunata del timoniere sardista in anni di ?guerra fredda?
 
  
  
  
  
PIERO MANNIRONI  

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 SASSARI. C?è un precedente. Alla metà degli anni Ottanta, infatti, un altro
presidente della Regione chiese la desecretazione degli accordi del 1972
che aprirono poi le porte dell?arcipelago della Maddalena alla marina statunitense.
Fu Mario Melis, il grande timoniere sardista che, sulla spinta della polemica
rovente nata dalla scoperta che i sommergibili atomici della class Los Angeles
nascondevano nel loro ventre d?acciaio armi nucleari, si rivolse al governo
per sapere cose fosse scritto in quelle carte. Fu tutto inutile.
 Come fallì anche il primo tentativo di referendum su quella ingombrante
presenza in uno degli angoli più suggestivi del Mediterraneo.
 Erano però altri tempi. Diverso era lo scenario internazionale e diverso
il clima politico. Anni di ?guerra fredda? e di strapotere democristiano.
Il segreto fu così difeso e ?blindato?, restando un mistero per quasi altri
vent?anni. Eppure era evidente che la presenza di quelle testate atomiche
nei nostri mari costituivano una palese violazione di accordi internazionali,
secondo i quali solo a Sigonella era prevista la presenza di armi nucleari.
 Fallirono anche le ragioni del diritto perché il parere di illustri costituzionalisti
sulla legittimità di quell?accordo bilterale tenuto segreto si infranse
contro l?irremovibile posizione del governo.
 Ma oggi è ragionevole chiedersi il senso della presenza nei nostri mari
di quei colossi d?acciaio dentro i quali pulsa un cuore atomico. E soprattutto
che senso ha continuare a difendere il segreto su un patto internazionale
che avrebbe dovuto avere l?imprimatur del Parlamento.
 Apparentemente la contestata base di Santo Stefano e i sommergibili a propulsione
nucleare appaiono come un anacronismo storico. Nati come potenti macchine
da dispiegare sul fronte planetario di una guerra silenziosa e senza fronti,
sono oggi dei giganti costosissimi, tenuti in vita forse più per una questione
di prestigio politico che per una loro vera utilità strategica.
 Senza parlare dei rischi terribili che quella presenza militare comporta.
Rischi rivelati da uno scienziato americano che, proprio per la sua esperienza
e il suo passato professionale, è sicuramente al di sopra di ogni sospetto.
Si tratta di John P. Shannon, fisico e ingegnere nucleare, che ha lavorato
per trent?anni nella Us Navy come responsabile della sicurezza nucleare.
 E Shannon non solo ha spiegato il perché i rischi di un?avaria al reattore
nucleare di un sommergibile sono più alti che in un normale reattore per
uso civile, ma ha anche fatto riferimento a una lunga catena di incidenti
e di morti che è stata in gran parte nascosta.
 Come d?altra parte sarebbe rimasto sepolto dal segreto lo strano incidente
del sommergibile d?attacco americano Uss Hartford, avvenuto nell?ottobre
dello scorso anno nelle acque della Maddalena. Se infatti non ne avesse
scritto un piccolo quotidiano di provincia americano, il The Day di New
London, nessuno avrebbe mai saputo dell?incredibile ?spanciamento? dell?hunter
killer sulla Secca dei Monaci.
 Il problema vero, grave per l?ambiente e per la salute, per Shannon è che
i sommergibili non sono dotati di un sistema di sicurezza (chiamato Eccs)
che deve essere attivato in caso di guasto del reattore nucleare. Il perché
è semplice: mancanza di spazio. Ogni sottomarino è quindi potenzialmente
una Chernobyl ambulante.
 Alla luce di queste nuove conoscenze, ecco perché diventa un problema politicamente
rilevante arrivare all?allontanamento della base Usa. Impresa non impossibile,
visto che, per esempio, la Turchia c?è riuscita. Ed è politicamente importante
conoscere il contenuto di quell?accordo segreto, per capire se esistano
ancora i presupposti politici e strategici che l?hanno ispirato.
 Il presidente Renato Soru ha annunciato ieri in consiglio regionale che
seguirà la strada che, anni fa, aveva percorso senza molta fortuna Mario
Melis. La speranza è che riesca arrivare fino in fondo. Il clima generale
è diverso: si sono dissolti molti radicalismi politici ed è cresciuta nella
gente la consapevolezza dei rischi che la presenza della base americana
comporta.
 E infine il referendum negato. Un referendum consultivo, si badi bene,
che ha il valore di dare voce alla coscienza popolare e non di cancellare
presenze militari e trattati segreti. Eppure si ha la sensazione che si
abbia quasi paura di sentire quella voce, che si abbia paura di sapere cosa
pensino i sardi che già pagano il tributo più alto in Italia come servitù
militari.
 
