Storia di un ingegnere aerospaziale pacifista



Fonte: Il Barbiere della Sera
http://www.ilbarbieredellasera.com/article.php?sid=7292

19.04.2003
Storia di un ingegnere aerospaziale pacifista
di Sebastian Dangerfield

rifiuta di lavorare per le Difese e serve il vino in vineria

Non avrei mai immaginato di incontrare un ingegnere aerospaziale in una vineria. Non dalla mia parte del banco ma dall'altra, quella degli addetti ai lavori. Ho conosciuto Flavia nella vineria che frequento dopo il lavoro tanto per sbollire la giornata fatta di cattive notizie, soprattutto ora.

Lei e' una bella ragazza sorridente, come tante che lavorano dietro il banco di una vineria; si muove bene tra i tavoli, capisce le esigenze di tutti gli avventori, fa bene il suo lavoro. Facciamo amicizia presto, tra l'altro cerco una baby sitter per le mie figlie e lei si offre. Nei giorni successivi scopro -non me lo dice lei, e' molto riservata- che il suo vero lavoro dovrebbe essere un altro: quello di ingegnere aerospaziale, appunto.

La mia attenzione esce dal suo stato di torpore dopolavorativo. Questa, in sintesi, e' la storia di come un ingegnere aerospaziale arriva a versare vino, avendo rifiutato di contribuire a costruire missili, sistemi di puntamento per missili, satelliti e quant'altro serva a piantare un pistolone ipertecnologico sulla faccia di qualcuno che ha la sfortuna di essere nato in un paese la cui capitale non comincia per W. Lei ha 28 anni, si e' laureata a 25 e poco prima della laurea e' stata chiamata a lavorare per la Nasa, dove ha partecipato ad un progetto per mettere a punto un sistema di controllo per lo specchio pieghevole di un telescopio spaziale mai costruito. Quel lavoro e' durato nove mesi, poi e' finito nel nulla come mille altri che l'ente spaziale americano mette in piedi.

in Italia, dopo la laurea alla Sapienza di Roma inizia a fare ricerca all'universita': deve sviluppare un oscuro sistema piezoelettrico dai fini non meglio precisati.

"Cercando qui e la' er raccogliere informazioni -dice- mi capita di vedere che quasi tutti i siti dedicati all'argomento sono siti militari. Sapevo che il sistema girava intorno alle commesse militari, ma non pensavo che la cosa fosse quasi monopolistica". La sua illusione, dice oggi, era di poter lavorare nel poco spazio lasciato dalle aziende legate alle varie Difese del mondo. "Mi sbagliavo. Tranne qualche nicchia, mal sovvenzionata, il resto e' destinato in un verso o nell'altro all'industria militare".

La sua formazione e' di quelle esemplari: nessuna difficolta' negli studi, un padre che e' un nome nell'ambiente scientifico, aria di formule in casa dalla mattina alla sera: la scelta di prendere ingegneria, dopo il liceo, viene naturale; e si sposa con la sua voglia di fare qualcosa di concreto, non semplicemente applicarsi ad astratte formule matematiche. "Quando ho di fronte un problema, lo devo risolvere e voglio vedere se il risultato funziona". Ora, il funzionamento dei risultati del suo studio aveva cominciato a darle dei problemi di coscienza. E non solo per le implicazioni guerresche della ricerca aerospaziale: "non mi piace anche lo spreco di somme immense per cercare soluzioni a problemi che noi stessi abbiamo ci creiamo. Non mi interessa costruire una struttura per ricevere i neutrini che da Ginevra 'sparano' verso l'Istituto di fisica nucleare sotto il Gran Sasso, una montagna sventrata per ricevere laboratori che fanno praticamente solo questo", compito cui effettivamente ha collaborato dopo aver terminato il suo periodo di ricerca all'universita'.

per qualche mese in una societa' che fornisce consulenze alle industrie italiane ed europee dell'aerospazio, ad incarichi di cui non parla. E alterna i suoi periodi di lavoro e ricerca con mestieri piu' umili, come il baby sitting o la traduzione dall'inglese di romanzi. Scopre quello che le sembra veramente importante, il tempo personale. "Io prendo coscienza lentamente delle cose; ho cominciato a capire che non volevo passare il mio tempo chiusa in un posto a studiare la soluzione di problemi inutili o dannosi. Preferisco andare a mare dal martedi' al giovedi', senza nessuno per strada e in spiaggia. Meglio andare a fare la spesa al mercato con calma che al supermercato di fretta".

Il travaglio in realta' c'e' stato, e' durato circa un anno ed ha rischiato di far crollare, dopo molti anni da brava studentessa e figlia, i rapporti in famiglia. Ma la decisione era ormai presa: mai piu' passare il proprio tempo china su cose che poi facilitavano il lavoro dei satelliti, qualunque questo fosse.

Flavia ha la fortuna di avere una casa sua e ne affitta una parte. Mangia frutta e verdura, raramente carne. Non ha il cellulare e il computer, la tv e' avanzata da un trasloco della sorella, qualcuno le ha regalato un videoregistratore. I suoi cd sono masterizzati, ogni tanto compra libri, sempre il giornale. Si sposta a piedi, quando capita con la Vespa ("e l'assicurazione e' una botta"), lavora di notte e prende 25 euro a serata. Il suo attuale fidanzato e' un agronomo, pensano di andare a vivere in campagna. Lei vuole fare figli, non missili.

Sebastian Dangerfield