armi portatili e leggere



A quanto scritto da Finardi sul Manifesto aggiungo una considerazione: le SALW (Small Arms and Light Weapons) stando alle Nazioni Unite e ad alcune ONG, hanno raggiunto la cifra pari a 500 milioni di unità. Si potrebbe dire molto circa il "piano d'azione" dell'ONU, sulle iniziative europee e regionali, gli indirizzi negoziali, ma soprattutto del loro fallimento. Certo è che non esiste una loro definizionea livello internazionale, si parla genericamente di armamenti convenzionali di calibro inferiore ai 100 mm. Vi sono delle differenze in ambito ONU che le suddivide in leggere (lanciagranate, cannoni antiarei, ecc) e piccole (revolver, pistole, mitragliatrici leggere, ecc), in ambito OSCE che le classifica come armi portatili in senso lato (fucili d'assalto, mitragliatrici leggere, ecc) e in armi leggere in senso lato (mitragliatrici portatili controcarro, lanciatori, ecc), e L'Unione Europea che le distingue fra armi portatili e accessori appositamente progettate per impiego militare (mitragliatrici, fucili e pistoli di vario tipo, ecc.) e armi leggere portatili di tipo individuale e collettivo (fra cui missili contraerei e sistemi di difesa antiarea portatili, cannoni, razzi, ecc.)

WEST AFRICA
La Liberia al centro dei traffici
Ricca di risorse, la regione è tra le prime importatrici d'armi del mondo
Libero mercato Gli armamenti vengono scambiati con un traffico illegale di diamanti, legname e vari altri minerali rari
SERGIO FINARDI
L'odierna vicenda liberiana è il portato di una situazione regionale che non è stata mai realmente affrontata nel suo complesso, né dai paesi che ne fanno parte, né tantomeno dai paesi ex coloniali. I dati di fondo di tale situazione sono: l'instabilità strutturale della bilancia di potere (militare, economica, demografica) tra i paesi dell'area africano-occidentale; il retaggio di una storia millenaria altrettanto conflittuale di quella tra gli stati della regione europea; la catastrofe sociale generata da un ceto politico che - formatosi nei paesi ex colonialisti o negli Stati uniti - ha saputo coniugare il peggio della cultura politica europea e neo-europea con il peggio della tradizione africana. Regione etnicamente complessa, l'Africa occidentale ha subito nel corso dei secoli sia artificiose omogeneizzazioni che partizioni coloniali arbitrarie da cui sono nati i 15 stati in cui oggi è divisa. Con una popolazione complessiva di 254 milioni di abitanti (di cui 134 in Nigeria) sparsi su un immenso territorio di 6 milioni di kmq (quasi due volte l'India), la regione è oggi uno dei più grandi e problematici insiemi geopolitici mondiali, chiave per l'accesso ad importanti risorse minerali, sia all'interno che sulla costiera, ricca di depositi di petrolio e gas naturale. Un elenco solo sommario delle risorse minerali significative della regione include oro (in Burkina Faso, Costa d'Avorio, Ghana e Mali - rispettivamente 2° e 3° produttore africano -, Guinea-Bissau, Liberia, Mauritania e Niger); diamanti (Costa d'Avorio, Ghana, Guinea, Guinea-Bissau, Liberia, Mauritania, Sierra Leone); arsenico (Ghana, 3° produttore mondiale); bauxite (Guinea 2° produttore mondiale e primo per riserve, Guinea-Bissau); rocce fosfatiche (Senegal e Togo); uranio (Liberia, Mauritania, Niger, 2° produttore africano); petrolio e gas naturale (significative in Costa d'Avorio e Nigeria, 1° produttore africano, 2,2 milioni di barili/giorno, quanto l'Iraq nel 2002, e 24 miliardi di barili di riserve, poco meno di quelle libiche; riserve di gas naturale quasi pari a quelle algerine); ferro (Mauritania); infine in vari paesi manganese, molibdeno, rame, platino, terre rare (elementi strategici per molti prodotti militari e high-tech), stagno, sale, argento, zinco, nickel, piombo e columbo-tantalite (circuiti per cellulari). Senza dimenticare importanti produzioni primarie quali il caffè, il cacao, il cotone, vari olii e fibre vegetali, legno pregiato (quest'ultimo oggetto di forti attività illegali) e, non da ultimo, la pesca, 1,8 milioni di tonnellate annue di pescato, pari all'1,4% del mondo. La regione, tuttavia, ha esportazioni legali totali pari a nemmeno 20 miliardi di dollari l'anno e un prodotto regionale lordo che non superava i 76 miliardi di dollari nel 1999, per il 46% formato dalla Nigeria. Anche calcolando che il prodotto sia oggi sui 100/110 miliardi di dollari, non si supera il livello dell'Egitto, che ha però meno di un quarto degli abitanti. I primi cinque paesi per prodotto sono poi anche i primi per spesa militare (3 miliardi di dollari annui, di cui 2,4 spesi dalla Nigeria) e, con l'inclusione del Burkina Faso, contano per il 93% del totale. A segnalare invece una diversa distribuzione del tasso di conflittualità delle varie parti della regione, la gerarchia della forza militare (199 mila attivi totali a «guardia» di 6 milioni di kmq!), ove sono prevalenti Nigeria (79 mila attivi), Mauritania (16mila), Costa d'Avorio (13mila), Liberia (12/15mila), Senegal e Burkina Faso (10mila) e Sierra Leone (6mila).

