le basi militari nato ed italiane fanno ancora vittime



dalla nuova sardegna  del 24\2\2004


MARTEDÌ, 24 FEBBRAIO 2004


La leucemia uccide ancora a Quirra: morto giovane marinaio cagliaritano


La rivelazione dell'ex presidente della commissione Difesa della Camera
Falco Accame: «Il ragazzo prestava servizio nel poligono interforze».
Interrogazione dei Verdi


 CAGLIARI. La commozione e la rabbia per la morte del caporalmaggiore Valery
Melis sono sentimenti che bruciano ancora. Non si esauriscono. Ed ecco, come
una frustata violenta, ieri la notizia di un altro giovane in divisa
stroncato dalla leucemia: era un marinaio cagliaritano che prestava servizio
nel poligono interforze del Salto di Quirra.
 La rivelazione è di Falco Accame, ex presidente della commissione Difesa
della Camera e presidente dell'associazione Ana-Vafaf.
 «A distanza di pochi giorni dalla segnalazione della morte del
caporalmaggiore Melis in Sardegna e del capitano degli alpini Grimaldi a
Roma - ha detto Accame -, segnaliamo la morte di un marianio che faceva
parte del reparto interforze del Salto di Quirra. Causa della morte:
leucemia. Così come è accaduto per molti civili e militari nell'area del
poligono. La morte risale al luglio scorso, ma la notizia è stata a lungo
circondata da un particolare riserbo».
 «La rapidità del decorso della malattia - ha continuato Accame - ha causato
sorpresa nel personale medico. Così come è accaduto nel caso del maresciallo
Pizzamiglio (Verona) e Fotia (Padova). La madre del ragazzo, la signora S.A.
di Cagliari, è vedova ed è comprensibile il suo dolore e il suo desiderio di
silenzio. Tuttavia è dovere del ministero della Difesa, da quando il
compianto ministro Spadolini impartì la disposizione ad hoc, che deve essere
data comunicazione alle commissioni parlamentari della Difesa di tutti i
casi di morti e di infortunio, insieme a quelle che ne possono essere le
cause. Ciò purtroppo non è avvenuto per le possibili contaminazioni da
uranio impoverito e quindi anche le relazioni compilate dalla Commissione
Mandelli sono basate su dati largamente inattendibili. Purtroppo, la maggior
parte delle segnalazioni arriva da "Radio Fante"».
 Accame ha poi ricordato che «per quanto riguarda i casi di decessi e
malattie tra personale dei poligoni, occorre tener conto che molti poligoni
sono usati anche da forze straniere. Nel poligono di Teulada, per esempio,
sparano navi di molti paesi e, a Quirra, aerei di molti paesi».
 «I poligoni - ha continuato l'ex presidente della commissione Difesa della
Camera - sono inoltre utilizzati anche da ditte civili. Naturalmente, le
forze armate che usano i poligoni sperimentano le armi in dotazione e
moltissimi paesi ormai impiegano quasi esclusivamente armi all'uranio
impoverito. Anche paesi che non impiegano armi al depleted uranium si
trovano a dover sperimentare armi di questo tipo per poter verificare la
vulnerabilità dei propri mezzi di difesa. L'Italia, per esempio, deve
sperimentare nei poligoni l'efficacia delle armi all'uranio impoverito sulle
corazzature dei propri mezzi blindati e corazzati».
 Questa la conclusione di Falco Accame: «Proprio nei poligoni può
svilupparsi una concentrazione di armi esplose e le operazioni periodiche di
distruzione in massa, denominate in gergo "Operazioni Vulcano" che creano
alte fumate di polveri che poi si depositano sul terreno, sono
particolarmente pericolose. La commissione Mandelli non ha preso in
considerazione il personale deceduto o ammalatosi nei poligoni».
 La prima reazione politica all'ennesimo morto per la "sindrone di Quirra" è
stata del deputato verde Mauro Bulgarelli: «E' intollerabile che nei
poligoni militari si svolgano continue sperimentazioni di armi con uranio
impoverito, senza prestare alcuna tutela alla salute dei militari e della
popolazione civile. Basta con queste morti».
 Bulgarelli ha presentato ieri stesso un'interrogazione sul decesso del
giovane marinaio cagliaritano.
 «La verità - ha sottolineato Bulgarelli - è che si privilegiano gli
interessi economici dei fabbricanti di armi, padroni di devastare l'ambiente
e di attentare alla salute pubblica. Il caso di Salto di Quirra, sotto
questo aspetto, è paradigmatico: nonostante da anni le autorità locali e le
associazioni della società civile denuncino i continui casi di tumore, nulla
è stato fatto per fare luce sulle esercitazioni che si svolgono nel poligono
militare».
 «E' un comportamento irresponsabile - ha concluso il deputato del Sole che
Ride - che rischia di esasperare gli animi di una popolazione, quella sarda,
costretta a convivere da decenni con la miriade di installazioni militari
disseminate nell'isola e che nei giorni scorsi, manifestando in massa contro
la presenza della base Usa della Maddalena, ha fatto capire di non essere
disposta a sopportare oltre questa situazione».
 A Quirra, dunque, si continua a morire. E queste piccole, immense, tragedie
umane continuano a infrangersi incredibilmente contro il muro di
rassicuranti smentite eretto dalle autorità militari e politiche.



