[WWW][MAN] Armi alla Turchia: Commercio iniquo e non solidale



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17 Luglio 1999     


ARMI ALLA TURCHIA
Commercio iniquo e non solidale 
- DINO FRISULLO - 


Il governo turco aveva chiesto di arrestarli. Invece i protagonisti
dell'occupazione del ministero del Commercio estero sono tornati sul "luogo
del delitto", invitati dal sottosegretario Paolo Cabras.

Avevano con se' la mozione che impegna il governo a controllare piu`
rigorosamente l'export bellico "anche in relazione agli orientamenti del
governo turco". Frase ambigua. Da intendersi rispetto al solo Ocalan, o alla
guerra contro i kurdi? Perche' il conflitto, finalmente cosi` definito dal
governo, continua, e le violazioni dei diritti umani pure, come attestano
Onu, Consiglio d'Europa e Corte di Strasburgo.

Dunque sarebbe d'obbligo, ha detto la delegazione, bloccare tutto: ricambi,
tecnologie, assistenza tecnica, "prestazioni di servizi della Difesa" (5
miliardi dal '91 al '97), materiali "dual use" civile-militare (dieci
miliardi dal '94 al '97). E i grandi sistemi d'arma, dei quali la Turchia e`
terzo acquirente mondiale, e per i quali spendera` da qui al 2020 ben 150
miliardi di dollari.

Per il sottosegretario Cabras "il governo turco sa che sarebbe suicida
l'esecuzione di Ocalan". Cabras ha confermato la sospensione "sine die"
della copertura Sace per la partecipazione Impregilo alla mega-diga di Ilisu
e s'e` detto disposto a inviare laggiu` una delegazione. Quanto alle armi,
non e` andato oltre l'impegno - gia` assunto dalla sua collega Toia - di
fornire dati piu` trasparenti, e di trasmettere al governo la richiesta
corale di blocco del flusso di morte.

Cabras s'e` stupito del divario fra le stime ufficiali di 80 miliardi l'anno
(che fanno della Turchia il nono acquirente d'armi italiane) e la stima
turca di 250-300 miliardi annui. Dipendera` dalle triangolazioni Nato - di
cui e` maestra la Page Europa - e dall'esclusione di pistole e munizioni
(otto miliardi nel '96-97: l'Europa Metalli di Firenze), armi non
automatiche, merci "dual use", ricambi. Ma anche dalle carte false dei
mercanti d'armi.

La Turchia rimane acquirente vorace, anche se l'Archivio disarmo registra un
dimezzamento nell'ultimo triennio. Non perche' disarmi: perche' produce in
proprio. Anche grazie ai brevetti rastrellati in Italia con operazioni come
l'acquisto-dismissione della Bernardelli e della Piaggio.

I suoi acquisti nell'ultimo ventennio sono tipici di un'armata coloniale.
Piu` di meta` dei sistemi d'arma aerei (di cui l'Italia e` il quarto
fornitore) sono elicotteri. Gli acquisti di sistemi d'arma terrestri sono
per l'85% carrarmati e veicoli corazzati, inclusi duecento M-113 ceduti
dall'Esercito italiano.

Sono proprio questi gli armamenti, usati contro i civili secondo Human
Rights Watch, che l'Italia vuol continuare a vendere. Infatti l'ufficiale
Rid (Rivista italiana della Difesa) sponsorizza la Mostra internazionale
Idef Turchia '99, promossa a fine settembre ad Ankara dalle Forze armate
turche e dalle Turkish Airlines.

Scommettiamo su chi si fiondera` ad Ankara? I presi`di degli stabilimenti
Agusta di Varese, Frosinone e Ascoli e l'occupazione di quello di Benevento
hanno portato alla luce l'affare Agusta. I cinque elicotteri per la Marina
turca cancellati per ritorsione anti-italiana sono quasi pronti a Varese,
camuffati da velivoli civili. Ma l'azienda di Stato ha aggiunto alla corsa
per 145 elicotteri d'attacco quella per fornire alla Turchia duecento
elicotteri da trasporto truppe: l'NH-90, coprodotto con Eurocopter. E Melara
e Fiat concorrono ancora per duemila fra carri e blindati. Armi per il
genocidio, armi di ricatto. Che sia per questo che Ocalan non puo` avere asilo? 


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