Mandelli: "Tumori in eccesso fra i militari ma non sappiamo perche'"



Primi risultati della commissione Mandelli
"Dati non significativi, potrebbe essere un caso"
Uranio, tumori in eccesso
ma il nesso non è dimostrato



ROMA - La sindrome dei Balcani non può essere dimostrata. Almeno al momento. È questa la conclusione dei primi studi della commissione scientifica istituita dal ministero della Difesa sulla eventuale contaminazione da uranio impoverito dei militari italiani impegnati nelle missioni in Kosovo e Bosnia. Il numero di neoplasie maligne rilevate sui soldati è infatti "significativamente inferiore a quello atteso", ha spiegato Franco Mandelli, presidente della commissione. I dati delle analisi non sono stati però assolutamente univoci. Mandelli ha infatti precisato che fra i membri del contingente è stato riscontrato un eccesso di leucemie, definito "statisticamente non significativo". Troppo poco, quindi, per dire che i tumori sono stati provocati dall'uso di proiettili all'uranio impoverito durante le missioni. Ma pur sempre di eccesso si tratta. "Allo stato attuale tale risultato può essere dovuto al caso", ha tranquillizzato Mandelli. Senza però nascondere che la vicenda necessita di accertamenti ulteriori. "La valutazione dell'eventuale esposizione all'uranio impoverito nei nostri soldati che sono andati in Bosnia e Kosovo verrà comunque effettuata con analisi tuttora in corso, che richiederanno alcuni mesi di tempo", ha aggiunto Mandelli. I risultati della commissione sono basati infatti soprattutto su confronti statistici, fra l'incidenza di neoplasie maligne nella popolazione militare dei contingenti inviati nei Balcani e quella media documentata dai registri dei tumori italiani. Per quello che riguarda i dati scientifici, Mandelli si è invece limitato a citare studi internazionali. "Per quanto riguarda la letteratura scientifica internazionale - ha detto - una correlazione causale tra linfoma di Hodgkin e l'esposizione all'uranio allo stato attuale delle conoscenze non è stata mai dimostrata". Fra l'altro, ha aggiunto, anche le rilevazioni in Kosovo inducono a smorzare gli allarmismi. Il recente rapporto della missione Onu in Kosovo, ha spiegato il presidente della commissione, "conclude che non si è registrata una contaminazione significativa delle aree sottoposte a mitragliamento con dardi ad uranio impoverito, eccetto che nei punti di contaminazione dove sono stati rinvenuti i dardi. Questi punti non presentano comunque rischi significativi di contaminazione dell'aria, dell'acqua e delle piante. Non è stata riscontrata alcuna contaminazione di acqua, latte, edifici od oggetti".
(Repubblica on line 19 marzo 2001)