Cooperazione militare tra Italia e Russia



(dal manifesto 23/12/99)

Cecenia
E intanto la cooperazione militare tra Italia e Russia va a gonfie vele
Il parlamento italiano ratifica (leggi n. 398 e n. 397) l'accordo per 
l'assistenza e le forniture industriali 
(Luciano Bertozzi)

L' Italia ha ratificato, con le leggi n. 398 e n. 397 pubblicate 
recentemente nella Gazzetta Ufficiale, l'accordo di cooperazione 
militare con la Russia e quello relativo all'industria per la difesa di 
Mosca, entrambi firmati a Roma nel novembre 1996. 
La Camera dei Deputati ha approvato i provvedimenti proprio mentre 
erano in corso i bombardamenti con cui la Russia ha devastato la 
Cecenia, che hanno causato molte vittime e decine di migliaia di 
profughi. 
Gli accordi sono di notevole valenza politica, in quanto sono i primi 
del genere stipulati fra Paesi che al tempo della guerra fredda 
erano nemici. 
Ma cosa prevedono, sia pure in sintesi i predetti accordi? Il primo 
dispone la collaborazione militare mediante la partecipazione ad 
eventuali azioni congiunte per il mantenimento della pace (Onu, 
ecc.); lo scambio di visite di unita' navali ed aeree, di istituti di 
formazione, esercitazioni ed addestramenti navali congiunti; 
consultazioni ed incontri di lavoro fra i rispettivi quadri dirigenti. 
L'intesa riguarda anche il controllo degli armamenti. 
Il secondo accordo prevede il sostegno alle iniziative che 
promuovono la collaborazione nel campo della ricerca scientifica, la 
modernizzazione degli armamenti dei due Paesi. In tale contesto e' 
previsto lo sviluppo dell'aereo da addestramento Yak 130 da parte 
dell'italiana Aermacchi. In tal modo saranno aperti nuovi orizzonti 
alla nostra industria militare, visto che le si apriranno le porte dei 
paesi dell'ex Urss. Addirittura per lo Yak 130 sono state formulate 
stime secondo cui il suo mercato potenziale sarebbe di 400 velivoli 
nei primi 15 anni e di altri 200 nei successivi 15 anni. 
Inoltre la commercializzazione dei predetti aerei sara' 
presumibilmente demandata, per l'area gia' Unione Sovietica, alle 
societa' russe. Cosi' sara' ulteriormente vanificata ogni azione di 
controllo e limitazione delle esportazioni belliche italiane. 
Purtroppo il Parlamento non ha sospeso l'esame dei predetti 
disegni di legge e non ne ha subordinato l'approvazione alla 
condizione di porre termine al conflitto attualmente in corso nella 
regione caucasica. Ne' tantomeno e' stato introdotto il vincolo del 
rispetto dei diritti umani, che al Cremlino non hanno certamente la 
priorita' fra i problemi da affrontare. Infatti, oltre alle atrocita' del la 
guerra in Cecenia , secondo le denunce di Amnesty International 
"ci sono continue segnalazioni della pratica diffusa della tortura ai 
danni di detenuti - afferma il rapporto annuale 1998 
dell'Associazione - da parte di agenti delle forze dell'ordine 
pubblico. Le condizioni nei penitenziari e nei centri di detenzione 
cautelare hanno continuato a costituire un trattamento crudele, 
inumano e degradante. Il Procuratore Generale ha espresso 
preoccupazione per il grave sovraffollamento e ha rivelato che nel 
1996 circa 2.000 persone sono morte in carcere di tubercolosi, un 
tasso di mortalita' di dieci volte superiore a quello riscontrato nella 
popolazione in generale per la stessa causa". Inoltre Amnesty 
registra quasi 900 persone nel braccio della morte e denuncia che 
ai rifugiati non viene garantita una protezione adeguata. 
D'altra parte non c'e' da stupirsi, non e' la prima volta che il nostro 
parlamento ratifica accordi di cooperazione militare con paesi 
considerati "a rischio" dalle organizzazioni che si battono per le 
liberta' fondamentali senza porre alcuna condizione. Con la legge 
48 del 1998 e' stato approvato quello relativo all'Arabia Saudita, nel 
1996 quello con l'Argentina, proprio con quelle Forze armate 
responsabili di inenarrabili atrocita'. 
Di fronte alle innumerevoli stragi in Cecenia e' necessario che 
governo e parlamento tentino di recuperare il tempo perduto, 
affrontando le gravissime responsabilita' della Russia, ad esempio 
congelando ogni forma di aiuto militare a Mosca.