[Diritti] Torino. Presidio contro le frontiere e le deportazioni



Torino. Presidio contro le frontiere e le deportazioni

Sabato 18 giugno ore 10,30
Al Balon, via Andreis angolo via Borgodora
presidio contro le frontiere e le deportazioni

Guerra ai migranti e buoni affari

L’Italia è in guerra da 25 anni. Milioni di uomini, donne e bambini, sono
morti sotto le bombe, sono stati feriti, imprigionati, torturati. Case,
ospedali, strade e scuole sono state distrutte in Iraq, Afganistan,
Serbia, Kosovo, Libia.
Dopo tante guerre in nome dell'umanità e della giustizia, la guerra è
arrivata anche in Europa: da Londra a Madrid, da Parigi a Bruxelles,
sempre più lunga è la serie delle stragi jihadiste.
La convinzione che la guerra fosse altrove si sta frantumando. Ma tenace
resta l’illusione che sia possibile ricacciarla indietro. Come? Allargando
ancora di più l’altro fronte, quello della guerra ai poveri, ai profughi.
L’Europa ha chiuso le frontiere, cacciato gli immigrati, sigillato i
quartieri poveri, militarizzato le città, piazzato telecamere ovunque.
Le nostre scarne libertà vengono frantumate pezzo a pezzo senza che la
maggior parte della gente reagisca. La paura è un’arma potente. Chi
governa ne profitta per prendersi più potere, per proclamare lo stato di
eccezione permanente, per mettere sotto controllo ogni forma di insorgenza
sociale.
Quando il nemico è disposto a morire pur di uccidere, prima o poi colpisce
di nuovo. Il terrore è un obiettivo facile da raggiungere.
Il jihadista diventa il nemico assoluto, la cui ferocia non è paragonabile
a nessun altra. Ogni orrore sia compiuto per combatterlo e sconfiggerlo
diventa così giustificato, in barba ad ogni solenne dichiarazione sui
diritti umani.
Il nemico stesso, per fare proseliti, esibisce un vasto campionario di
orrori, che altrove è nascosto e negato. La democrazia invece preferisce
celare i propri orrori o li descrive come eccezioni necessarie. Cambia lo
stile, non la sostanza.

Con modi che rinverdiscono la narrazione coloniale, i nostri governanti
giustificano la guerra, sia come strumento preventivo di azioni
terroriste, sia come dovere di soccorso a popolazioni “costitutivamente”
incapaci di uscire dallo stato di minorità culturale.
La nozione di guerra umanitaria si modifica ed amplia. La gestione delle
emergenze umanitarie provocate dalle guerre cui partecipano le forze
armate tricolori è anche un grande e lucroso business, nonché uno
straordinario laboratorio di controllo dei milioni di persone che crisi,
guerre e desiderio di vita nuova spingono a mettersi in viaggio.

Gli specialisti dell'umanitario seguono e spesso accompagnano le truppe in
missione all'estero. Non sono (solo) il volto buono da mostrare
all'opinione pubblica, ma fanno parte integrante del dispositivo bellico:
la guerra con tutti i mezzi necessari.
Sul fronte della guerra non dichiarata ma sanguinosissima contro chi si
incammina verso l'Europa gli strumenti di controllo e repressione sono
stati affinati nel tempo dall'esperienza e dalla capacità di mettere in
campo le competenze di quel terzo settore che si è fatto le ossa su
carceri, CIE, comunità per tossicodipendenti e persone finite nella rete
della psichiatria.
L'Italia ha una lunga esperienza bipartisan, con una fitta rete di
cooperative, associazioni, enti che si spartiscono la lucrosa torta
dell'accoglienza, della deportazione, del controllo dei migranti e
profughi di guerra.
A Settimo Torinese, il centro Fenoglio, baracche del vecchio cantiere
dell’alta velocità e tende, ospita richiedenti asilo, sbarcati in Sicilia,
ed è un lucroso affare per la Croce Rossa.
Gli immigrati rastrellati e deportati da Ventimiglia sono in buona parte
finiti al CARA di Mineo, un buon affare per l’immobiliarista Pizzarotti.
La narrazione di questi dispositivi resta sempre sul filo del rasoio, in
bilico tra il declivio emozionale dei bimbi annegati e delle mamme
incinta, e quello rabbioso della paura.
I giornali pubblicano la foto del neonato affogato, pur sapendo che è
vittima delle nostre frontiere chiuse, spremendo commozioni di carta nello
spazio di un mattino. Relegata nelle pagine interne la narrazione di
rastrellamenti, deportazioni di migranti, fogli di via per chi lotta
contro le frontiere.
Nonostante il diverso tono emotivo, la gestione disciplinare e i buoni
affari per gli operatori del settore sono sempre gli stessi.
La compagnia aerea di Poste Italiane, la Mistral Air, non trasporta
lettere ma deporta i rifugiati e migranti, le società di pullman siciliane
non caricano turisti ma uomini, donne e bambini rastrellati nel
Mediterraneo dalla Marina Militare italiana e dalle altre imbarcazioni del
programma Eunavfor o di Frontex, per trasferirli nelle strutture di ogni
genere in cui sono parcheggiate le persone in viaggio, intrappolate in una
ragnatela di burocrazia e polizia, difficile da districare. Soccorritori e
carcerieri sono le due mani di una stessa macchina, spesso sono gli stessi
in entrambi i ruoli. Molte volte le strutture di accoglienza e gli
operatori che ci lavorano diventano le camere di compensazione dove
provare a sopire con una coperta ed un piatto di minestra la spinta a
continuare la strada scelta e percorsa tra mille rischi e difficoltà.
I militari italiani assumono vesti di operatori umanitari, gli operatori
umanitari, svolgono spesso funzioni di polizia. Non per caso sulle
frontiere chiuse, come nelle zone di guerra dove operano le forze armate
tricolori, non c'è spazio per i volontari non allineati, i sovversivi, chi
si batte per la libera circolazione e contro guerre e militarismo.

Smontare il dispositivo disciplinare affinato in questi anni di guerra non
è facile. Ma urgente. Chi un giorno proverà a scrivere la storia di questi
anni, si potrebbe domandare, perché migliaia e migliaia di persone
morivano o perdevano la libertà, nel silenzio di tanta gente perbene.

Per approfondimenti:
Sangue soldi retorica e buoni affari

Le deportazioni ai tempi di Renzi e Alfano

Zitto e mangia la minestra, contributo sul ruolo dei volontari lungo le
frontiere tra Grecia e Macedonia, tra Grecia e Turchia. Lo trovate qui

www.anarresinfo.noblogs.org