L'opposizione non crede a Cicu

Il sottosegretario alla Difesa: «Nessuna contaminazione» E sul futuro dell'
Arsenale duro attacco del ds Zanchetta
 OLBIA. Il sottosegrtario alla Difesa Salvatore Cucu insiste: «Nessuna
contaminazione radioattiva dell'ambiente nell'arcipelago della Maddalena».
La sua tesi non convince però i deputati dell'opposizione che ieri mattina,
a Montecitorio, hanno illustrato le due mozioni sulla presenza della base
militare americana di Santo Stefano. E non convince neppure gli
amministratori maddalenini che oggi in consiglio comunale, dai banchi della
minoranza, annunciano battaglia sul futuro del'Arsenale, sulla cui cessione
è in corso una trattativa tra il ministero della Difesa e un gruppo
imprenditoriale privato.
 «Nessuno ha intenzione di sacrificare la salute dei cittadini e il
patrimonio ambientale per alcun fine - ha spiegato in aula Cicu - ma
dobbiamo dire basta a chi vuole sacrificare lo sviluppo della Maddalena
distruggendone l'immagine e la bellezza attraverso fantomatiche supposizioni
o strumentalizzazioni». «A Santo Stefano, lo ripetiamo - ha aggiunto il sott
osegretario alla Difesa - non ci sarà alcun raddoppio né delle strutture né
della presenza militare americana che, al contrario per essere rispettosa
del paesaggio naturale e degli stessi maddalenini che lavorano nella base,
ammodernerà le strutture rendendo più armonico l'impatto ambientale. Tali
lavori sono necessari e doverosi nell'interesse della Maddalena e dei suoi
abitanti».
 Inevitabili le polemiche, sia in parlamento durante la seduta e sia alla
Maddalena dove si attendeva con trepidazione il dibattito parlamentare.
Polemiche soprattutto sulle affermazioni del sottosegretario a proposito
dell'Arsenale. «Il Governo è impegnato a mantenere i livelli occupazionali
già garantiti - ha detto Cicu - anche nell'attuazione del progetto di
riconversione teso a individuare nuove produzioni alternative complementari
alla cantieristica».
 Immediata la reazione di Pierfranco Zanchetta, capogruppo Ds in consiglio
comunale alla Maddalena: «Il sottosegretario vorrebbe rassicurare sulla
sorte dell'Arsenale e sul matenimento dei livelli occupazionali, ma nulla ha
detto sulla trattativa in corso tra lo stesso ministero e un gruppo
imprenditoriale privato monegasco». Come dire: la partita sul futuro dell'
Arsenale è ancora tutta da giocare e sarà argomento di discussione oggi in
consiglio comunale alla Maddalena.


«Nel 2003 registrati nell'arcipelago ottanta nuovi casi di tumore»

