Re:185: una polemica fuori luogo!



Caro Marco,
è un piacere rileggere una delle tue analisi dopo qualche tempo... mi
sembra di essere tornato a Bologna.
Ti rispondo tra le righe.

> Scusate, ma io questa polemica proprio non la capisco.
> Mi sembra evidente che il gruppo del PRC non si è astenuto, ma era assente
> (in politica questo ha un significato diverso). In più era assente per un
> motivo assolutamente legittimo: la campagna sul referendum.
> Ora: è vero che l'On. Deiana sbaglia quando taglia con l'accetta il
> concetto come se il voto alla camera fosse barattabile con il
> pronunciamento di Zanotelli per il Sì.

Sulla sua uscita poco felice siamo d'accordo e quindi mi fermo qui.

> Ma sbaglia per un motivo molto semplice: questa è una guerra tra poveri e
> probabilmente dovremo fare tutti molta attenzione nel valutare le
> responsabilità per il futuro.
>
> E' una guerra tra "poveri" perché non vedo cosa potesse fare di più il
> gruppo parlamentare del PRC con la rappresentanza che si ritrova in
> parlamento (a maggior ragione nella contigenza di un passaggio delicato
> come il referendum) mentre, se fossi nei promotori della campagna,
> guarderei di più a certi atteggiamenti sul fronte di certa sinistra
> liberista.
> Ricordo agli amici di Rete Lilliput che il balletto sulla 185 l'ha aperto
> un uomo chiamato Marco Minniti, braccio destro di Massimo D'Alema, alla
> difesa nel governo di guerra nel '99
>
(<http://www.carta.org/rivista/settimanale/2002/08/08minniti.htm).>http://www.carta.org/rivista/settimanale/2002/08/08minniti.htm)
> e con modalità che rasentano il più totale dispresso delle forme di
> discussione democratica
> (http://www.carta.org/rivista/settimanale/2002/06/06bipartisan.htm).

Su questo sono completamente d'accordo e anzi, penso che nessuno di noi
preferisca un partito rispetto all'altro, abbiamo contattato vari
parlamentari di vari partiti per avere aiuto sulla 185. Rifondazione ha
fatto molto e forse questo risentimento nei suoi confronti è emerso proprio
perchè ci si è sentiti "traditi" all'ultimo momento da chi si credeva e si
crede "fedele alleato" in questa battaglia.
Dici bene, è una guerra tra poveri, ma proprio perchè poveri sarebbe il
caso che non ci si disperda con poca efficacia in varie battaglie in
contemporanea.
Se poi vogliamo spalare un pò di insulti su una buona fetta di diessini
non sarò certo io a difenderli...
Una cosa però mi da molto fastidio in questa guerra tra poveri: ricordo
benissimo quando Bertinotti ottenne il suo posto di parlamentare europeo e
che Eugenio MElandri (candidato indipendente col prc che io avevo votato)
arrivò primo dei non eletti. melandri chiese a Bertinotti di cedergli il
posto così entrambi potevano lavorare bene in due ambiti. La risposta fu
"NON SE NE PARLA".... questo è un atteggiamento di molti politici che io
non capisco e condanno... perchè avere due cariche?? perchè non averne una
sola e lavorare bene su quella.... io non metto in dubbio le doti di
Bertinotti MA anche lui non ha il dono dell'ubiquità e questo non è giusto.
Questo è quanto ho scritto nella e-mail che tu hai ripreso.

> Di questo sarà bene tener conto per il futuro invece di accapigliarci sugli
> unici spiragli aperti con la società civile in un parlamento dove, invece,
> sono sempre più forti le lobby criminali e trasversali che dettano legge in
> materia di scelte che hanno a che fare con l'esercito e l'apparato
> militare-industriale (l'abbiamo visto per Genova, la guerra, l'invio dei
> Carabinieri in Iraq).
> Spiragli che, a me sembra, il PRC ha sostenuto fin qui senza che gli fosse
> stata data alcuna delega, a maggior ragione in bianco, ma anche senza
> volontà egemoniche e con molta più coerenza di ben altre forze nel paese
> che, invece, alle lobby di cui sopra hanno concesso molto oltre il buon
> senso e gli stessi principi democratici costituzionali.

perfettamente d'accordo, la rete di amicizie, aiuti e incontri che si è
costituita tra le associaizoni che hanno lavorato sulla 185 e vari
parlamentari di varie parti (e fra quetio sicuramente rifondazione) va
tenuta in piedi e si dovrà continuare a lavorare su questo. Però cazzo,
perchè perdersi un voto del genere quando sappiamo quanto potere abbia
ormai la lobby delle armi in parlamento?? perchè dopo che tanto si è fatto
sulla guerra?? anche qui, trascuro Margherita e ds che se non mi viene da
bestemmiare. Come avrai capito io mi aspetto molto di più dagli amici che
da occasionali compagni di cordata.


