(Fwd) Mediterraneo di guerra



Da Il Manifesto - 15 novembre 2002

Mediterraneo di guerra 

Collisione tra il sottomarino nucleare Usa "Oklahoma" e un mercantile. La VI 
Flotta "tace"

MANLIO DINUCCI

Un sottomarino Usa da attacco nucleare, l'Oklahoma City, è entrato in 
collisione, il 13 novembre, con un mercantile nel Mediterraneo. Ne ha dato 
notizia ieri il quartier generale della Sesta flotta a Gaeta, precisando che 
l'incidente è avvenuto in acque internazionali nel Mediterraneo occidentale: in 
altre parole, fra lo Stretto di Gibilterra e la Sardegna. Il sottomarino ha urtato 
la nave mentre era in fase di emersione a quota periscopica, riportando danni 
alla struttura verticale in cui è alloggiato il periscopio. Nessuno degli oltre 100 
uomini a bordo è rimasto ferito. Dopo l'emersione, l'equipaggio ha avvistato un 
mercantile che si stava allontanando e che non ha risposto al messaggio 
radio lanciato dal sottomarino. L'Oklahoma City si è quindi diretto "in un porto 
per le riparazioni" - un porto senza nome. Questa è la dinamica 
dell'incidente, secondo il comando della Sesta Flotta. Nonostante il tono 
tranquillizzante del comunicato, la notizia è allarmante. Anzitutto perché le 
autorità militari (non solo statunitensi) tendono a occultare gli incidenti che 
coinvolgono loro unità e, quando ne danno notizia, cercano di minimizzarne 
le conseguenze. L'incidente di un sottomarino da attacco a propulsione 
nucleare, quasi certamente con armi nucleari a bordo, non è un incidente 
d'auto. Per di più, dato che la base d'appoggio dei sottomarini nucleari Usa 
nel Mediterraneo è quella della Maddalena, è probabile che il sottomarino 
danneggiato sia stato portato qui o, in alternativa, in un altro porto italiano. 
Non è poi chiaro perché il mercantile, dopo la collisione (che non poteva 
passare inosservata) con un sottomarino di 419 tonnellate lungo 110 metri, si 
sia allontanato senza rispondere al messaggio radio e non sia stato 
successivamente localizzato e contattato da altre unità navali o aeree, che 
avrebbero dovuto essere avvertite dell'incidente. La Marina italiana non ha 
nulla da dire?

Allarmante è la notizia anche perché rivela ai nostri occhi un minaccioso 
mondo sommerso: non solo quello dei sottomarini nucleari, ma di tutte le 
attività militari che si svolgono nel massimo segreto attorno a noi. 
L'Oklahoma City, come gli altri sottomarini nucleari Usa che navigano nei 
nostri mari, è agli ordini del comandante della Sesta Flotta (40 navi, 175 
aerei, 21mila uomini), a sua volta agli ordini del comandante delle forze navali 
Usa in Europa, a sua volta agli ordini del Pentagono. Contemporaneamente il 
comandante della Sesta Flotta ha anche la responsabilità delle forze navali 
Nato, restando però anche in questa sua seconda mansione nella catena di 
comando Usa.

I sottomarini nucleari nel Mediterraneo operano dunque nel quadro della 
strategia statunitense e agli ordini del Pentagono. I Trident II, armati di 24 
missili balistici D5 a 8 testate nucleari (192 per sottomarino), sono sempre 
pronti, ventiquattr'ore su ventiquattro, all'attacco nucleare (con poco più della 
metà delle sue testate, un sotto"arino di questo tipo potrebbe spazzare via 
tutte le città italiane capoluogo di provincia). Altri, come l'Oklahoma City della 
classe Los-Angeles, sono armati di missili da crociera Tomahawk con 
testate nucleari W-80 da 200 kiloton, ma possono usare anche missili a 
testata non nucleare. Come specifica la marina statunitense in un 
comunicato ufficiale (Submarine Group Eight), i sottomarini della Sesta Flotta 
nel Mediterraneo hanno effettuato nel 1991 "attacchi contro l'Iraq con missili 
da crociera Tomahawk". Successivamente, gli stessi missili sono stati usati 
nel 1999 nella guerra contro la Jugoslavia.

Ora i sottomarini statunitensi si stanno preparando al secondo attacco 
all'Iraq: l'Oklahoma City e altri possono colpire, dal Mediterraneo orientale, la 
stessa Baghdad, avendo i loro missili da crociera un raggio d'azione di oltre 
1.100 km. L'incidente è avvenuto certamente nel corso di una di queste 
esercitazioni nel mondo sommerso dei preparativi di guerra.