Il consigliere provinciale forzista Cesare Giudice








 SASSARI. La salute è un valore che non può essere barattato con le
appartenenze e con le logiche di schieramento. Per nessun motivo. A dirlo, a
sostenerlo con iniziative politiche forti, è un uomo al di sopra di ogni
sospetto. Giulio Cesare Giudice, consigliere provinciale di Forza Italia,
maddalenino, è infatti un uomo che ha messo sul tavolo il proprio intimo
tormento di malato di cancro e i propri terribili dubbi. Ieri ha chiesto,
con una mozione urgente, che la Provincia chieda al ministro della Sanità
Sirchia la creazione di una commissione scientifica che analizzi l'incidenza
delle patologie tumorali nell'arcipelago maddalenino.
 L'obiettivo è quello di capire se esiste un rapporto tra l'alta incidenza
di forme neoplastiche e l'inquinamento radioattivo. Giudice ha quindi messo
in gioco se stesso, la propria condizione di uomo che convive con la paura e
che combatte una battaglia per la vita. E non nasconde i suoi dubbi, i suoi
sospetti. Non crede alle rassicuranti "risposte istituzionali". E lui, uomo
politicamente moderato, non può certo essere sospettato di essere un
fondamentalista dell'antiamericanismo. Infatti chiarisce subito: «Io non
sono un antiamericano. Questo di me non può certo essere detto. Ho sempre
detto che la nostra porta è aperta a loro, ma se dovesse emergere che la
presenza della base nucleare di Santo Stefano ha provocato un inquinamento
radioattivo nell'arcipelago, allora io dico: "Sì, la porta è sempre aperta,
ma per andarvene"».
 Giudice ha pubblicizzato il proprio dramma con una grande passione umana. E
ha fornito un dato che deve far riflettere: «I medici di base della
Maddalena hanno cominciato a redigere una sorta di registro tumori. Il
lavoro è difficile e complesso. Abbiamo un primo dato, quello relativo al
2003. Ed è semplicemente terribile: lo scorso anno abbiamo registrato l'
insorgenza di 80 nuovi casi di tumore. Dico ottanta! E siamo arrivati così a
trecento persone ammalate di cancro. Non sono uno scienziato, ma è evidente
che in questa isola c'è qualcosa di inquietante che merita di essere
accertato».
 E continua Giudice: «Io sono d'accordo con quanto hanno detto da
parlamentari come Pino Mulas che, prima di parlare da politico, parla da
medico. E chiede chiarezza sulla situazione alla Maddalena. Come non posso
non condividere quanto ha detto il vescovo di Tempio che dice che il diritto
alla salute è un valore superiore».
 Il consigliere di Forza Italia, che dice di non credere alla versione
ufficiale sull'incidente occorso al sommergibile nucleare americano
Hartford, condivide quanto detto nei giorni scorsi dal radiologo sassarese
Vincenzo Migaleddu: «Se il nostro arcipelago è un parco nazionale e parte di
un'area naturalistica di interesse internazionale, allora non vedo perché
non debba intervenire l'Unione Europea, mobilitando istituti scientifici
internazionali, per verificare se esiste o meno un inquinamento radioattivo.
Un'ultima cosa: i francesi del Criirad hanno dato il loro responso dopo
appena sei giorni, mentre dalla nostra Asl attendiamo l'esito delle analisi.
Non parole rassicuranti, ma cifre».





una news  che riguarda indirettamente la  maddalena   , ma  che  è
importante
Un summit al servizio di prevenzione multizonale

A Sassari gli uomini dell'Agenzia nazionale della protezione ambientale del
ministero
L'obiettivo è quello di varare un piano operativo di controllo sui possibili
inquinamenti


 SASSARI. Un approfondimento sulle problematiche legate alla presenza del
Torio 234 nelle alghe rosse dell'arcipelago della Maddalena. È stato questo
il tema alla base della riunione avvenuta ieri, nella sede del Presidio
Multizonale di Prevenzione della Asl di Sassari, e coordinata dall'Agenzia
nazionale della protezione ambientale e servizi tecnici e dall'Istituto
centrale di ricerca delle acque marine.
 L'obiettivo è quello di varare un piano operativo di controllo, che
permetta alla task force guidata dagli esperti dell'Apat, organismo tecnico
al servizio del ministero dell'Ambiente, di fare chiarezza sulla presenza
della radioattività nelle acque della Maddalena.
 Il responsabile della commissione dell'Apat, Lamberto Matteocci - arrivato
a Sassari con i due fisici Rita Ocone e Paolo Zeppa - è consapevole della
preoccupazione che da tempo è sorta soprattutto fra gli abitanti dell'
arcipelago.
 "È sicuramente un dato d'obbligo - ha detto Matteocci - fornire le
opportune risposte sul caso. E i controlli saranno mirati ad approfondire il
discorso sulla presenza del Torio nelle alghe rosse". Il lavoro, quindi,
consisterà nel ricercare zone geologicamente simili a quelle della
Maddalena, dove vivano anche quel tipo di alghe e che non siano interessate
da problematiche del luogo.
 E intanto, una prima ricerca di siti analoghi sembra indirizzare gli
esperti nelle acque dell'Asinara, tra Cala d'Oliva e Cala Reale, e di Capo
Caccia.
 Intanto domani un altro appuntamento per il presidio multizonale di
prevenzione con la visita della commissione europea degli alimenti.