le armi leggere e la legge 185/90



>From: "achille lodovisi" <achille56 at iol.it>
>
>A proposito della relazione annuale sulla legge 185/90 concernente alle
>esportazioni, importazioni e transito di materiali d'armamento.
>
>Conosco benissimo i due ricercatori in questione ed è dal lontano 1990 che
>mi occupo della relazione annualmente presentata. Orbene, ad onor del vero,
>sono molte le relazioni, tra quelle presentate al Parlamento nel periodo
>1990-98, che presentano errori contabili, magari successivamente corretti
>anche ufficialmente. Tuttavia la questione fondamentale non è quella degli
>errori contabili; cari amici dei movimenti pacifisti in tutti questi anni i
>vari esecutivi che si sono alternati alla guida del paese - nessuno
>escluso - hanno di fatto ignorato, fatto finta di ignorare o agevolato ciò
>che avveniva nel corso dell'iter applicativo della legge. Mediante una serie
>di circolari emanate da diversi organismi ministeriali o interministeriali
>il disposto della norma è stato aggirato. Non voglio tediarvi con
>riferimenti di tipo burocratico e legale vi basti sapere, ad esempio, che
>uno dei risultati dell'operazione di 'svuotamento' della legge è stato
>quello di escludere di fatto le piccole armi dal regime di autorizzazione
>alle esportazioni e quindi dal controllo politico del Parlamento. In Italia
>hanno sede industrie tra le più importanti a livello europeo e mondiale nel
>settore della produzione di pistole, pistole mitragliatrici, fucili,
>munizioni di piccolo calibro etc; tutte armi con le quali si combattono oggi
>gran parte dei conflitti interni agli stati. Prossimamente si sta preparando
>la 'liberalizzazione' delle transazioni per quel che concerne i programmi di
>coproduzione dei sistemi d'arma, una fetta davvero consistente delle
>produzione e del commercio d'armamenti dell'Italia. Del resto, a parte pochi
>lodevoli casi, i nostri parlamentari - primi destinatari delle relazioni
>presentate dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri - non si sono certo
>molto preoccupati di verificare concretamente e criticamente il contenuto
>delle relazioni. Poco è stato detto, o chiesto al governo, anche per quel
>che riguarda le esportazioni di materiali militari e le prestazioni di
>servizi da parte del Ministero della Difesa a quei paesi nei quali sono in
>corso conflitti di vario genere o dove si violano sistematicamente i diritti
>umani. Si parla giustamente di Cina e Turchia ma nella lunga lista dobbiamo
>inserire anche l'Algeria, il Congo, l'Eritrea, l'Indonesia, il Pakistan,
>l'India, il Perù e l'Ecuador ecc. Non solo: a partire dal 1990
>progressivamente, di anno in anno, la relazione ha presentato le
>informazioni sulle transazioni in maniera sempre più inintelliggibile o, per
>meglio dire, con una serie di presentazioni sinottiche che di fatto non
>consentono di individuare - per ciascuna autorizzazione all'esportazione
>rilasciata - la società esportatrice ed il paese di destinazione. Tutti i
>dati vengono resi pubblici in forma aggregata. Voi tutti capite come sia
>importante sapere, per ciascun paese, quali siano le tipologie di armi
>italiane esportate. Non posso fare a meno di rammaricarmi per la poca
>attenzione che il movimento pacifista ha riservato in questi anni
>all'applicazione concreta della legge, una delle più avanzate a livello
>europeo, voluta proprio dai movimenti per la pace. Ovviamente la lobby delle
>industrie a produzione militare non è stata con le mani in mano mentre noi
>un poco si 'dormiva'. Sarebbe giunto quindi il momento di costruire un
>movimento d'opinione vasto e diffuso capillarmente, capace di esercitare
>quel controllo e quella verifica autenticamente democratica che i nostri
>'distratti' parlementari non sono riusciti a garantire in questi anni.
>Perchè non chiedere sistematicamente conto, nei collegi elettorali, nelle
>sedi di partito di quanto non è stato fatto e di quello che si dovrebbe
>fare? Perchè non difendere concretamente un principio sacrostanto: le
>esportazioni di armamenti e di servizi di tipo militare non rappresentano un
>argomento 'tabù', di esclusiva competenza dei servizi d'informazione, dei
>vertici politici, militari ed istituzionali, bensì un aspetto molto
>importante e delicato della politica estera del paese. Ogni cittadino ha il
>diritto di essere informato sulle scelte di politica estera operate dai
>governi e dai loro funzionari. Ciò sarebbe oltremodo necessario visto che da
>più parti, incluso l'esecutivo, si sta parlando di rivedere la legge.
>
>un abbraccio
>achille lodovisi



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Alessandro Marescotti
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