sul Corriere della Sera



Vi prego di leggere, più sotto, le risposte di Maria Latella del Corriere della Sera riguardanti la denuncia che il presidente del Municipio Roma XVI si è preso da un consigliere di An per aver esposto la bandiera della pace nel Municipio. Risposte a dir poco qualunquiste e assolutamente noncuranti della gente che sta morendo sotto le bombe. Della serie: … “lavorate insieme al di là delle polemiche” e “i cortei bloccano la città, e la gente perde gli appuntamenti”. 
Scrivete lettere a mlatella at rcs.it, facendole capire, anche con due parole, quanto è invece importante dimostrare la volontà di pace!

Lettera tipo (per i pigri):

Sottoscriviamo il seguente messaggio indirizzato a Maria Latella  <mlatella at rcs.it>:

Signora Latella,
La invitiamo a una più profonda riflessione sulla pace. La gente muore sotto le bombe, resta ferita, perde la propria casa, vede morire o soffrire i propri cari, ha fame e sete. Civili e militari sono le vittime di un gioco al massacro che non trova alcun consenso da parte della maggioranza dell’opinione e della coscienza pubblica e a lei sembra più importante il cruccio delle persone bloccate dai cortei che perdono qualche appuntamento o un treno. In questo momento ci sembra prioritario sostenere chi manifesta per la pace, da colui che scende in piazza all’amministratore locale che espone il vessillo della pace e che viene pure denunciato da chi agisce per motivi di mera convenienza politica, magari intimamente sapendo di andare contro la propria coscienza.

Firma, città

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* Dal Corriere della Sera di ieri, 27/3/2003 – cronaca di Roma, rubrica delle lettere “La città ne parla”

Confronti internazionali a livello di quartiere 

Cara Maria Latella, come Presidente del Municipio Roma XVI, sono stato denunciato per aver esposto la bandiera della pace, accanto a quelle istituzionali, nella sede del Municipio di via Fabiola. «L' esposto-denuncia è stato presentato dal consigliere Fabrizio Santori, di Alleanza Nazionale. Insieme a me, sono stat
ieri che hanno votato l' ordine del giorno, approvato dal nostro Consiglio il 26 febbraio, che dichiarava la posizione della maggioranza in Municipio a favore della pace, l' esposizione della bandiera e l' adesione alla grande marcia della pace di Monteverde del 28 febbraio, che ha radunato settemila persone e più di 120 associazioni. Partecipando alle marce e alle manifestazioni di questi giorni, la maggioranza del Municipio Roma XVI di centro-sinistra ribadisce il suo impegno a favore della pace e del dialogo tra i popoli. Quella del consigliere Santori è una condanna inaccettabile nei confronti del simbolo della pace, per la quale dovrebbe impegnarsi ogni governo, anche locale. È inquietante quest' avversione nei confronti del vessillo che interpreta il sentimento corale della nostra città.
Fabio Bellini 

Risponde Maria Latella:

Distinguerei, gentile signor Bellini. Mi pare, intanto, che lo zelo, a mio parere eccessivo, del consigliere Fabrizio Santori non nasca dall' «inquietante avversione nei confronti del vessillo che - come lei scrive - interpreta il sentimento corale della nostra città». Nascerà, se mai, dall' intenzione, certo polemica, di costringere lei e gli altri consiglieri al rispetto di una legge varata ai tempi del governo Prodi, il 5 febbraio 1998, secondo la quale sugli edifici pubblici possono sventolare solo la bandiera europea e il tricolore italiano. D' altra parte, signor Bellini, siamo realisti: davvero pensa che ci sia qualcuno che, di questi tempi, abbia voglia di prendersela con la bandiera della pace? In Italia, poi. Suvvia. Mi pare che investire tanta energia nell' ennesima polemica non sia di alcuna utilità, né a lei, né al consigliere Santori, né ai cittadini del Municipio XVI i quali, credo, saranno lieti di saperla impegnata per il dialogo tra i popoli, ma molto più lo sarebbero se Bellini e Santori lavorassero, possibilmente insieme, per il bene del quartiere. Per le polemiche internazionali, bastano e avanzano Bush e Chirac. Non crede? mlatella at rcs.it

* Dal Corriere 
i, 28/3/2003 – cronaca di Roma, rubrica delle lettere “La città ne parla”


Cara signora Latella, siamo realisti: sì, mi pare proprio di sì, di questi tempi c'è sicuramente qualcuno che ha voglia di prendersela con la bandiera della pace nel nostro paese, come lei scrive nella risposta al signor Bellini. Anzi questo qualcuno le vede proprio come il fumo negli occhi quelle bandiere, senza le quali il nostro governo avrebbe tenuto ben altra linea di condotta nella vicenda Iraq. E se il signor Bellini ha tempo da perdere per infrangere la legge «del governo Prodi», il cui spirito non è quello di impedire gesti simbolici ma l'esposizione delle varie bandiere leghiste, borboniche, c'è qualcun altro che ha molto più tempo da perdere per denunciarlo. 
Andrea Brizzi 

Gentile Maria Latella, 
non era certo mia intenzione investire energia nell’ennesima polemica sull’opportunità della guerra in Iraq. Il comunicato stampa (l’incipit Cara Maria Latella e la firma sono stati aggiunti, ndr ) aveva il solo scopo d’informare, Lei come il resto dei suoi colleghi, sulla vicenda della denuncia presentata dal consigliere di An. Concordo con Lei, che per le polemiche internazionali bastano e avanzano Bush e Chirac e le assicuro che il suo invito a lavorare insieme all’opposizione per il bene del quartiere è quel che tentiamo di fare ogni giorno. Ma una denuncia di tal fatta non aiuta. 
Fabio Bellini

Risponde Maria Latella:

Resto della mia idea, gentile signor Brizzi: non credo che sia in discussione il rispetto per la bandiera della pace. Sulla base delle lettere in attesa di pubblicazione (e sono molte), vedo soltanto crescere una certa insofferenza per il ripetersi di cortei che tutti consideriamo non solo legittimi, ma segno di vitale partecipazione e che, pure, cominciano a creare laceranti dilemmi. Insomma: uno è d’accordo con lo spirito del corteo, ma se gli saltano tre appuntamenti nello stesso giorno o, com’è accaduto a un autorevole politologo qualche giorno fa, rischia di perdere il treno alla stazione Termini
elebre vignetta di Altan: «Mi vengono in mente idee che non condivido». Quanto al presidente del XVI Municipio di Roma, di sicuro convergiamo su un punto: la denuncia del consigliere di An non migliora il clima di collaborazione. Per una piccola cosa, comunque, il signor Bellini potrebbe dirsi soddisfatto: da un comunicato destinato, probabilmente, al silenzio, sta nascendo un vero e proprio dibattito. mlatella at rcs.it