LINTERVISTA AL LEADER IRACHENO SU «CHANNEL FOUR»



Fonte: http://www.lastampa.it/redazione/Esteri/ngraiss2.asp

L’INTERVISTA AL LEADER IRACHENO SU «CHANNEL FOUR»
Saddam: niente armi di distruzione di massa 
Estranei ad Al Qaeda
«Non hanno trovato alcuna prova contro di noi, e questo tipo di ordigni non sono pillolette che uno si mette nelle tasche»

5 febbraio 2003

di Tony Benn

Signor Presidente, l'Iraq possiede armi di distruzione di massa?
«La maggior parte dei funzionari iracheni sono al potere da 34 anni (…) Ogni persona benintenzionata sa che quando i funzionari iracheni dicono qualcosa, ci si può fidare di loro. Qualche minuto fa lei mi ha chiesto se volevo leggere le sue domande in anticipo, io le ho dato la libertà di farmi ogni domanda direttamente, in modo che le mie risposte fossero dirette. Questa è un’opportunità per raggiungere il popolo inglese e le forze della pace nel mondo. Esiste soltanto una verità: l'Iraq non ha assolutamente alcuna arma di distruzione di massa. Sfidiamo chiunque dica che ne abbiamo a portarci le prove e a presentarle all'opinione pubblica».

Avete legami con Al Qaeda?
«Se avessimo rapporti con Al Qaeda e credessimo in questi rapporti, non ci vergogneremmo ad ammetterli. Perciò vorrei dire, a chiunque sia interessato a saperlo, che non abbiamo nessun rapporto con Al Qaeda».

Ci sono difficoltà con gli ispettori: crede che saranno risolte prima che Blix ed El Baradei tornino a Baghdad?
«Ogni evento importante incontra per forza delle difficoltà. Sul tema degli ispettori e sulle risoluzioni che hanno a che vedere con l'Iraq, lei ha senz'altro un'opinione sul fatto se queste risoluzioni abbiano o meno un fondamento di diritto internazionale. In ogni caso, il Consiglio di Sicurezza le ha prodotte. Queste risoluzioni, applicate o no, determineranno se sarà pace o sarà guerra. Per cui è una situazione critica. Ricordiamo anche le sofferenze ingiuste del popolo iracheno. Lei senz'altro sa quali sofferenze il popolo iracheno, e in particolare i bambini e i vecchi, abbia patito durante gli ultimi 13 anni in conseguenza della carenza di cibo e medicine. Non è sorprendente che ci siano proteste riguardanti i dettagli delle ispezioni, che possono essere punti essenziali per quanto ci riguarda. (…) Ogni persona equa può vedere che, per quanto riguarda la risoluzione 1441, gli iracheni hanno adempiuto ai loro obblighi. Quando l'Iraq obietta alla condotta di chi mette in atto le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza, non significa che voglia spingere le cose verso il conflitto. L'Iraq non ha interesse alla guerra. (...)La questione dev'essere rovesciata: Stanno cercando un pretesto per poter giustificare la guerra all'Iraq? Se l'intento è dimostrare che l'Iraq non possiede armi biologiche, chimiche o nucleari, è possibile farlo. Non sono pillolette che uno può nascondersi in tasca. Sono armi di distruzione di massa ed è facile rendersi conto se l'Iraq le ha oppure no. (...). E' nel nostro interesse facilitare la missione degli ispettori per trovare la verità. La questione è: l'altra parte vuole arrivare a questa stessa conclusione o stanno cercando un pretesto per aggredire? Le superpotenze possono creare un pretesto in qualunque momento per sostenere che l'Iraq non si conforma alla risoluzione 1441. Lo hanno fatto in passato e dopo molti anni è risultato chiaro che l'Iraq aveva applicato quelle risoluzioni».

Lei vede un modo in cui l'Onu possa raggiungere questo obiettivo per il beneficio dell'umanità?
«Questo punto può essere trovato nella carta delle Nazioni Unite, di cui l'Iraq è uno dei fondatori e primi firmatari. Se guardiamo ai rappresentanti delle due superpotenze, l'America e l'Inghilterra, e guardiamo alla loro condotta e al loro linguaggio, notiamo che sono più motivati alla guerra che alla loro responsabilità verso la pace. E quando parlano di pace, tutto ciò che fanno è accusare altri che desiderano distruggere in nome della pace. Dicono di difendere gli interessi dei loro popoli. Non è vero. Eppure il mondo rispetterebbe questo principio, se fosse genuinamente applicato».

C'è chi crede che questo conflitto riguardi il petrolio. Mi chiedo se lei abbia qualcosa da dire sullo sviluppo delle enormi riserve di petrolio in Iraq, prima a beneficio del popolo iracheno e poi per i bisogni dell'umanità.
«Quando parliamo di petrolio in questa parte del mondo, dobbiamo prendere in considerazione tutti gli aspetti della vita, economici, tecnici, sociali... Pare che il governo Usa sia spinto dalla voglia di aggressione e questo è evidente da oltre dieci anni nella regione. Il primo fattore è il ruolo giocato da persone influenti nella decisione presa dal presidente degli Stati Uniti, basata sulla simpatia con l'entità sionista che è stata creata a spese della Palestina, del suo popolo e della sua umanità. Questa gente forza la mano dell'amministrazione americana, dicendo che gli arabi rappresentano un pericolo per Israele , senza ricordarsi dei loro obblighi verso Dio e di come il popolo palestinese sia stato cacciato dalla propria patria. Le amministrazioni americane sono state condotte lungo un sentiero di ostilità contro i popoli di questa regione, incluso il nostro. Questa gente ha detto alle varie amministrazioni Usa, specialmente a quella attuale che se si vuole controllare il mondo bisogna controllare il petrolio. La distruzione dell'Iraq è un prerequisito per controllare il petrolio (...). Potrebbero dettare alla Cina l'entità della sua crescita economica e interferire con il loro sistema dell'istruzione e potrebbero fare lo stesso con la Germania e la Francia e forse con la Russia e il Giappone. Potrebbero persino dire le stesse cose al Regno Unito, se il suo petrolio non soddisfacesse la domanda interna. Mi pare che l'ostilità sia la caratteristica principale della presente amministrazione Usa, basata sul desiderio di controllare il mondo e diffondere la sua egemonia. La gente ha il diritto di dire che se questa aggressione americana continuerà, condurrà a una diffusa inimicizia e resistenza. Non riusciremo a ricavare sviluppo dal nostro petrolio, e di conseguenza a creare cooperazione mondiale con gli altri stati, se c'è guerra, distruzione e morte. Non è forse ragionevole dire che questa strada non porterà benefici a nessuno, neppure agli americani? Può se¿Ci sono decine di milioni, forse centinaia di milioni, di persone nel Regno Unito e in America, in Euroopa che vogliono una soluzione pacifica di questo problema. Può dire qualcosa al movimento mondiale per la pace, che potrebbe essere di aiuto alla loro causa?
«Prima di tutto ammiriamo lo sviluppo del movimento per la pace nel mondo negli ultimi anni. Prima del 1991 l'Iraq e il Regno Unito, così come l'Iraq con l'America, avevano relazioni normali. Speriamo che il popolo britannico dica a coloro che odiano gli iracheni e vogliono fare loro del male che non c'è nessuna ragione di giustificare questa guerra. Gli iracheni non vogliono la guerra, ma se verrà loro imposta si difenderanno. Difenderanno il loro Paese, la loro sovranità e la loro sicurezza». 

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