[Diritti] La messa è finita ma voi non ve ne andrete in pace (prima bozza)



La messa è finita ma voi non ve ne andrete in pace
Domenica 21 di gennaio il Presidente Joseph Kabila che aveva rifiutato
di rassegnare le sue dimissioni quando il suo mandato si era concluso
in novembre 2016, da lontano (sembra fosse a Lumumbashi) con i suoi
ordini senza scrupoli da dittatore incallito e sanguinario ha
scatenato contro i manifestanti pacifici delle Chiese Cattolica ed
Evangelica che esibivano rosari e crocifissi all'uscita dalle chiese
le sue forze di sicurezza ma anche l'esercito Congolese che ha
ammazzato a colpi d'arma da fuoco veri (non solo gas lacrimogeni!)
almeno 6 persone
Perché l'esercito Congolese ha aperto il fuoco compiendo l'ennesima
strage di cristiani, sull'eco delle stragi di dicembre 1997 e del 19
dicembre 1996? L'ha fatto senza usare solo lacrimogeni ma anche
pallottole vere nell'intento di disperdere la protesta che la Chiesa
Cattolica insieme ad altre Chiese del Consiglio Ecumenico delle Chiese
aveva organizzato, promuovendo metodi non violenti
L'atto di aprire il fuoco su dei manifestanti pacifici, non armati
salvo che di rosari e crocifissi, ha provocato la condanna
internationale del regime Kabila. Durante le proteste secondo l'ONU
almeno 57 feriti molti dei quali gravi. Ma come sempre le cifre
ufficiali sono molto più basse!
“Io sto marciando oggi per una semplice ragione: Io voglio che i miei
figli crescano in una nazione che rispetta i diritti umani,” dichiara
Pascal Kabeya, dimostrante, commerciante 40enne che prega in una
chiesa in un suburbio di Kinshasa dove hanno marciato qualche
centinaia di fedeli.
“Kabila ha concluso il suo secondo mandato egli deve dimettersi adesso
e subito, per dare chance a qualqu'un altro di assumere il potere” è
il grido comune dei cristiani congolesi di tutte le confessioni
religiose, livello scolastico, situazione sociale (ma il 70% della
popolazione vive sotto la soglia di povertà). E' il grido del mio
infermiere Ibanda, della mia sentinella Jéremie, del parroco di Kimbau
e di quello di Manzasay. Del Pastore di Moanza e di quello di Kindi.
“Kabila dégage!” togliti di torni, puzzi!
La Chiesa Cattolica in modo crescente sta divenendo la lampada accesa,
il punto focale per guidare l'opposizione contro Kabila. Questo mentre
la supposta opposizione politica permane debole e frammentata,
soprattutto dopo la morte del leader storico, Etienne Tshisekedi
La tensione fra il governo e l'attualmente più potente istituzione di
opposizione al regime Kabila sta crescendo di giorno in giorno. La
violenza della domenica 21 non era che un eco del purtroppo simile
bagno di sangue della scorsa notte di Capodanno, quando le forze
armate Congolesi hanno ammazzato almeno sette persone nella capitale
durante una protesta organizzata dalla Chiesa Cattolica.
E' anche un eco di un massacro più lontano nel tempo, quello del 16
febbraio 1992: allora il dittatore era Mobutu, più anziano, ma ancora
sanguinario, e anche allora il massacro si diresse contro una marcia
non violenta, quasi una processione, moltissimi i preti e i religiosi
con crocefissi, rosari “C'eravamo anche noi” mi ha raccontato la suor
Luisa-Mattea delle Giuseppine di Cuneo, che conobbi quando . Io non
c'ero, ero in Italia a curarmi dopo l'incidente










“Noi useremo la forza” Con questa dichiarazione bellica il commissario
di polizia per la città di Kinshasa, il General Sylvano Kasongo
Kitenge, aveva messo in guardia alla veglia che la protesta era
vietata e che “nessun tentativo di perturbare l'ordine pubblico sarà
tollerato ovunque a Kinshasa.”  circondato dalle forze armate e la
polizia, il generale e i suoi accoliti si sono riversati in strada
verso Notre Dame dove era stata convocata la processione di protesta.
“La messa è finita, il prete deve andarsene a casa e chiunque deve
tornare a casa sua. Se voi rifiutate, noi useremo la forza e spareremo
gas lacrimogeni, siamo stati abbastanza chiari?” egli ha dichiarato La
gerarchia della Chiesa Cattolica Congolese nella persona dell'anziano
e sempre combattivo Cardinale Mosengwo e dello stesso Papa Francesco
hanno in seguito apertamente condannato il governo Kabila per questa
repressione durissima su dei dimostranti pro-democrazia, presentando
il suo Paese come trasformato in una immensa prigione.
“Siamo stati dispersi non solo dai gas lacrimogeni, ma anche da
granate e veri proiettili, abbiamo di nuovo visto morti, feriti, preti
che venivano arrestati e la violazione della proprietà privata” è la
voce del Cardinale Laurent Monsengwo che l'ha dichiarato il successivo
martedi alla radio della Chiesa Cattolica della capitale Kinshasa,
radio Elykia (Verità) “E' stato impedito ai cristiani di venire in
chiesa a pregare. Chi ha egualmente osato andare in chiesa, gli è
stato impedito comunque di farlo perchè sequestrato dalla polizia e
dai militari i quali erano armati come se fossero stati su un campo di
battaglia” ha dichiarato il Cardinale.
“Come potete aver sparato e ammazzato uomini, donne, bambini, giovani
e anziani che stavano solo cantando inni religiosi, esibendo bibbie,
rosari e crocifissi? Stiamo dunque vivendo in una prigione a cielo
scoperto?” “Che i mediocri si tolgano di torno” (Que les mediocres
dégagent) è stata la conclusione del Cardinale, rimbombata ovunque nel
Paese appena sms e internet sono stati ripristinati
Infatti il governo aveva dichiarato che Internet e SMS sarebbero stati
sospesi a partire da sabato notte e che sarebbero stati lanciati gas
lacrimogeni all'uscita dalle chiese in Kinshasa, Goma, Kisangani,
Lubumbashi e Bukavu,
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Ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili
ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote