Fwd: Soldati in Afghanistan ammalati per l'uranio




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Soldati in Afghanistan  ammalati per l'uranio
Sarebbero 8 i militari ricoverati. La Difesa risponde alla Lega: indagheremo

GABRIELE CARCHELLA *

Rispunta lo spettro dell'uranio impoverito per i militari italiani in
missione all'estero. E lo fa tingendosi subito dei colori del giallo. Ad
appiccare il fuoco della polemica, questa volta, è stato il deputato del
Carroccio Edouard Ballaman, con un'interrogazione al ministro della Difesa
Antonio Martino firmata anche dai leghisti Federico Bricolo e Cesare Rizzi.
L'accusa è di quelle pesanti: «Già otto militari della missione di pace
`Enduring Freedom' in Afghanistan, sono stati rimpatriati e inviati presso
il reparto oncologico dell'ospedale di Siena con i sintomi registrati per i
militari reduci dal Kosovo e imputabili agli effetti dell'esplosione di
proiettili all'uranio impoverito». Affermazioni che riportano a galla
l'annosa querelle sugli effetti dell'uranio impoverito su civili e
militari, combattuta da anni a colpi di studi scientifici, commissioni ad
hoc e richieste di risarcimenti. Ballaman chiede a Martino di far sapere
«quanti militari impiegati nelle missioni di pace in Afghanistan e in Iraq
sono rientrati per ragioni di salute e quanti di questi sono curati per
patologie di tipo oncologico». Il deputato richiede inoltre che siano rese
note le misure di sicurezza adottate dai nostri militari schierati nei due
paesi alla luce dell'esperienza dei reduci dei Balcani. L'uomo del
Carroccio non si ferma qui, e auspica una verifica sul posto sui reali
effetti dell'uranio impoverito tramite l'invio di specialisti. Ma il pezzo
forte dell'interrogazione arriva nelle ultime righe dove, in un crescendo
di accuse e ipotesi di reato, si chiede al ministro Martino di comunicare
«quali sono le iniziative che il ministero intende adottare affinché da
un'accusa di omicidio colposo», prevedibile in caso di una singola morte,
«non si configuri - visto il numero dei decessi - un'ipotesi di strage».

Puntuali e immediate sono arrivate le smentite dei diretti interessati: per
il comando italiano in Afghanistan nessun soldato è rientrato in patria per
farsi curare; per il professor Nobile, del reparto oncologico dell'ospedale
di Siena, nessun paziente con le stellette è giunto dal paese asiatico; al
ministero della Difesa, degli otto soldati non sanno nulla e sono in corso
verifiche. Falco Accame, presidente dell'Associazione nazionale vittime
arruolate nelle forze armate, cerca di fare chiarezza nel groviglio di
accuse e smentite: «I nostri militari sono in Afghanistan da troppo poco
tempo e i tempi minimi di incubazione del tumore sono abbastanza lunghi. E'
perciò improbabile che eventuali patologie dei soldati siano da collegare
alla permanenza in Afghanistan. Stesso discorso per l'Iraq, dove gli
italiani sono arrivati da poche settimane». Secondo Accame, gli italiani
che partecipano alla missione `Enduring Freedom' non corrono pericoli: «Sia
in Afghanistan che in Iraq sono state adottate misure di protezione che
garantiscono al 100% la salute dei militari. Se una minaccia di
contaminazione esiste, potrebbe provenire dall'uranio naturale, più potente
di quello impoverito, che gli americani hanno utilizzato in Afghanistan. Ma
bisognerebbe verificare se i nostri soldati hanno operato nelle zone dove
l'uranio naturale è stato impiegato. Rimane poi la possibilità che i
soldati in missione in Afghanistan abbiano già partecipato ad altre
missioni, ad esempio in Kosovo o in Somalia, quando ancora non esistevano
misure di protezione adeguate».

L'ipotesi dell'utilizzo di uranio naturale contro il regime dei talebani è
smentita da fonti ufficiali del ministero della Difesa italiano, che la
definiscono assai improbabile anche se non la escludono a priori. L'uranio
naturale è arricchito artificialmente per essere usato nei reattori
nucleari. Sebbene la sua radioattività sia molto maggiore rispetto a quella
dell'uranio impoverito, esso non aumenta la capacità di penetrazione dei
proiettili. Resterebbe quindi un mistero la ragione per cui gli Usa
avrebbero fatto uso della versione arricchita della sostanza. Come resta il
mistero sulla notizia degli otto soldati italiani rispediti a casa per
accertamenti, oggetto dell'interrogazione dei tre leghisti. Di certo c'è
solo l'ennesima divisione all'interno della maggioranza, con la Lega che
punta il dito contro il ministro Martino.



*Lettera 22

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