> Inoltre io credo che per quanto riguarda la sconfitta parlamentare (perché
> sono d'accordo che il fronte non va smobilitato visto che ci attendono
> molte altre prove), bisognerebbe ragionare su almeno altre due questioni:
>
> 1) i recinti culturali. C'è un atteggiamento vetero-pcista di certa
> sinistra che oggi fa della subalternità al neoliberismo la sua cifra più
> importante (scambiandola per "responsabilità" come da famosa
> giustificazione quando ci fu la scelta si sostenere D'Alema nel '99) che
> intende il problema "difesa" con l'unico approccio che abbiamo da sempre
> conosciuto nello pseudo-pacifistmo (o pacifismo relativo).
> a) se vogliamo mantenere la nostra indipendenza di paese dobbiamo avere un
> apparato bellico autonomo e funzionante. Oggi questo discorso è spostato
> dallo pseudo-pacifismo in chiave europea e infatti il signor Minniti è un
> sostenitore di Farnborough e Massimo D'Alema è colui che ritiene superato
> l'art. 11 della Costituzione a maggior ragione se deve essere inserito
> nella futura costituzione europea.
> b) l'apparato industriale militare è settore metalmeccanico dove il
> problema dello smantellamento rischia di essere un problema sindacale e
> occupazionale.
> Sull'onda di questi discorsi si sono fatti naufragare i progetti migliori
> di riconversione delel industrie belliche in Lombardia come in
> Emilia-Romagna
>
> Peccato che a queste ragioni sta già rispondendo un movimento che chiede
> un'Europa disarmata e aperta. L'Europa sociale che si è concretizzata a
> Firenze e che tutti avremo il compito di sostenere se vogliamo portare la
> battaglia della smilitarizzazione in un campo determinante (a maggior
> ragione visto che anche il mito dell'industria militare metalmeccanica si
> sta ridimensionando con le nuove conquiste tecnologiche e la parte migliore
> del sindacato, anche sull'onda dei movimenti, sta incominciado a concepire
> non solo il diritto al lavoro ma il diritto al lavoro in una società
> migliore di questa)
>
> 2) la questione diritti. Perché se c'è un modo per costruire una cornice di
> consenso entro la quale radicare con più forza ogni campagna sul contesto
> locale, questo passa necessariamente da una iniziativa sui diritti e sulla
> capacità di riconoscere in questa idea nessuna primogenitura e/o sfumatura
> ideologica che ne possa inficiare la partecipazione.
> Per questo io ritengo un grave errore il fatto che Zanotelli non si sia
> pronunciato con forza sui referendum.

per inciso Zanotelli ha fatto un appello a favore dei referendum, non è
girato molto ma tra le liste lillipuziane SI'. Ma il problema è che da più
parti gli viene chiesto di sottoscrivere un appello al giorno e lui li
sottoscrive tutti.... e quindi di conseguenza si diluisce il tutto. Non
comincio poi a parlare della "rappresentatività di padre Alex" nei
confronti di Lilliput perchè non mi fermerei più... Lilliput poi, non si è
espressa a livello nazionale, ma molti nodi hanno lavorato per questo
referendum (a Trento eravamo nel comitao promotore).

> le percentuali di voto hanno dimostrato che il pretesto di un "referendum
> che divideva la sinistra" era appunto un espediente ideologico, e perché è
> vero e probabile che molte persone riconoscibili nell'area Lilliput sono
> andate a votare comunque ma avrebbe avuto un impatto e un senso sicuramente
> maggiore se questa sacrosanta battaglia non fosse stata lasciata solo ai
> promotori del sì (che, per inciso, non mi sembra che abbiano voluto
> metterci alcun cappello, mentre era nell'interesse trasversale
> dell'astensionismo insolente dare questa impressione dell'altro fronte).


NOn voglio rialimentare polemiche, ho votato SI' al referendum e ho
chiesto di votare sì e lo ho sostenuto, ma trovo che sia stata una
battaglia sbagliata perchè incentrata su un modo "vecchio" di fare
politica. Non mi convince come modo di difesa dei lavoratori... non è il
mio campo e quindi non riuscirò bene a spiegarmi, ma non mi sembra che
schierarsi in questa maniera aiuti i lavoratori. Per vincere le battaglie
politiche e dei diritti ci si deve inventare un nuovo modo di affrontare i
problemi, non ideologizzando il conflitto sociale e non arroccandosi sulla
differenza "padroni-dipendenti"...
Ci rendiamo conto che quando parliamo di sviluppo locale si pensa anche a
piccole aziende artigianali, agricole ecc... e queste sono in mano a
piccoli imprenditori. Penso che considerare nemici anche questi sia uno
sbaglio. L'ideologizzazione del conflitto sociale che ho visto instaurarsi
col dibattito sull'art. 18 mi sembra figlia di un altro tempo, dove
esisteva una differenza abissale tra "PADRONE" (l'uomo del vapore) e
operaio salariato... per fortuna molto è cambiato da allora... dovrà
cambiare anche la nostra lotta su questi aspetti. E questo perchè per ogni
padroncino bifolco veneto e sfruttatore della manodopera che c'è di contro
c'è anche datori di lavoro e imprenditori "diversi"...

Aloha, Massimiliano.