[Diritti] 70 anni dell'insurrezione di Torino. Contestati il PD e la Lega



La fiaccolata indetta dal comune di Torino per il 25 aprile, quest’anno
sono 70 anni dall’insurrezione della città, è da tanto tempo un
appuntamento rituale, ingessato, una vetrina per il PD ed i suoi alleati.
Lo scorso anno ci pensarono i No Tav a rendere l’aria più frizzante.
Quest’anno è stata la volta degli anarchici: davanti al fronte
istituzionale che sfilava in testa al corteo è apparso uno striscione con
la scritta “Ma quale liberazione! Antirazzisti in galera, migranti in
fondo al mare”.
Dopo un breve tafferuglio con la Digos, che ha tentato invano di portare
via lo striscione, lo abbiamo aperto a lato del corteo che sfilava,
volantinando. All’arrivo dello spezzone del PD ci siamo posti di fronte a
loro, bloccando il passaggio. Dopo un breve fronteggiamento i Dem hanno
deciso di deviare per aggirare il blocco.
Sui giornali, il senatore Stefano Esposito, chiede ai sindacati di stato
di proteggere il PD, facendolo sfilare in posizione “coperta”, lontano
dalle vivaci contestazioni degli ultimi anni.
Il Partito Democratico sta realizzando il programma mai riuscito sino in
fondo al centro destra. Job act e buona scuola, Tav e Expo, Afganistan e
Libia sono lo specchio dell’Italia ai tempi di Matteo Renzi tra
asservimento del lavoro, devastazione del territorio, militarizzazione e
guerra.

Aggiornamento al 24 aprile.
Il quotidiano La Stampa riporta la notizia di scritte sulla sede della
Lega e del PD in Barriera di Milano. Ci sono anche un paio di foto. Il
commento di Numa è "si sospetta la matrice anarchica"
Su Indymedia Piemonte è comparso un comunicato.
Su Indymedia Svizzera è comparso lo stesso comunicato corredato da qualche
foto, che vi riportiamo sotto:
“Salvini, Fassino e Renzi appesi a testa in giù davanti alla Lega,
all'Anpi e alla sede del PD

La scorsa notte di fronte alla sede della Lega Nord, in via Poggio, un
sacco nero con la faccia del segretario della Lega è stato appeso a testa
in giù ad un lampione. Sul muro la scritta “Lega = Fascismo” a “piazzale
Loreto c'è ancora posto”.
Poco distante al cancello della sede ANPI di via Poggio ha fatto la sua
comparsa a testa in giù la sagoma agile del sindaco di Torino, Piero
Fassino.
Di fronte alla sede del PD in via Banfo è stato appeso a testa in giù
Matteo Renzi. Sulla serranda la scritta “PD = Fascismo”.
Tutti e tre avevano un cartello con la scritta “Ieri ebrei e rom, oggi
immigrati e rom. Ieri leggi razziali, oggi leggi razziste”.

Alla vigilia del 25 aprile un'azione simbolica nelle strade di Barriera di
Milano, dove in ogni angolo ci sono le lapidi dei partigiani che
combatterono e morirono per cacciare fascisti e nazisti e costruire una
società di liberi ed eguali.
Nei giorni dell'insurrezione di Torino, a poche centinaia di metri da via
Banfo – anche lui un partigiano – si combatteva metro per metro per
impedire ai nazisti e ai fascisti di far saltare le fabbriche, dove
lavoravano e sabotavano la produzione tanti operai. Uno tra tutti Ilio
Baroni, operaio alle Ferriere, anarchico, che morì con il mitra in mano
dietro la spalletta di un ponte, all'angolo tra corso Giulio Cesare e
Corso Novara,.
Lui e gli altri non si giocarono la vita per riconsegnare le Ferriere e la
Grandi Motori ai padroni di sempre, amici dei governanti di ogni epoca.
I partigiani di Barriera di Milano lottavano per fare la rivoluzione, per
tenersi le fabbriche e cacciare i padroni.
Oggi le strade di Barriera sono percorse da militari, poliziotti e
carabinieri, perché chi governa teme la guerra sociale.
Matteo Salvini è l'emblema del nuovo fascismo, Piero Fassino è sindaco
della città capitale per sfratti e repressione, Matteo Renzi ha messo in
atto una macelleria sociale senza precedenti.
Il fascismo ha tanti volti, ma la lingua è la stessa. In questo paese,
precarietà, morti sul lavoro, morti sulle frontiere, guerra sono diventati
normali. Tanto normali che a 70 anni da quell'aprile i responsabili
sfilano in testa ai cortei.
La Resistenza non è finita il 25 aprile 1945. Continua, ogni giorno. A
Torino e in ogni dove.

Buon 25 aprile a chi lotta, a chi resiste, a chi porta nel cuore e nelle
mani un mondo nuovo.

Senza servi, niente padroni”

Prossimi appuntamenti:

Sabato 25 aprile – ore 15 – ricordo, fiori e bicchierata resistente alla
lapide del partigiano anarchico Ilio Baroni.

Venerdì primo maggio – spezzone rosso nero – al corteo – ore 8,30 - da
piazza Vittorio a Torino.

Nel pomeriggio corteo No Expo a Milano nello spezzone anarchico da piazza
XXIV maggio.
Di seguito il volantino della Federazione Anarchica Torinese distribuito
ieri durante le contestazioni al PD e al governo della città durante la
fiaccolata.