Se dunque i dati ufficiali della forza e della spesa militari sono modesti (e sarebbero modestissimi se si togliesse la Nigeria), da dove emergono invece le decine di migliaia di armati e le tonnellate di armi sofisticate che è possibile osservare nelle aree di conflitto e in particolare in paesi come Costa d'Avorio, Liberia, Sierra Leone e Guinea? La spiegazione sta in una forte mobilitazione di milizie civili armate, con una tragica ed alta presenza di soldati-bambino, sostenute da contingenti di mercenari e da due mercati principali d'armi: l'uno derivato dall'accumulo nel tempo di armamenti e munizionamento arrivati «legalmente» (e spesso a titolo gratuito o a prezzi di realizzo) dai maggiori paesi produttori e poi passati da una milizia all'altra; l'altro formatosi grazie ad un intenso traffico illegale (spesso protetto da vari servizi segreti, non solo africani) e sostenuto da un'altrettanto intensa economia illegale, in particolare stupefacenti (che girano liberi tra le milizie, il che spiega in parte le loro nefandezze), diamanti, minerali rari e traffico di esseri umani verso le regioni ricche del Nord Africa e dei paesi industrializzati.

Secondo la documentazione certa (ma sicuramente parziale) disponibile, tra il 1991 e il 2003 quei due mercati di armi sono stati alimentati da un numero impressionante di paesi, sia con transazioni tra governi, sia con trasferimenti da industrie e mercanti privati. E' tragico confrontare i dati sui «generosi» trasferimenti di armi e i dati Unesco sulla scolarizzazione primaria della regione (dal 60/70% di Togo, Ghana, Benin, Mauritania, Gambia e Senegal; al 40/50% di Costa d'Avorio, Guinea-Bissau, Mali e Guinea; al 20/30% o meno di Nigeria, Burkina Faso, Liberia, Niger e Sierra Leone) e sull'analfabetismo (tra il 25 e il 40% in Ghana, Nigeria e Togo; dal 45 al 60% in Liberia, Costa d'Avorio e Mali; dal 60 all'80% in Guinea-Bissau, Benin, Senegal, Gambia, Burkina Faso e Niger, senza contare che per le sole donne tali tassi sono molto maggiori).

Altrettanto tragico è pensare che a «pacificare» l'area saranno inviate quelle stesse truppe nigeriane che, in precedenti simili missioni sono diventate in Liberia il centro e la protezione di traffici illegali di ogni genere, e i marines di una nazione che ha appena aggredito e devastato un paese in violazione di ogni diritto internazionale.

Chi ha armato i paesi dell'Africa occidentale Chi ha armato le forze militarie para-militari dell'Africa occidentale Ecco, paese per paese, chi ha armato i miliziani attivi nell'Africa occidentale. Benin Francia, Russia, Stati uniti.

Burkina Faso Francia, Germania, Italia, Polonia, Portogallo, Spagna, Svizzera.

Costa d'Avorio Francia, Italia, Portogallo, Sudafrica, Spagna, Svizzera e Stati uniti

Gambia Gran Bretagna, Polonia e Romania

Ghana Australia, Brasile, Cuba, Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia, Polonia, Russia, Slovacchia, Spagna, Sudafrica e Venezuela

Guinea Francia, Gran Bretagna, Russia e Spagna, e ai ribelli guineiani Liberia e Burkina Faso

Guinea-Bissau Francia e Portogallo

Liberia Belgio, Burkina Faso, Costa d'Avorio, Kyrgyzstan, Libia, Moldova, Slovacchia e Ucraina e, ai ribelli liberiani, Costa d'Avorio e Francia (Pnlf), Guinea e Stati uniti (Lurd)

Mauritania Italia e Spagna

Mali Russia e paesi est-europei

Niger Corea del Sud, Francia, Italia e Portogallo

Nigeria Cina, Corea del Sud, Francia, Germania, Gran Bretagna, India, Indonesia, Israele, Norvegia, Stati uniti, Svezia, multinazionali petrolifere

Senegal Brasile, Francia, Germania, Italia, Portogallo e Stati Uniti, e ai secessionisti Libia

Sierra Leone Bielorussia, Cina, Francia, Gran Bretagna, Italia, Polonia, Romania, Slovacchia, Spagna, Ucraina e Stati Uniti; ai ribelli, Burkina Faso, Liberia

TogoFrancia, Polonia, Portogallo e Romania

(a cura

di Sergio Finardi)