   cronaca Olbia \   Gallura 

LA LETTERA  
  
Presidente Soru, La Maddalena non diventi come Guantanamo  
  
  
  
  
 

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Riceviamo e pubblichiamo

 Alla Cortese Attenzione del Presidente Renato Soru. Siamo un gruppo di
cittadini di La Maddalena, costituitosi in Comitato nel settembre del 2003
a seguito delle notizie relative all?imminente ampliamento della base militare
di S.Stefano. Ancora una volta è stata presa una decisione riguardante il
nostro territorio senza che i cittadini siano stati tenuti nella minima
considerazione. Una comunità che convive da più di trent?anni con questi
ospiti così silenziosi ma tutt?altro che discreti. Può immaginare la nostra
paura quando siamo venuti a conoscenza, anche se con un mese di ritardo
e contornata da molti misteri, della notizia dell?incidente accaduto nel
mese di ottobre al sottomarino statunitense a propulsione nucleare Harford
nelle nostre acque. Da quel momento la nostra attività si è concentrata
principalmente sulla necessità di verificare lo stato di salute nel nostro
ambiente e di sensibilizzare la popolazione di La Maddalena sulla pericolosità
di una base militare straniera di cui poco si sà. Ricordiamo che dal 1972,
anno di insediamento del Punto di approdo per sommergibili ad armamento
e propulsione nucleare, ad oggi la popolazione non è ha conoscenza di un
Piano di Sicurezza. E? indubbia la pericolosità che comporta la presenza
di alcuni sommergibili nucleari che quotidianamente solcano i mari dell?Arcipelago
di La Maddalena, e non solo dal punto di vista strettamente ambientale ma
quale bersaglio sensibile per eventuali attentati di stampo terroristico.
Tralasciamo, inoltre, in questa sede, la nostra contrarietà allo strazio
della guerra fra i popoli del mondo che questa base contribuisce a perpetrare.
Qualche giorno fa si è affiancato alla nave appoggio Emory Land un alloggio
galleggiante; la stampa sostiene che si tratta di un albergo galleggiante
che verrà utilizzato per ospitare l?equipaggio della nave, poiché questa
nei prossimi due o tre mesi dovrà essere sottoposta a lavori di ristrutturazione
al suo interno. Siamo portati a pensare che servirà invece per ospitare
gli operai e i tecnici che si dovranno occupare dei lavori di ampliamento
della base, che si trasformerà di fatto da un semplice punto di approdo
in una vera e propria base a terra, qualcosa che ci ricorda molto da vicino
la base di Guantanamo a Cuba. Ufficialmente il Comando americano a Napoli
ha annunciato che i lavori di ampliamento inizieranno il 15 settembre 2004.
 Ricordandole che la Regione Sardegna ha approvato il 28 gennaio 2004, una
mozione che dispone l?allontanamento, in modo graduale, della base Usa di
S. Stefano.
 Ricordandole che i lavori di sistemazione della base prevedono circa 52.000
mq di cemento costruiti in riva al mare.
 Ricordandole che durante la campagna elettorale si è impegnato con la società
civile per operare contro la presenza delle basi militari Usa in Sardegna.
 Ricordando la sua contrarietà ad uno sviluppo militaristico, incompatibile
con lo sviluppo economico e culturale della Sardegna. La invitiamo a venire
a La Maddalena al più presto per verificare personalmente se i lavori di
consolidamento della base statunitense a La Maddalena sono in sintonia con
lo sviluppo del nostro territorio di cui Lei ci ha parlato e in cui noi
abbiamo creduto.
Comitato Spontaneo
Cittadini di La Maddalena