Ma quale liberazione!
A 70 anni dalla lotta partigiana il Comune di Torino apre la fiaccolata
del 25 aprile il motto “Liberi, tutti”.
Una beffa ed un insulto. Una beffa ed un insulto per chi, in quegli anni
terribili, scelse di giocarsi la vita per un'idea di libertà e giustizia
sociale ben lontane dal presente che siamo forzati a vivere.
Gli operai delle fabbriche torinesi che scioperarono nel marzo 1943,
pagando con la vita e la deportazione, non volevano per i loro pronipoti,
un futuro di sfruttamento selvaggio, disoccupazione, precarietà.
I volontari delle Sap non protessero gli stabilimenti per riconsegnarli ai
padroni. A decine morirono combattendo strada per strada per impedire ai
fascisti e ai nazisti in ritirata di farli saltare. Il loro sogno lo
stringevano tra le mani: le fabbriche, come nel 1920, erano di chi ci
lavorava. L'insurrezione della Torino delle periferie operaie era
un'insurrezione contro la dittatura e l'occupazione militare, per farla
finita con i padroni e chi li serviva.
Oggi in questa città, capitale degli sfratti e della disoccupazione, si
vive come sotto il fascismo, ma ci dicono che siamo liberi. Tutti.
Chi non ci sta, chi lotta con un sogno tra le mani, finisce nel mirino
della magistratura.
Sono i No Tav che lottano contro lo spreco della risorse e la devastazione
del territorio, sono gli antirazzisti che si battono contro deportazioni,
sfruttamento, galere per migranti, sono gli uomini e le donne che non si
rassegnano alla strada e si prendono le case vuote per viverci, sono
quelli che si battono contro i militari per le strade, le retate dei senza
documenti.
Il fascismo promulgò leggi razziali, che ebbero conseguenze terribili per
gli uomini e le donne che ne furono vittime: niente scuola, niente
diritti, niente lavoro nelle strutture pubbliche e, infine, deportazioni,
torture, sterminio.
In questa città – oggi - immigrati rumeni rom sono trattati come
inferiori, incapaci di vivere in una casa, da educare o deportare. E' la
politica del comune di Torino. Ha diviso cinque milioni di euro destinati
“all'emergenza rom” tra una cordata di associazioni, che hanno piazzato in
strutture di social housing temporaneo, i 250 che hanno firmato un patto
di emersione. Emersione da cosa? Emersione dal campo, dalla povertà come
stigma e non come condizione obbligata per chi non trova lavoro perché
colpito dal pregiudizio razziale.
Per gli altri, retate, fogli di via, deportazione in Romania, sgombero e
distruzione delle baracche. Pochi sanno che tra i partigiani che
combatterono e morirono nella lotta partigiana c'erano anche quelli che
tanta gente chiama con spregio zingari.
Questo mese il tribunale di Torino ha condannato a galera e multe gli
antirazzisti che sei anni fa contestarono l'assessore Curti, dopo lo
sgombero di una casa occupata da rom. A luglio verrà pronunciata la
sentenza contro l'assemblea antirazzista: il PM ha chiesto 80 anni di
reclusione.
Oggi l'Italia democratica ha promulgato leggi razziste, che condannano
uomini e donne alla clandestinità, allo sfruttamento selvaggio, alla morte
in mare.
Nel nostro paese, per entrare legalmente serve un contratto di lavoro già
firmato nel paese d'origine. Tutti quelli che entrano non hanno contratto
e sono quindi illegali. Sono le frontiere chiuse dell'Europa che li
rendono tali. Il traffico di carne umana è l'effetto delle leggi razziste,
non la causa.
Nell'ultima settimana ne sono morti 900. Tutti insieme. Inghiottiti dal mare.
Li hanno uccisi i governi degli ultimi vent'anni, i governi dell'Italia
democratica, nata dalla Resistenza, i governi che ripudiano le leggi
razziali di Mussolini. I razzisti della Lega Nord e i nuovi fascisti
plaudono, i Democratici mostrano cordoglio e indignazione, perché gli
“italiani brava gente” non vogliono vedere bambini morti, bare lungo le
banchine dei porti.
Però la ricetta di Matteo Renzi è identica a quella di Matteo Salvini.
Il leghista vuole il blocco navale, il democratico vuole bombardare le
navi degli scafisti.
Entrambi vogliono fermare le partenze.
Chi non parte, non muore in mare, non arriva in Italia, non intasa i
centri, non pretende assistenza. Non esiste. Come non esistono le guerre,
la desertificazione, lo sfruttamento delle risorse, il neocolonialismo.
Non esistono le leggi razziste che impediscono a profughi e migranti di
approdare in Italia usando normali traghetti ed aerei.
Che muoiano a casa loro.
Matteo Salvini lo predica, Matteo Renzi è determinato a renderlo possibile.
L'uno fa l'agnello, l'altro il lupo.
Secondo voi, chi è il più feroce?

Il fascismo non è finito il 25 aprile del 1945. E' tempo che una nuova
insurrezione apra la via al mondo giusto e libero che i partigiani di
allora non videro mai. Lo dobbiamo alla loro memoria, lo dobbiamo al
futuro dei nostri figli e nipoti.
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